La nascita dell’ossatura portante di Providence risale al
1994.
E’ un racconto in prosa scritto da Moore per la raccolta The Starry Wisdom (La Saggezza delle stelle): a tribute to H.P. Lovecraft, successivamente
adattato per la Avatar Press da Antony Johnston e Jacen Burrows in un fumetto a due parti dalla griglia rigidissima
intitolato Il Cortile.
Se si escludono
alcune eccezioni infatti, le tavole di quel primo tassello del puzzle
lovecraftiano di Alan Moore, sono composte di due sole vignette, una soluzione,
presumo, adottata per non sacrificare di molto, la prosa del bardo che abbonda
nelle didascalie.
Il fumetto racconta in prima persona, delle indagini di
un agente FBI di nome Aldo Sax,
specializzato in crimini speciali, inviato a Red Hook, per indagare su una serie di omicidi di matrice identica
in cui però pare impossibile cogliere un denominatore comune.
Non a caso
definisco il cortile, la struttura portante di Providence: nelle parole di Aldo
Sax, nel 1994, c’è quasi tutta Providence
pubblicata anni dopo, nel 2015.
E manco a dirlo,
tutto è incastrato in maniera certosina.
Ho deciso di
rimettere mano su Fumettopenia, che avevo praticamente abbandonato a se stesso,
per
esaltare l’ultima fatica
a fumetti di Moore pubblicata in Italia, la penultima a dire il vero, se si
considera l’antologica horror Cinema
Purgatorio, per il semplice fatto che, salvo eccezioni, nessuno ne parla.
Probabilmente in
Italia è arrivato il fumetto horror definitivo, ma nessuno ne parla.
Leggo centinaia di
commenti entusiasti su Mercurio Loi, sulla giovinezza di Tex , sui nuovi mash up Marvel, gli ormai ciclici rilanci DC, leggo e sento di lodi a scrittorucoli moderni come Millar e Kirkman, e nessuno che spenda due righe
per un fumetto come Providence.
Quindi cominciamo
pure, e diamo il via a questa aperiodica guida alla lettura.
“La magia e il linguaggio sono praticamente la stessa
cosa, o almeno sarebbero stati considerati così nell’antichità.
Io credo che sia saggio e prudente trattarli come se
fossero la stessa cosa.
Il materiale su cui lavori – le parole, il linguaggio, la
scrittura – è pericoloso, è magico, devi maneggiarlo come se fosse radioattivo.
Non dubitarne neanche per un istante.”
(2002, The Craft Engine comics)
E se una affermazione del genere potrà apparirvi
assolutamente priva di fondamento, probabilmente è perché non avete letto poi
così tanto di Alan Moore.
Elaborazioni di questo concetto sono seminate in moltissime
sue opere ultime:
Promethea, From Hell, Il cortile, La voce del fuoco e
naturalmente in Providence.
Ma per adesso metteremo da parte questo concetto, e ne
riparleremo quando atomizzeremo il terzo tomo, per ora tenete a mente questa dichiarazione
di Moore a mò di monito, tutte le volte che riterrete pesanti le pagine dello
zibaldone o gli allegati in prosa presenti in Providence.
Providence Vol. 1
Capitolo 1 Il segno giallo
Il volume si apre con uno Zoom-out: un uomo su un ponte in
Bryant Park che strappa una lettera d’amore.
Due righe sui protagonisti di questa prima pagina.
L’uomo che strappa la lettera e ne lascia cadere i brandelli nel fiumiciattolo è l’avvocato Jonathan Russell, noto nell’ambiente
omosessuale di New York anche con il nome di Lillian Lily Russell, amante di Robert Black, autore della appassionata
missiva e protagonista dell’ opera di Moore.
La lettera è datata 12 aprile 1919, due mesi prima del
giorno in cui si svolgono i fatti del primo numero di Providence, il 5 Giugno
1919, data che appare in testa alla prima annotazione sullo zibaldone di Black
in appendice al fumetto.
