Avessi modo di buttare giù delle chart, le ultime top appetibilità avrebbero in testa materiale dell'editoriale cosmo, con Gli Sterminatori e Beta.
Breve storia dell'odio verso i cosmonauti
E' sempre una gran rottura parlare della Editoriale Cosmo, in pratica recensire una pubblicazione cosmo, è un silenzioso richiamo che ti sottopone alle attenzioni di tutti quei megalomani puristi della domenica, che inveiscono contro la bonellizzazione del fumetto; hater addomesticati sui social e sui forum che per quanto tu tenti di spiegare i motivi per cui la Cosmo non è assolutamente l'anticristo, non ti ascoltano, continuano a sbraitare di desaturazione coatta delle tavole, riduzione violenta dei disegni, con tanto di bava alla bocca come i cani rabidi, senza alcuna possibilità di replica, al punto che alla fine la risposta più idonea e sensata da dare è "ma fa un pò come 'zzo te pare e vattene a quel paese."
Probabilmente è per zittire certe critiche sterili che nacque la linea "Color" ma pensate che l'iniziativa abbia messo al riparo l'editore emiliano dalle solite feroci critiche?
Macchè, poveracci non solo hanno cominciato a pubblicare a colori, ma in sfregio all' avarizia, hanno fatto tutto in un formato più grosso del classico comic book, ma nulla il pecorone a comando italiano una volta che è partito per la tangente, non sente ragioni, da li a poco è arrivato un nuovo tormentone "La costina scricchiola!". Juan Solo per esempio, ma anche il primo tomo di Fabian Gray
Alla fine, i cosmonauti hanno ancora una volta diversificato il catalogo, cambiando tipografia, eliminando il "fastidioso" scricchiolio delle costine, sono tornati a bonellizzare, lasciando il colore, e lavorando sul numero delle pagine per prezzare le pubblicazioni, insomma di sforzi per piacere a destra e a manca ne sono stati fatti, ma il pecorone a comando ormai con cosmo ha chiuso i ponti, per il pecorone medio, alla Cosmo o sono degli incompetenti, o dei semplici stampatori di materiale estero, ben poco conta che adesso producano persino una serie nuova, per quanto ahimè bruttina possa essere.
Per gli hater più agguerriti sono dei ladri, con dei prezzi troppo cari per il materiale proposto, Un esempio? Flash Gordon: Una rapina legalizzata.
Inutile far notare il coraggio di editare con tiratura da edicola opere d'arte come L'incal o Bouncer, per esempio, indubbiamente materiale ostico per il lettore medio italiano abituato a vedere rivoluzionario una pensione ed un cellulare, opere che ben altri accreditati editori, in passato si sono guardati bene dal far uscire in edicola, puntando sul solito bacino di 30enne a salire,compulsivo animale da fumetteria.
Il catalogo Cosmo? Puff, materiale scadente.
D'altronde chi si sognerebbe mai di definire capolavori, robaccia come Black Crows, Lo Sparviero, Durango, Snowpiercer o Winterworld?
Giusto un tristone intellettuale col braccino corto par mio.
Davvero, non c'è verso.
La cosa più esilarante è che questi puristi che si lamentano delle tavole ridotte (con allegata riduzione dei costi) sono gli stessi che si scapicollano in fumetteria a comprare senza battere ciglio altrettante pubblicazioni ridotte come Saga della Bao, contenti di pagarle un rene e mezzo lobo epatico, tanto il fegato si rigenera.
Questi hater sono gli stessi intellettuali che ignorano per esempio la sottile differenza tra lo stampare ad alte tirature in Italia, su carta certificata PFC, piuttosto che stampare "altrettanto male", (riducenddo il formato), con una tiratura da fumetteria ed un prezzo esoso, affidandosi a tipografie cinesi, è il caso eclatante della Bao, per quel che concerne alcuni volumi della Lega degli straordinari gentlemen, e chissà cos'altro. Li seguo poco o niente i milanesi col cane sul logo.
La cosa che ormai diverte di questi puristi è che in sostanza ridurre e desaturare e pagare meno è un reato perseguibile dalla legge, ingrandire, colorare, cartonare e rapinare, è un omaggio alla nona arte.
Con Beta è stata la stessa cosa, brossurato formato bonellide di ben 224 pagine in bianco e nero, è diventato sulla bocca dei soliti: troppo caro (6,90€) e scomodo da leggere, peccato che la precedente edizione di Beta (coff...coff...coff...BAO) venisse il doppio per il prezzo, e fosse più piccola (spero almeno stampata in Italia).
