Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

domenica 16 ottobre 2016

Maxi Tex Il ponte della Battaglia


Probabilmente questo post sembrerà scritto dal mio ultracorpo, fresco fresco di baccello.
Sto per spendere parole entusiaste per un Tex!
Ed invece guarda i casi della vita.
Ero in reparto proprio stanotte, e tra una signora confusa che si è quasi strappata la derivazione ventricolare esterna, ed il solito vecchietto che ha trafficato con il catetere vescicale, per stare sveglio ed arzillo durante la ronda notturna, mi sono letto il Maxi Tex in edicola adesso, sgraffignato ad un paziente.
Bello.
E sono giunto a varie conclusioni che vorrei condividere con voi:
Ogni tanto un Tex fa bene.
E' un campione di intrattenimento, ora capisco perchè piace tanto agli anziani, Tex è una garanzia, sai già quello che ci trovi dentro, eppure lo leggi uguale, perchè quello che piace di Tex è la sua essenza di giustiziere.
Non è come le sperimentazioni moderne, non è che lo compri e dentro c'è Texa Willer la ranger più veloce del West, c'è sempre lui, non ha bisogno di morire, di risorgere, di cambiare, sesso o colore.
E' ancora li, infilato nella rastrelliera in edicola che guarda spaccone e beffardo le varie mutazioni degli altri albi, smentendo alla grande la teoria evoluzionistica secondo la quale per sopravvivere devi cambiare.
E' l'eccezione che conferma la regola, il buon Tex.
Ehi! Arriva Tex, il torto sarà raddrizzato.
Per quanto , ricco, infame, malvagio, cattivo e veloce potrà mai essere il nemico di turno, il finale è scontato, eppure per 400 pagine di storia, salvo quando avevano bisogno di me in corsia, non ho mai staccato gli occhi di dosso dal tomone di 6,50€.
Tex è Superman, e quando leggi "Stai calmo pivello, quello è Tex Willer, un tizzone d'inferno che ne ha spediti anzitempo, di uomini a spalare carbone dal satanasso", anzi per quante volte lo leggi, e succede almeno una volta al mese, ti dà sempre un brivido di insano piacere, che fa traballare quelle intime convinzioni da lettore hipster della serie: "Ehi io solo revisionismo e decostruzionismo."
Deve esserci una alchimia nel personaggio, una magia che giustifica quella diretta proporzionalità che corre tra quanto possono essere scontate le storie di Tex, e le vendite ancora più che rispettabili, visto l'andazzo.
Stavolta Tex è alle prese con un ex maggiore sudista tanto ambizioso quanto spietato, che decide di appropriarsi delle terre di una comunità limitrofa di neri, per il suo tornaconto personale
Senza spoilerare troppo.
Nulla di ancestrale o di rivoluzionario eppure è una lettura che fila via che è un piacere.
I dialoghi sono nella norma texana, satanasso, vecchio reprobo, gran putifarre, eppure come dicevo in apertura ogni tanto un Tex fa più che bene alla lettura.
Perchè Tex non è nient'altro: una lettura. Ed è rimasta tale ed immutata nonostante i tentativi di farlo ostinatamente sembrare qualcos'altro dai vari addetti ai lavori.
Bonelli dovrebbe accontentarsi del suo primato, in pratica l'unico editore di fumetti italiano che conti una certa lungimiranza. Ed a volte come in questo caso, anche una certa qualità.
Il resto sono solo meteore.
A volte è quasi divertente vedere il viscerale contrasto tra la Bonelli sui social e la Bonelli nel sociale, la prima sbraccia e sgomita per piazzarsi sulle vette di chissà quale olimpo del fumetto italiano, la seconda che invece, è rimasta la stessa di 20 anni fa quando dominava le vendite con Dylan Dog, il brossuratino dalla carta ruvida che prendevi in edicola e lasciavi dal barbiere, o facevi girare a scuola, o che, come nel caso del mio notturno benefattore, ti porti dietro in ospedale, ed usi per staccare quell'oretta, pensare ad altro che non sia quel risultato sballato che ti ha menzionato il medico stamane al giro e che non riesci più a ricordare..
 I Texoni giganti cartonati ci sono sempre stati, c'erano in libreria che ero io piccolo, con il costone rosso fuoco, ed il font del titolo sempliciotto e senza fronzoli, che era? Impact?
Ora non ricordo chi li stampava, ma di certo non li ho mai sentiti dire la fesseria assurda, che erano prodotti che avrebbero incrementato del 30% le vendite delle fumetterie italiane (Foschini all' inaugurazione del catalogo Bao Bonelli - Fumettopenia non dimentica).
Nel pratico Bonelli e Tex sono rimaste gli stessi, immutati rispetto alle passate decadi, quindi perchè non apprezzarli per quelle che sono ed evitare di diventare facile bersaglio di chi invece sa che altrove il fumetto è molto più avanti?
Il Maxi Tex è una pubblicazione che offre a scrittori ed illustratori la possibilità di stilare una storia in 300 pagine, certo con tutte le regole ed i paletti che Tex si trascina dietro da secoli ormai, nessun riferimento politico, nessuna presa di posizione sulla religione.
Non c'è metafumetto in Tex, c'è solo un ranger che fa rispettare la legge, la giustizia, quando la legge mostra qualche falla.
E nel caso di questo Maxi Tex, il buon Ranger se la vede con il lato oscuro e marcio del progresso e degli affari e Ruju riesce persino ad emozionare e pone il lettore in un inaspettato stato di spettatore ansioso di sapere gli esiti di questa piccola guerra, c'è persino una caratterizzazione in quelle pagine, ed il buon Cossu che io non vedo dai tempi di quelle storie di dylan dog in cui l'indagatore se la vedeva ora con le ombre assassine, ora con un assurdo word processor che rendeva reali i refusi degli scrittori, meno male che non è il mio altrimenti chissà cosa sarebbe ora l'italia, visto la quantita stellare di errori di battitura e analisi logica che ogni tanto faccio.
Cossu, dicevo fa il suo dannato lavoro, a riprova che quando è messa alla berlina, la Bonelli, non è perchè è antica, ed usa ancora la griglia, ma perchè non c'entra assolutamente i bersagli, specie quelli di marketing, non è certo una splash page che rende un fumetto più appetibile, è la storia, quindi Ruju si, Ratigher no.
la temibile griglia bonelli
Uff...quante chiacchiere superflue devo lasciarvi, ma casomai non si fosse capito, il Maxi Tex, il Ponte della Battaglia, in edicola adesso, di Ruju e Cossu, merita assolutamente le vostre attenzioni, per una volta che il fumetto nostrano non si veste di imbarazzo, non è assurdo che le cose più carine in Italia sono quelle di cui si parla meno?
6,50€ sono almeno 3 albi della nuova ristampadi settimanale di Orfani, scommettiamo che non c'è paragone?
Baci ai pupi.