A detta di alcuni appassionati oltreoceano, Lily Russell è probabilmente un omaggio
all’ attore teatrale, Julian Eltinge,
famoso Crossdresser reso celebre per la sua bravura nell’interpretare ruoli
femminili nei primi anni del 1900 a
cavallo della febbre americana per il vaudeville, passata con la grande
depressione.
Nella pagina successiva, negli uffici del New York Herald,
facciamo la conoscenza di Ephraim Posey, Prissy Turner,
Freddy Dix ed in primo piano alla macchina da scrivere, Robert
Black.
Julian Eltinge |
Il dialogo tra i personaggi ci porta ai primi importanti riferimenti:
Il Sous Le Monde, i riferimenti al Re Giallo di Chambers ed ovviamente
alla prima citazione del Dottor Alvarez, la controparte di
Providence del protagonista di un racconto di Lovecraft intitolato “Aria Fredda” del 1926 che parla di un
medico, il Dottor Munoz, che aveva trovato il modo per sconfiggere la morte
attraverso un sistema di refrigerazione costante del proprio corpo e
del’ambiente in cui risiedeva.
Per darvi un’idea del lavoro certosino di Moore nel plasmare un universo letterario basato
sulle opere di Lovecraft basta leggere la prima vignetta di pagina 4:
Black: “C’era un dottore che ha
scritto un saggio sul libro e che viveva…ah ecco, sulla quattordicesima
ovest…un certo dottor Alvarez”
Ed un passaggio del racconto originale di Lovecraft:
“Però dopo un certo tempo
mi capitò di trovare, nella quattordicesima strada, una casa che mi spiaceva
molto meno delle altre che avevo sperimentato. Era uno scuro edificio di 4
piani che risaliva senz’altro a metà dell’ottocento.”
L’edificio realmente esistente a New York, era la residenza di uno degli
amici di Lovecraft nella grande mela, George Kirk.
Lovecraft lo elesse a teatro di una delle tre storie scritte durante il
suo soggiorno a New York, per l’appunto “Cool Air”
Ad impreziosire il tutto e far realizzare al lettore dell’esistenza dei
moltissimi piani di lettura di Providence, ci pensa l’illustratore Burrows, che in copertina del
primo TP mette proprio il 317 della Quattordicesima strada, un edificio di 4
piani con illuminata una finestra dell’ultimo piano di una sinistra luce
azzurra, la dimora del dottore
non-morto.
Torniamo in redazione, dove con piccoli indizi Moore dice al lettore che
la storia si svolge in un mondo che potrebbe essere anche il nostro, quello reale,
dove la letteratura di Lovecraft è
perfettamente fusa con la nostra quotidianità:
“Quel farabutto di Hearst” è riferito al magnate
della stampa W. R. Hearst, che nel novecento insieme a Pulitzer ha influenzato il modo di
fare giornalismo, introducendo uno stile giornalismo scandalistico più forte
nella forma che nei contenuti.
Il diavolo del Jersey, che il signor Dix vuole
ostinatamente usare come argomento per riempire la mezza pagina mancante, è una
leggenda metropolitana degli inizi del 20° secolo, una leggenda però che portò
l’attenzione dei giornali quando gli avvistamenti dell’infausta creatura
arrivarono a circa un centinaio.
Nelle pagine 3-4 in due tavole dove Burrows sposta il punto di vista del
lettore continuamente nei quattro angoli dell’ufficio, si menziona per la prima
volta il “Sous le monde” (dal francese Sotto il mondo), un invenzione di
Moore, un libro con forti analogie all’opera più nota di Robert Chambers, Il Re giallo, sempre
secondo gli appassionati oltreoceano l’espressione Sous Le Monde proviene da Victor Hugo, nella prefazione alla sua
raccolta di poemi, intitolata Odes et Ballades infatti si legge:
Sotto il mondo reale, c'è un mondo ideale, che si mostra splendente per gli occhi di coloro che sono seriamente abituati a vedere nelle cose più di quel che mostrano.
Un
concetto molto ricorrente nei fumetti di Alan Moore, come si può vedere nella
Lega degli straordinari Gentlemen e Promethea, e che di fatto è alla base del
dialogo tra Black e il dottore, che ispirerà poi il povero Robert a scrivere un
romanzo sull’America celata, come una chiara metafora per parlare della
condizione dell’omosessuale nel mondo contemporaneo.