Lasciando perderere gli hater - mai compreso il meccanismo infatuante che ti trasforma da lettore di fumetti a sostenitore amante di questa o quella casa editrice - dedichiamoci per il resto del pezzo a questo BETA di Vanzella e Genovese, lettura caldamente raccomandata, quale che sia la vostra indole di consumatore, cicala (Bao) o formica (Cosmo).
Io da buona formica lo leggerò in questa pessima edizione, pagandolo più o meno la metà di quanto lo avrei pagato se fossi inciampato nell'edizione Bao.
224 pagine divorate letteralmente e non solo per il nostalgico motivo che BETA è un chiaro omaggio all'opera di Go Nagai, il creatore di Mazinga Z , Grande Mazinga, Goldrake e Getter Robot. Quell'aspetto del fumetto va bene come strillone per attirare le attenzioni dei lettori, in realtà in Beta il citazionismo al fumetto nipponico è solo una parte della godibilità.
In Beta i Robot giganti non sono creati per tenere testa agli invasori alieni o altro, la sceneggiatura di Luca Vanzella relega i giganti meccanici al ruolo di arma finale, nel mondo di Beta, i robot sono le armi di distruzione di massa, l'escalation tecno-bellica di una guerra fredda rivista, in cui non mancano divertenti riferimenti come il primo ministro con la gobba, (presumibilmente il poco compianto Andreotti) o la strega di premier inglese, (presumibilmente la Tatcher).
C'è molto più di apocalittici duelli tra mostruose macchine tra grattacieli, Beta, vanta una appetibile caratterizzazione dei personaggi ed una trama molto più complessa di quello che può sembrare trasparire dalla copertina.
Il plot dei robottoni così in voga negli anni '70 è arricchito da smaliziate sfumature dei nostri tempi: era molto raro in Mazinga che Tetsuya Tsurugi si preoccupasse di questo o quello stabile prima di demolire a suon di missili centrali e grandi fulmini, l'ennesimo mostro inviato dal Generale Nero, era altrettanto raro che si contenesse nella lotta al fine di preservare il costoso gingillo, per il concetto di morte, come componente delle storie, dobbiamo aspettare la serie di Getter Robot, ed il sacrificio del pilota Getter 3 Musashi Tomoe (1974).
E' solo poi nel 1980 ,con Trider G7, che gli autori prestano più attenzione al lato economico della guerra con i robottoni, l'adolescente Watta Takeo prima di lasciar partire i vari missili a testata protonica o missili nucelo-sintetici, attendeva il benestare del vecchio Umemaro Kakikoji, sempre attento ai conti della Takeo General Company per far quadrare le spese, e trasformare le missioni del Trider in successi economici per la compagnia.
Vanzella fa tesoro di questi spunti narrativi senza dimenticare di omaggiare quel mondo di cartoni animati e manga del nostro passato remoto, come non riconoscere il papà di Hiroshi di Jeeg nel Dottor Lorenzo Beta? O una via di mezzo tra Kenzo Kabuto e il dottor Inferno nel Professor Shima. Ci vuole una bella faccia tosta a non riconoscere nella bella Maxine il pilota del robot francese Marianne, l'avvenente June di Venus o anche Miwa Izuki di Jeeg.
Insomma senza spoilerare nulla della trama è il caso di dire che Beta come sceneggiatura è meglio del film Pacific Rim.
L'evolversi degli eventi già per altro incalzanti, più o meno dopo pagina 190, vi lasceranno così curiosi che non aspetterete altro che il secondo e conclusivo volume, previsto per gennaio 2016.
Sul versante grafico Genovese forse a volte è troppo sporco, specie nelle scene di lotta. Ma per il resto il suo è un autentico manga anni '70, dinamismo della tavola, totale assenza di una griglia, l'uso delle linee di velocità per esaltare i movimenti, massicio abuso delle onomatopee, tutte trovate visive riconducibili al fumetto nipponico.
Insomma senza dilungarsi ulteriolmente Beta è l'appuntamento immancabile di novembre.
Fidateve, restando in ambito cosmico, a parte Prophet, vi ho mai raccontato fregnacce?
Beta vale ogni centesimo dei suoi 6,90€ di copertina, nostalgico, intrigante e divertente.
Baci ai pupi.
Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.
Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.
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venerdì 30 ottobre 2015
Beta i Robottoni made in Italy
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Lo sto aspettando con ansia, ma mi dicono che l'uscita in edicola è prevista per il 14 Novembre...
RispondiEliminaTi bacio (con la lingua!)
orlando
ricambio con ardore mentre gloria non guarda...ma occhio alle edicole, qui a MEDE è arrivato da qualche giorno.
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