Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

domenica 30 novembre 2014

Comprate The Invisibles!

Salve e ben ritrovati. Habemus una connessione internet stabile finalmente, lì nella nuova casa tra le nebbie, e quindi posso di nuovo mettermi alla tastiera e ammorbarvi con le mie non richieste opinioni.









Giro per la rete e mi imbatto sempre nella solita immagine:

Questa, in cui un fumetto della Bonelli, cita, non so per quale motivo una famosissima copertina di Spiderman.









O questa che introduce un nuovo personaggio in Dylan Dog, una sorta di villain, del quale più sento parlare, e più mi sembra un non ben identificato ibrido, un amalgam, se mi consentite il termine, tra il Constantine ed una delle poche ciambelle recchioniane riuscite col buco: Elton Cop.
Si lo so che ho detto Elton Cop, sto scherzando, provocavo i fans, ma avrete capito di chi parlo, quello che a sua volta in alcune storie ricordava Neil Gaiman, massì dai quello che si chiama come quei pazienti privi di documenti d' identità negli ospedali americani. Quello lì dai: John Doe.
Giro in rete e si parla solo di quello: del rilancio di Dylan Dog, di Bloch che muore, oppure va in pensione, o entrambe le cose, o -pericolosamente più probabile- nessuna delle due. Oppure di questo Ghost, John Ghost, che ha fatto la sua entrata nel mondo del fumetto italiano, da Lucca con un albo speciale, venduto (o regalato?) all'ultima fiera del fumetto, conclusasi qualche settimana fa, di cui si dice tutto e nulla, ma da quel che ho capito io, sembra sia, o un bisessuale, o uno che gli piacciono le ammucchiate, insomma sinceramente proprio non saprei dirvi, so però che mi fa stranissimo sentire di termini come Variant cover, per un fumetto Bonelli. So che questa tanto annunciata rivoluzione in casa Bonelli, finora, non si è vista, più che altro si è visto un adeguamento della stessa, ad un marketing aggressivo, che basa le proiezioni di vendita, più sull' hype, che sulla qualità stessa delle storie. 

Confesso di avere ripreso questo pezzo solo oggi, ed ero quasi tentato di cancellare, l'introduzione ipercritica, ma vedo che l'andazzo italiano non è cambiato, i riflettori del mondo del fumetto nostrano, sembrano tutti convogliati, verso ogni singola iniziativa, bonellide-recchioniana - sembra che saremo destinati ad un inverno scandito mensilmente dal martellante commento delle copertine  e delle storie di Dylan Dog, o ancora dal ridondante eco dei roboanti annunci di Orfani che diventerà o una serie TV o un cartone animato, o se il rincoglionimento è trasversale nei media limitrofi, entrambe.
Ora io posso farmi venire l'hype per molte cose, Dylan Dog, non rientra tra queste. Perciò se siete finiti qui nella speranza di leggere l'ennesima recensione sull'ultimo Dylan Dog, in cui Bloch, (NON)muore, mi spiace ma resterete delusi. Mentre blogger e tuber spostano l'attenzione sulla gestione di Roberto Recchioni dell'indagatore dell'incubo, qui da me oggi si caldeggia - anche se in ritardo - la lettura di qualcosa di decisamente più appetibile et interessante.
The Invisibles di Grant Morrison.
Pubblicata per la prima volta sotto etichetta Vertigo nel 1994, torna in Italia grazie alla RW LION, che evidentemente avendo ritrovato in quei famosi depositi Planeta una quantità evidentemente  elevata di rese, ha deciso di riproporre la serie in versione integrale. I perchè ed i percome non ci interessano, quel che ci interessa è che The Invisibles, pubblicata in Italia, prima per mano della Magic Press e poi per mano della Planeta De Agostini, torna ad affacciarsi dagli scaffali delle fumetterie d'Italia, per deliziarci con le sue pagine, ora ermetiche, ora pop e lisergiche, ma mai noiose.