Il libro che fa impazzire citato da Prissy è ovviamente Il
Re giallo di R. Chambers, una raccolta di racconti, che pare abbia ispirato
anche l’opera di Lovecraft.
Nei due racconti: Il riparatore di reputazioni, ed Il segno giallo, si menziona di questo
glifo, concepito e scritto in un’ altra dimensione, nella città di Carcosa che
genera follia in quelli che lo vedono, chi ha letto il Neonomicon, non può non
vedere le assonanze con lo spacciatore Carcosa, che fa impazzire chiunque lo
ascolti parlare nella lingua Aklo.
I riferimenti
all’opera di Chambers, la cui presenza nella miniserie di Moore diverrà chiara
solo nell’ultimo capitolo, non si esauriscono, nella pagina successiva Burrows
torna a farci vedere Lily Russell che passeggia verso una particolare struttura
in Bryant Park, lo si riconosce dal pontile e dai fogli che galleggiano sulla
superficie dell’acqua.
Sempre a tavola 5 nelle vignette 2, 3 e 4 si vede una
farfalla, Mariposa, in messicano è anche l’aggettivo con il quale si additano i
gay, secondo chi quest’opera l’ha letta davvero, è un indizio che fornisce al
lettore attento, i motivi del suicidio di Lilian.
L’edificio in cui si sta recando Lilian è infatti una Camera
Letale, citata sempre da Chambers nel Riparatore di reputazioni (1895), dove,
cito il libro, “C’è una morte indolore che attende chi non sopporta più le pene
di questa vita”, e tanto per sottolineare l’ovvio e zittire un po’ tutti quelli
che criticano il lavoro di Burrows, a mio modesto e superfluo parere, perfetto
per illustrare la sceneggiatura maniacalmente certosina di Moore, basta dare
un’occhiata alle tavole 5-14 e 18 e tornare a leggere il racconto di Chambers
che descrive così la struttura: “Lasciai la folla a fissare a bocca aperta i
marmi bianchi della camera letale e percorsi la Quinta Avenue…”
Tavole 6-7: Moore sta imboccando i suoi lettori lentamente,
le vignette nei toni di seppia forniscono altri indizi sul protagonista della
saga Robert Black, per il quale, l’autore, quasi certamente prende ispirazione
per lo scrittore Robert Bloch, una sorta di protetto di Lovecraft, al quale lo
stesso HPL si ispirò per il personaggio R. Blake, e Samuel Loveman, un poeta
americano ebreo omosessuale con il quale Lovecraft scambiò una intensa
corrispondenza, fino a quando Loveman non scoprì l’antisemitismo del creatore
dei miti di Cthulhu,e di cui torneremo a parlare alla fine della saga.
Come Bloch, Black è uno scrittore del Wisconsin, ed è Ebreo,
come anche Loveman, che è omosessuale.
Nella tavola, in seppia vediamo un giovane Robert pressato
dalle aspettative della famiglia:
“Il miglior dottore del Wisconsin, che te ne pare? Sposato
con una qualche bella ragazza”
Tutte infrante:
“Perché qua nessuno sa scrivere? Non ci sono più giornali da
queste parti?
Robert cosa c’è a New York che non c’è a Milwaukee?”
C’è probabilmente la speranza di vivere la propria
omosessualità in maniera più libera, un' altra aspettativa che verrà infranta dal
muro di realtà in cui vive la comunità gay newyorchese, che porterà Black a
nascondere la sua natura anche nella grande mela.
Nella tavola successiva,il ristorante dove Black si concede
una pausa pranzo prima di recarsi ad intervistare il dottor Alvarez è un
ristorante della catena Horn & Hardart, una catena di ristorazione
automatizzata che aprì il suo primo locale a Philadelphia nel 1902 e nel 1912 a
New York.
Ispirati dalla catena ri ristorazione automatizzata tedesca di Max
Sielaff.