venerdì 14 ottobre 2016

The Fiction

Cos'è la realtà?
E' un ologramma ipercodificato?
E' un'allucinazione consensuale?
Forse è qualcosa di più semplice.
Forse è solo una storia ch raccontiamo a noi stessi 

 E' uscito da pochissimo The Fiction, ed io me lo sono già preso per via del buon David Rubin, l'illustratore che ha disegnato il bel volume della Tunuè, Beowulf. Di cui in passato abbiamo parlato qui.
A fine lettura, l'unica considerazione che ti viene da fare è: ma perchè in Italia non ci sono questi plot narrativi?
Per quale motivo oltre i confini del nostro paese ci sono scrittori che creano storie rifacendosi ad autori come Carroll o Borges, mentre qui pontifichiamo, entusiasti per giunta, per mesi, su un indagatore con il cellulare?
Alla fine mi sono dato una risposta, non che qui gli scrittori siano particolarmente stupidi, semplicemente perchè nessuno tutela la loro creatività, e quando intendo nessun, intendo gli editori, ed i lettori.
Strutturalmente in the fiction non c'è nulla di nuovo se vogliamo star li a fare i pignoli, ma scriviamo più o meno da quanto?
3200 A.C.?
Dura inventarsi qualcosa di veramente nuovo, ma raccontare?