La realtà per come la intendiamo, sembra essere solo un' illusione, tenuta in piedi da una non bene identificata minaccia, che per ora resta a tramare nell'ombra, e sulla cui dentità della stessa si può per ora solo azzardare qualche ipotesi. Quello che conta, è che Morrison è tornato da noi, con i suoi esperimenti linguistici, le sue trovate semplici ma geniali. Qualcuno di voi lo ha già letto? Avete visto la macchina del tempo?
Il bello del lavoro di Morrison è che sezionato,nasconde sempre una trama semplicissima, quello che la rende orignale, ed in certi passaggi persino complicata è il lavoro decorativo che l'autore scozzese opera sulla sceneggiatura, The Invisibles è zeppo di rimandi a vecchie teorie del controllo, e sulla fragilità del libero arbitrio, ci sono alcuni momenti nella lettura di The Invisibles mi sono chiesto se per il loro Matrix, i fratelli Wachowsky, si siano ispirati alla serie di Morrison.
Poi documentandomi in rete ho scoperto che Morrison accusò di plagio i fratelli registri, evidentemente non sono il solo ad aver subito il deja-vu durante la prima lettura del primo tomo. Che ovviamente è promosso a pieni voti.
Chi sono questi Invisibili?
Gli invisibili è una organizzazione rivoluzionaria segreta di stampo anarchico, che esiste e lotta contro i
Tom il Pazzo
controllori del genere umano in pratica da sempre. E' divisa in molte cellule, così autonome tra loro, al punto che non si conoscono tra loro, una sublimazione del genere spionostico, condita da elementi surreali dai colori così accesi, che durante la lettura, per chi ci è stato, fa venir voglia di tornare a Camden, e di corsa.
La storia si concentra su una particolare cellula, quella di King Mob, della quale facciamo la conoscenza proprio nel momento in cui arricchisce le sue fila, con l'arruolamento coatto del giovane teppista Jack Frost.
Come in Doom Patrol, il punto forte dell'appetibilità della serie risiede nella cura della caratterizazzione dei personaggi, e nello studio della forma della sceneggiatura, ritroviamo qui alcuni concetti cari a Morrison, riconducibili a varie teorie del complotto letterario, già viste nell'indimenticabile Doom Patrol.
Qualcuno di voi ricorda i sotterranei della CIA, nel fortunato rilancio Vertigo della Pattuglia del Destino? 
Morrison ha sempre adorato questi plot narrativi, l'idea complottistica che governi e grosse organizzazioni militari custodissero segreti o ordissero piani di controllo delle masse, - avvisatemi se sto facendo imbarazzantissimi errori sull'uso dei maledetti verbi - ed in Invisibles, tutto questo vi investe fin dalle prime pagine. Come in Doom Patrol, anche in The Invisibles, i personaggi contribuiscono a rendere la storia una piccola perla: King Mob è un cinico paranoico con poteri psichici, la misteriosa Ragged Robin ed il travestito Lord Fanny, sembrano essere custodi di un tipo di potere di origine magico, poi ci sono Harlem Boy, una donna di colore ed il nuovo arrivo, il giovane Jack Frost, e ovviamente Tom il Pazzo, il mentore che nel primo volume svelerà al giovane Jack il vero volto della realtà, e la vera missione degli Invisibles, ovvero renderla visibile al resto del genere umano. Effettivamente Matrix, deve molto a questa lisergica serie.
E' stato un piacere ritrovare Steve Yeowell alle matite, è dai tempi di Sebastian-O, che non mi imbattevo nelle sue tavole, così anatomicamente fedeli al realismo, eppure così acide allo stesso tempo, come in Sebastian-O, la carrellata di cattivi, nei quali ci imbattiamo in questo primo tomo, è resa particolarmente inquietante dalla matita di questo disegnatore.
Insomma per chiudere mentre fan e groupies si affannano per rivestire d'oro il nulla riciclato bonelliano, qui a Fumettopenia, e mi spiace seriamente se la cosa vi urta o vi irrita, spero che la cosa non incrini il nostro rapporto, proponiamo il recupero di The Invisibles di Morrison, che aggiunto al Miracleman di Moore, al nuovo Sandman di Gaiman, ed alla ristampa dello Scalped di Aaron, sono a nostro discutibilissimo parere le uniche letture per le quali vale la pena spenderci dietro soldi ed attenzioni al momento.
Poi ovviamente voi con i vostri soldi ed il vostro tempo, ma sopratutto con il vostro prezioso, ed ancora in misura minima recuperabile, cervello, siete liberi di farci quel che volete, ma poi non venitemi a dire che non vi avevo avvisato.  Questo primo tomo di The Invisibles, si è lasciato piacevolmente leggere, l'alchimista scozzese, aiutato dal talentuoso Steve Yeowell, ha fatto la sua magia, ed il suo filtro d'amore per il surreale ha attecchito alla grande, gli invisibili, fanno riflettere, inquietano, ma sopratutto divertono, ed a 17€ a botta, in questi tempi tristi, specie per quel che concerne il fumetto non è affatto una cosa da sottovalutare. Ora confidiamo tutti in mamma Lion per una distribuzione regolare.                      
 Baci ai pupi.