E’ proprio il dialogo
tra Black e il suo amico Charlie nella caffetteria, illustrato in questa tavola,
che suggerisce nuove importanti informazioni su Black e Lilian, e la loro non
dichiarata omosessualità.
Secondo alcuni lettori, che trovano conferma nel libro Gay New York: Gender, Urban Culture, and the Making of the Gay Male World, 1890-1940 di George Chauncey , infatti, nelle espressioni usate da Charles, nonché nel suo abbigliamento, sono insiti messaggi codificati per comunicare la propria omosessualità, come per esempio il papillon rosso, e come vedremo più avanti, il completo del Detective Malone nel secondo capitolo.
Prima di fiondarci a casa del Dottor Alvarez: per i più
curiosi a tavola 8 nella terza vignetta a sinistra, campeggia uno striscione
del cosiddetto Temperance
Movement, il movimento di protesta
contro il consumo degli alcolici che proprio in quegli anni evolverà nel
proibizionismo.
Mentre a Tavola 9 nella vignetta in alto in seppia, assistiamo al primo
incontro tra Black e Johnathan Lilian Russell, durante le sue prime incursioni
nelle zone frequentate dagli omosessuali, una volta arrivato a New York, la retata del 1903 all’Ariston
Hotel, che accenna nella prima
vignetta, diventerà famosa come il primo raid anti-gay nella storia di New
York.
L’Ariston Hotel infatti era uno dei più noti luoghi di
ritrovo per la comunita omosessuale della grande mela.
Ed eccoci finalmente arrivati a casa del dottor
Alvarez: ultima vignetta tavola nove, tavola dieci, il ritmo della narrazione cambia
per un momento, la tecnica usata in questa sequenza secondo alcuni forum
americani è la page
turn reveal, in pratica il protagonista o
i protagonisti della tavola guardano verso qualcosa che viene rivelato al lettore
solo girando la pagina dell’albo, qui osserviamo Black che sta guardando
qualcosa, e solo nella pagina successiva, si realizza che è finalmente arrivato
a quel famoso edificio in arenaria sulla quattordicesima che segnerà il suo destino
in maniera irrimediabile, e che domina la copertina del primo numero con il 4
piano illuminato di quel gelido azzurro.
Un esempio di Page Turn Reveal in Croosed +100
Un esempio di Page turn Reveal di J. Kirby sulla serie dedicata a Jimmy Olsen
Ed eccoci finalmente arrivati a casa del dottor Alvarez: ultima vignetta tavola nove, tavola dieci, il ritmo della narrazione cambia per un momento, la tecnica usata in questa sequenza secondo alcuni forum americani è la page turn reveal, in pratica il protagonista o i protagonisti della tavola guardano verso qualcosa che viene rivelato al lettore solo girando la pagina dell’albo, qui osserviamo Black che sta guardando qualcosa, e solo nella pagina successiva, si realizza che è finalmente arrivato a quel famoso edificio in arenaria sulla quattordicesima che segnerà il suo destino in maniera irrimediabile, e che domina la copertina del primo numero con il 4 piano illuminato di quel gelido azzurro.
Un esempio di Page Turn Reveal in Croosed +100
Ed è a questo punto della lettura che ho pensato chissà come mai, a quando Liefeld disegnando le sue calzamaglie, faceva sfondare finestre ovali d i suoi characters anonimi, che nella pagina successiva diventavano, senza motivo alcuno se non pura sciatteria, quadrate o rettangolari.
Leggere ed appassionarsi a Providence richiede tempo ed attenzione, ma è una passione che ripaga, d’altronde leggere un qualcosa di Alan Moore, è una esperienza assolutamente diversa dal leggere di qualsiasi altro autore, e se è vero che ha dato l’addio al mondo dei comics, potete star certi che la nona arte ha perso il suo più grande autore, e la letteratura non illustrata ha guadagnato, un nuovo genio.