Raccontare è tutto un altro paio di maniche, raccontare, intrattenere, quello o sai farlo o non sai farlo, ed altrove lo sanno fare, potete sbattere la capoccia al muro quanto volete, è così.
La novità è che forse la colpa non è solo degli autori italiani, magari è un peso da rifilare anche a chi li paga, ed i pagamenti vengono da due fonti, lettori ed editori, non in questo ordine, ed a sentire in giro, l'unica certezza è che di sicuro voi pagate per leggere, ma che l'editore paga chi scrive, è una realtà effimera e sfuggente.
Detto questo - mi servono queste introduzioni per la mia crociata sull'editoria italiota - andiamo al volume di cui sopra.
Prima le uniche note dolenti: Printed in Poland. Non ci siamo.
Per il resto il volume è il solito cartonato italiano, solido, carta ad elevata grammatura, prezzo standard 16,90€ , insomma escluso per le dimensioni, poco più piccolo del formato comicbook, ma la Tunuè, non è la Cosmo quindi probabilmente è al riparo dalle inutili crociate dei lettori italiani, la regola HD della panini fa provincia, ed il risultato è al solito tragico:
Finchè gli editori giocheranno sul formato di lusso, per alzare i prezzi, il fumetto di qualità, e The Fiction, rientra senza dubbio alcuno nella categoria, resterà sempre miraggio di pochi, con i suoi canali distributivi elitari e la scarsa promozione, mentre forgeremo i gusti dei giovani lettori con il mainstream di bassa lega degli spillati Panini, ed il paleolitico fumetto popolare italiano, senza tirare in ballo l'atroce deserto che è il webcomics italiano.
Una piaga che manco le cavallette in Egitto.
Tanto per dare qualche volto e qualche nome allo sfacelo nostrano.
Non recasse il nome a me sconosciuto di Curt Pires, avrei attribuito la paternità di questa storia al buon Grantone Morrison.
Libri che fungono da portali verso altre realtà , sparizioni, esseri sovradimensionali, storie senzienti, riferimenti letterari certo non di popolana fruibilità, come Borges ed il suo Aleph, come dicevo più su, se è difficile inventare cose nuove, il segreto per catturare i lettori è saper raccontare.
Un gruppo di ragazzini, in soffitta, scopre una serie di libri magici, la cui lettura li trasporta in una dimensione onirica, ora ammaliante, ora terribile e corrutrice, l'atmosfera da sogno verrà meno quando in una di queste incursioni, il piccolo Tsang risulterà disperso, in questa sorta di Shangri La, da quel momento i ragazzi chiuderanno i libri e andranno avanti nelle loro vite con un silente peso sulla coscienza.

Se proprio tocca trovare un difetto a questa miniserie è il fatto che sia solo di 4 numeri, ma vai a capire come funziona la politica editoriale dei Boom Studios, ho come l'impressione che se avesse potuto disporre di più spazio, Pires avrebbe confezionato una caratterizzazione da manuale dei personaggi protagonisti, visto il continuo viaggiare sulla linea temporale delle loro vite.
E comunque anche così, hanno il loro carico di carisma, vedere l'entità dorata o il corruttore.
Su Rubin è inutile spendere parole superflue, se difetta per minimalismo in alcuni passaggi, de gustibus comunque, io lo trovo estremamente dettagliato della descrizione degli ambienti e dei personaggi, compensa con una cinetica della tavola fuori dal comune, anche la colorazione netta e vivida di Micheal Garland aumenta l'appetibilità del volume, dal quale difficilmente riuscirete a staccarvi senza covare la curiosità di cosa succeda la pagina successiva.
Il volume merita?
Visto il costo rimando a voi la scelta, di certo è una lettura diversa ed interessante, di certo leggerla aumenta la consapevolezza del divario tra i nostri fumettisti e quelli esteri, di certo è meglio dei vari Venidcatori o Mutanti o Inumani che tappezzano le edicole oggi, ma la decisione finale è vostra, personalmente l'ho adorato proprio per il suo plot sotanzialmente più ricercato, ed ovviamente il suo illustratore che adesso sembra sia lanciato anche su suolo americano.
Sicuramente è da tenere d'occhio e visto che ho appena sgamato una anteprima del fumetto su Lo spazio bianco, la scrocco, vi lascio il link così potete farvi un'idea da soli.
Alla Tunuè rinnovo i complimenti per i catalogo sempre più interessante, ma la stampa in Polonia, mi spiace ma decisamente non riesco a digerirla.
Nel frattempo vi auguro un buon fine settimana, e scusatemi se sto trascurando il blog.
E' che sono entrato nella sacra rota della Playstation 3, e se non gioco, leggo e rileggo Providence in attesa che la Panini si degni di concluderla.
Baci ai pupi.