venerdì 21 novembre 2014

Negan, effettivamente tu si che dai un tono alla serie

Torniamo a parlare di The Walking Dead,  ma stavolta con toni meno entusiastici delle scorse volte.
E' arrivata finalemente in edicola, la versione "low cost", del tanto discusso numero 100, il famoso numero che strilloni, fans e licenzatari, sopratutto questi ultimi, da mesi definiscono una evoluzione della serie di Kirkman.
Ed io, che sono strano, e  che ho appena finito di leggerlo mi chiedo dove sia  l'evoluzione.
The Walking Dead ha smesso da tempo di divertirmi, di stupirmi e coinvolgermi, non posso fare a meno di chiedermi quanto sia sincero e quanto sia propaganda, quando sento parlare di Kirkman come un grande autore, se poi il risultato finale delle sue fatiche, è questo: un fumetto che si trascina, da mesi, lasciandosi alle spalle un numero sempre più alto di morti eccellenti.
Ho smesso da tempo anche di leggere gli editoriali della persona che si firma con lo pseudonimo di Zed, ho smesso da tempo di dare attenzione, alle narcisistiche ed appassionate righe, che tentano di rivendere lo stesso schema narrativo, sempre con nuove parole, non riconosco nessun autore coraggioso in Robert Kirkman, specie dopo la fine della lettura di questo ennesimo albo, la cui prerogativa ormai è quella di disturbare il lettore.
Ora capisco, per amor di Dio, che quest'andazzo possa attirare un certo tipo di pubblico amante di questo genere di cose, capisco anche che si voglia far passare una paurosa carenza di idee, per coraggio, capisco che si debba, per vendere, infiocchettare l'ennesima nemesi di Rick ed i suoi (sempre meno) compagni d'avventura, come il villain definitivo, quel che non capisco è  come si possa abboccare, questo nuovo arc, è stato rampa di lancio per iniziative speculative, che personalmente ho trovato imbarazzanti, sia per l'editore che le ha proposte, sia per il lettore che le ha acquistate, parlo della vagonata di Variant cover, cofanetti e quant'altro che hanno accompagnato l'arrivo dell'ennesimo psicotico, nella distorta società del mondo di The Walking Dead.
Tanto rumore, per un altrocattivo, iperviolento, sboccato in giacca di pelle e mazza da baseball avvolta nel filo spinato? Con tanto di nome femminile? Lucille? Come facevano i Marines di Full Metal Jacket? Ma che imbarazzo, ci si stupisce ancora del fatto che l'etichetta di fumetto d'autore si sposti sempre più, nel seriale, e nel prodotto blockbuster concepito per prestarsi a più usi?
The Walking Dead, ha sacrificato l'unica componente Weird, nelle sue pagine, i morti viventi, a vantaggio di un'ormai ripetitiva esibizione delle atrocità, tanto per citare gli Joy Division, che si riduce ad una monotona escalation di "idee", e le virgolette sono una provocazione, che rispecchiano uno stallo creativo, ed una evidente volontà, di prolungarsi per foraggiare gli introiti della serie TV.
A volte mi chiedo a cosa servano più i morti viventi in questo fumetto, e se Kirkman abbia mai scritto da qualche parte, uno sviluppo per quel plot.  Per l'infezione, le sue origini, i suoi sviluppi.
Ormai non distinguo più The Walking Dead, dal Punitore di Ennis, una struttura narrativa ridondante, con un  unica periodica variazione, i nomi dei cattivi ed il loro grado di cattiveria.
Davvero c'era bisognodi questo Negan? Davvero lo si vede in maniera diversa dal Governatore?
Davvero c'è differenza tra i due? In Salda Press vogliono davvero convincermi che massacrare uno con una mazza da baseball sotto gli occhi dei suoi amici, sia così differente dal decapitarlo di fronte allo stesso tipo di pubblico?
Siamo seri,  è ancora così appetibile The Walking Dead?


Io non direi affatto, anzi, non voletemene, ma in questi ultimi tempi è diventato di gran lunga l'appuntamento mensile più monotono, al quale continuo cocciutamente a presentarmi.
Un esercito di uomini spietati in un mondo senza regole che vivono da predoni, alle spalle di comunità meno forti.
Spoglialo di tutto il resto, ed ecco cosa ti ritrovi a guardare Negan e la sua bandas eli osservi con il giusto tipo di occhi.
Avete mai visto i sette samurai di Akira Kurosawa? Stessa cosa.
Ed il resto? Vedere quelle due pagine di massacro gratuito, cosa dovrebbe fare? Farti innamorare della serie? La disumanizzazione degli individui di fronte ad un olocausto, non dovrebbe essere un concetto già più volte affrontato? Non sarebb eora di evolversi ma veramente?
No, perchè, per esempio trovo molto più disturbante (ma efficace coinvolgente e comunicativo, proprio per la loro funzionalità rispetto ad una storia o ad una ipotetica morale) gli estremismi di Bret Easton Ellis in American Psycho e Glamorama, che questa interminabile e sfiancante sfilata di massacri.
Palahniuk senza ricorrere a morti viventi, - ridotti poi ad ingombrante tappezzeria putrescente- , ha comunicato molto più egregiamente l'alienazione di certe sfortunati classi del genere umano, o della società, nei suoi romanzi.
Trovo il famoso Patrick Bateman o il Signor Whittier di Cavie, characters molto più complessi e definiti, dei quali innamorarsi, piuttosto che l'ennesimo coglione a caccia di carne in scatola, con il lessico e l'atteggiamento dei cattivi in Mad Max.
Al signor Zed mi permetto di consigliare alcune letture prima di lasciarsi andare a sviolinate senza troppa logica, che tentano invano di rivestire d'interesse una serie ormai morta come i suoi grigi personaggi ciondolanti sullo sfondo.
Comparse mute in un dramma orfano di trama.
S'è capito che taglio anche The Walking Dead?
Quando leggo robe del genere, capisco la necessità del Bardo di un ritorno alla Golden Age con piccoli gioielli come Tom Strong.
Aspetto le vostre opinioni, salutatemi Rick ed il suo figlio sciroccato, sopravvissuto tra l'altro ad un proiettile in testa.
Baci ai pupi.