Memore della bravura dello scrittore di Northampton
nello giocare con i personaggi letterari del passato, chi ha letto la Lega degli straordinari Gentlemen sa perfettamente di cosa io stia parlando, basti vedere il
trattamento riservato al buon vecchio caro ispettore Dupin, a come Moore gioca con le date di pubblicazione delle sue
opere e ce lo propone ormai vecchio e ritirato negli ultimi anni del 1800, o ancora
rileggere alcuni stupendi passaggi dell’ Almanacco del Nuovo Viaggiatore, insomma dicevo memore di questa passione del Bardo, ho
controllato alcune cose alla base dell’incontro tra Black ed Alvarez/Munoz.
Ebbene l’incontro avviene nel 1919, quattro anni prima degli eventi drescritti da Lovecraft
in “Aria Fredda”, ambientato invece tra la primavera e l’estate del 1923; alla fine del racconto, su un foglio vergato dallo stesso
dottore ormai liquefattosi in una pozza nauseabonda ed informe di poltiglia di
carne putrefatta, c’è una confessione in cui il medico rivela di essere morto
già da 18 anni, quindi nel 1905, 14 anni prima dell’incontro con Black.
E quindici anni prima della richiesta inerente la
traduzione del testo alchemico arabo, a quel Robert Suydam che conosceremo meglio nel capitolo 2 di questa
meravigliosa saga horror, ad un anno dalla sua morte, il 1904, se la matematica
non è un opinione.
Ed ecco che il monito del bardo sul come ci si debba approcciare
alla lettura ritorna prepotente.
Nessun altro autore ti stimola in questo modo, col
giusto paio di occhi tutto scivola in maniera perfettamente coerente, e
vanifica qualsiasi critica si possa muovere a questa saga, una tra tante, la
sovra esposizione del sesso già vista nel Neonomicon che ha scandalizzato gli
appassionati di Lovecraft, che per contro nei suoi racconti non ha quasi mai
nemmeno introdotto personaggi femminili, figurarsi il sesso.
Nel 1904 probabilmente conscio della sua prossima
dipartita, il dottore Alvarez/Munoz si documenta per preservare la sua vita,
una opportunità di salvezza viene fuori dal Libro della sapienza dele stelle, ovvero il grimorio arabo Kitab al Kimah al najmiyya, ed ecco che parte la richiesta all’inquietante personaggio
di Flatbush, Robert Suydam, per una copia tradotta, in particolare della
sezione inerente i 4 metodi per la vita eterna.
Dopo aver approntato nel suo appartamento gli opportuni
espedienti per tenere l’ambiente costantemente ad alcuno gradi al di sotto
dello zero, il buon dottore come un emulo del signor Valdemar di Edgar Allan
Poe, nel 1905 muore, eppure continua a vivere grazie alle formule del Kitab,
godendo nei 15 anni successivi di una vita prigioniero della sua gelida
condizione, riscaldato solo dall’affetto della sua proprietaria la signora Ortega/Herrero
vedova che si concede al dottore come si deduce chiaramente dalla visita senza
preavviso de Black.
Nulla di strano se, nel 1923, durante il racconto “Aria
Fredda” la condizione fisica e mentale del medico sia così compromessa da
averlo reso cinico freddo e apparentemente folle, ormai insensibile a quell’amore
pur clandestino di cui aveva goduto
negli anni precedenti:
“Via via che
le settimane passavano, notavo con dispiacere che il deperimento non soltanto
fisico, ma mentale del mio nuovo amico, si andava irrimediabilmente accentuando.
Il colore
della sua faccia si era fatto più livido, la sua voce più roca e indistinta; i
suoi movimenti erano meno perfettamente coordinati, la sua mente meno pronta,
la sua volontà meno efficiente.
…Aveva ora
strani capricci, manifestava una passione insensata per le spezie esotiche e l’incenso
egiziano, tanto che la sua stanza odorava cometa tomba di un faraone nella
valle dei Re.”
Insomma il dottore di Aria Fredda rappresenta il futuro prossimo del dottore che incontra Robert
Black, ancora umano seppur già morto.
D’altronde graficamente l’immenso Burrows sottolinea
questa condizione a più riprese nel corso della sequenza: il colore della pelle
livida di Alvarez, rispetto a quello della vedova Ortega e dello stesso Black,
a Tavola 13 nella seconda vignetta alla sinistra di Black scorgiamo una parte del macchinario per tenere la casa in
un clima gelido, le bottiglie contenenti le sostanze per i procedimenti
chimici, tra cui l’ammoniaca che Black annusa
a Tavola 12 nell’ultimo riquadro, il macchinario torna visibile a Tavola 15,Vignetta 2, e ultimo ma importantissimo, la condensa d’aria che si
nota sul viso di black quando lui parla, il suo respiro produce nuvole di aria
calda nell’ambiente freddo, che invece il buon dottore, ormai morto, è incapace
di produrre.
A
tavola 16, Alvarez parlando del libro di Guillot cita i 2 dei 4 metodi per
prolungare la vita:
1.
La rianimazione dei cadaveri viene dal
racconto “Herbert West Rianimatore”
2.
Il trapianto delle anime è alla base dei tre indimenticabili racconti, L’ombra venuta dal tempo, La cosa sulla soglia e Il caso di Charles Dexter Ward .
Il
terzo che prevede di conservare il corpo attraverso il freddo è quello che usa lo stesso Alvarez, del quarto
parleremo più avanti quanto nel capitolo 3 faremo la conoscenza del Capitano Shadrach Annesley, che invece
ha adottato il metodo del cannibalismo.
Prima
di chiudere questo primo capitolo alcune sottolineature per farvi conoscere meglio il meccanismo
narrativo di Alan Moore, d’altronde qualsiasi cosa, ti appassiona
sostanzialmente se la capisci, è una regola che vale per tutto e non solo per
la lettura, quindi:
A Tavola 4 vignetta 4:
“Per quanto ne so Alvarez potrebbe essere
rigido come un cadavere”. Black lo dice ai
suoi colleghi dell’Herald prima di uscire per l’intervista, curioso che si
parli di un individuo già morto da molti anni che sta ritardando la sua decomposizione
grazie alle pratiche magiche descritte del Kitab.
A Tavola 13 vignetta 4
“Vede l’amore non è interrotto dalla morte,
senza di esso non è possibile tollerare questo mondo” ed a Tavola 14 Moore e Burrows, ci portano nella camera
letale a vedere Jhonathan Lilian Russel decidere del proprio suicidio proprio
per le delusioni d’amore avute dal pavido Robert.
A
Tavola 19 vignetta 4
“Nel mio caso senza la signora Ortega, credo
andrei in pezzi”, ebbene come non notare
che in “Aria Fredda” chi va in pezzi
nel 1923, è un dottore arido, gelido e decisamente senza amore, spinto solo
dall’ossessione di non morire.
L’amore
insomma esiste, persino nell’universo di Lovecraft, sembra questo il messaggio definitivo
di questo primo albo di Providence.
E l’amore
e la sua assenza generano conseguenze, questo primo albo, non è solo un mero
adattamento a fumetti di Aria Fredda, è l’overture della saga horror più bella
di sempre probabilmente, caduta già nel dimenticatoio forse per via dei tempi moderni
ipercinetici, che non permettono tante incantevoli riflessioni.
Questo
primo albo parla della morte di Jonathan Lilian Russel, del suicidio per amore
di un rampante avvocato ferito dalla vigliaccheria del protagonista e dalla sua
incapacità di vivere i propri sentimenti in maniera più trasparente, e Moore
nel corso del primo capitolo dissemina indizi tavola dopo tavola, come quando a
Tavola 21 vediamo Black mettere fine
alla sua relazione con questa misteriosa Lilian di cui vediamo sempre e solo le
mani, ed occhi attenti, noteranno che quelle mani hanno unghie smaltate solo in
ambienti chiusi e privati, tutta via è solo nelle ultima tavole, al rientro
dall’incontro con Alvarez, che l’intreccio finalmente si scioglie ed esplode in
tutta la sua potenza.
Alla
fine l’argomento per quella mezza pagina ancora libera è saltato fuori dalle
cronache locali, un giovane avvocato ha
deciso di suicidarsi nella Camera letale in Bryant Park, il nome del suicida
lascia Robert Black terribilmente colpito, e nello zibaldone in appendice lo
leggeremo chiaramente:
è Lilian
che si è ucciso perché Robert aveva deciso di rompere in preda al panico, dopo
aver saputo che il suo amante conoscesse il suo capo.
Impaurito
che in qualche modo potesse trapelare la
sua omosessualità, ha deciso di troncare la relazione e continuare a nascondersi
e fingere.
La
morte di Lilian e la sincera volontà di redimersi scrivendo un libro sui
segreti più inconfessabili della società americana, quella esoterica come
metafora sulla condizione degli omosessuali nell’america di quegli anni,
porterà il povero black nel vortice di eventi che sconvolgeranno la sua vita in
maniera irrimediabile, e diciamolo, non solo la sua.
Letto
con il giusto paio di occhi, Providence, renderà obsoleta qualsiasi altra
lettura del media, perché e casomai ce ne fosse bisogno, ribadiamo leggere
Moore è qualcosa di estremamente diverso che è leggere un albo DC, un albo Marvel,
uno Image, un manga o persino, dio mi scampi un albo Bonelli, rapportarsi alla
stessa maniera a letture così differenti non potrà che ridurvi alla stregua dei
tanti idioti che additano Moore un attempato inacidito spocchioso, e le sue
ultime produzioni, successive alla sua conversione alla magia per così dire, come freddi esercizi di stile fine a se
stessi, qualsiasi cosa significhi una assurdità del genere.
Ed
anche se probabilmente non è così, a me piace pensare che il nudo della signora
Ortega che chiude l’albo, è la risposta
alle molte critiche ricevute negli anni
al Neonomicon, ed alla sublimazione del sesso in quelle pagine.
Sembra
quasi che Mooree Burrows si rivolgano proprio ai fanatici dei miti di Cthulhu e della letteratura intera del misogino antisemita Howard Phillips e dicano a
quei lettori:
Tutti scopano prima o poi, persino Lovecraft.
D’altronde quale altro motivo se non l’amare incondizionatamente una
persona avrebbe portato il narratore interno del racconto Herbert West Rianimatore, a
rendersi complice delle più indicibili nefandezze fatte su corpi morti?
Ma di quest parleremo nei
prossimi capitoli.
Sempre se mi torna la voglia di scrivere.
Baci
ai pupi ed alla prossima.
A
tavola 16, Alvarez parlando del libro di Guillot cita i 2 dei 4 metodi per
prolungare la vita:
1.
La rianimazione dei cadaveri viene dal
racconto “Herbert West Rianimatore”
2.
Il trapianto delle anime è alla base dei tre indimenticabili racconti, L’ombra venuta dal tempo, La cosa sulla soglia e Il caso di Charles Dexter Ward .
Il
terzo che prevede di conservare il corpo attraverso il freddo è quello che usa lo stesso Alvarez, del quarto
parleremo più avanti quanto nel capitolo 3 faremo la conoscenza del Capitano Shadrach Annesley, che invece
ha adottato il metodo del cannibalismo.
Prima
di chiudere questo primo capitolo alcune sottolineature per farvi conoscere meglio il meccanismo
narrativo di Alan Moore, d’altronde qualsiasi cosa, ti appassiona
sostanzialmente se la capisci, è una regola che vale per tutto e non solo per
la lettura, quindi:
A Tavola 4 vignetta 4:
“Per quanto ne so Alvarez potrebbe essere
rigido come un cadavere”. Black lo dice ai
suoi colleghi dell’Herald prima di uscire per l’intervista, curioso che si
parli di un individuo già morto da molti anni che sta ritardando la sua decomposizione
grazie alle pratiche magiche descritte del Kitab.
A Tavola 13 vignetta 4
“Vede l’amore non è interrotto dalla morte,
senza di esso non è possibile tollerare questo mondo” ed a Tavola 14 Moore e Burrows, ci portano nella camera
letale a vedere Jhonathan Lilian Russel decidere del proprio suicidio proprio
per le delusioni d’amore avute dal pavido Robert.
A
Tavola 19 vignetta 4
“Nel mio caso senza la signora Ortega, credo
andrei in pezzi”, ebbene come non notare
che in “Aria Fredda” chi va in pezzi
nel 1923, è un dottore arido, gelido e decisamente senza amore, spinto solo
dall’ossessione di non morire.
L’amore
insomma esiste, persino nell’universo di Lovecraft, sembra questo il messaggio definitivo
di questo primo albo di Providence.
E l’amore
e la sua assenza generano conseguenze, questo primo albo, non è solo un mero
adattamento a fumetti di Aria Fredda, è l’overture della saga horror più bella
di sempre probabilmente, caduta già nel dimenticatoio forse per via dei tempi moderni
ipercinetici, che non permettono tante incantevoli riflessioni.
Questo
primo albo parla della morte di Jonathan Lilian Russel, del suicidio per amore
di un rampante avvocato ferito dalla vigliaccheria del protagonista e dalla sua
incapacità di vivere i propri sentimenti in maniera più trasparente, e Moore
nel corso del primo capitolo dissemina indizi tavola dopo tavola, come quando a
Tavola 21 vediamo Black mettere fine
alla sua relazione con questa misteriosa Lilian di cui vediamo sempre e solo le
mani, ed occhi attenti, noteranno che quelle mani hanno unghie smaltate solo in
ambienti chiusi e privati, tutta via è solo nelle ultima tavole, al rientro
dall’incontro con Alvarez, che l’intreccio finalmente si scioglie ed esplode in
tutta la sua potenza.
Alla
fine l’argomento per quella mezza pagina ancora libera è saltato fuori dalle
cronache locali, un giovane avvocato ha
deciso di suicidarsi nella Camera letale in Bryant Park, il nome del suicida
lascia Robert Black terribilmente colpito, e nello zibaldone in appendice lo
leggeremo chiaramente:
è Lilian
che si è ucciso perché Robert aveva deciso di rompere in preda al panico, dopo
aver saputo che il suo amante conoscesse il suo capo.
Impaurito
che in qualche modo potesse trapelare la
sua omosessualità, ha deciso di troncare la relazione e continuare a nascondersi
e fingere.
La
morte di Lilian e la sincera volontà di redimersi scrivendo un libro sui
segreti più inconfessabili della società americana, quella esoterica come
metafora sulla condizione degli omosessuali nell’america di quegli anni,
porterà il povero black nel vortice di eventi che sconvolgeranno la sua vita in
maniera irrimediabile, e diciamolo, non solo la sua.
Letto
con il giusto paio di occhi, Providence, renderà obsoleta qualsiasi altra
lettura del media, perché e casomai ce ne fosse bisogno, ribadiamo leggere
Moore è qualcosa di estremamente diverso che è leggere un albo DC, un albo Marvel,
uno Image, un manga o persino, dio mi scampi un albo Bonelli, rapportarsi alla
stessa maniera a letture così differenti non potrà che ridurvi alla stregua dei
tanti idioti che additano Moore un attempato inacidito spocchioso, e le sue
ultime produzioni, successive alla sua conversione alla magia per così dire, come freddi esercizi di stile fine a se
stessi, qualsiasi cosa significhi una assurdità del genere.
Ed
anche se probabilmente non è così, a me piace pensare che il nudo della signora
Ortega che chiude l’albo, è la risposta
alle molte critiche ricevute negli anni
al Neonomicon, ed alla sublimazione del sesso in quelle pagine.
Sembra
quasi che Mooree Burrows si rivolgano proprio ai fanatici dei miti di Cthulhu e della letteratura intera del misogino antisemita Howard Phillips e dicano a
quei lettori:
Tutti scopano prima o poi, persino Lovecraft.
D’altronde quale altro motivo se non l’amare incondizionatamente una
persona avrebbe portato il narratore interno del racconto Herbert West Rianimatore, a
rendersi complice delle più indicibili nefandezze fatte su corpi morti?
Ma di quest parleremo nei
prossimi capitoli.
Sempre se mi torna la voglia di scrivere.
Baci
ai pupi ed alla prossima.
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