Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

I tag non bastano? Allora cerca qui


Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

lunedì 3 giugno 2013

Le Montagne della Follia








“Le montagne della follia”  - di N.J. Culbard Edizioni Magic Press
Brossurato 128 pagine 15€

Musica nuova in cucina dove la patata è regina

I più attenti che seguono la neonata pagina Facebook di Fumettopenìa, avranno notato che ogni tanto ci sono dei post siglati da JonSnow, ignoro perchè il buon BEEEEP abbia scelto di palesare le sue idee (sua è stata l'idea di fare un profilo Facebook del blog) ed i suoi commenti in maniera anonima, rispetto la sua scelta, anche se personalmente io mi sarei scelto un nome più ricercato: che sò magari avrei firmato i miei interventi Jamie Lannister post -Vargo Hoat.
Comunque, diamo il benvenuto ad ...cazzo stavo svelando l'identità segreta del nuovo redattore di Fumettopenìa, dicevo diamo il benvenuto a Lord Snow, bastardo di Casa Stark che ha deciso di contribuire alla longevità di questa pagina.
Nel ringraziarlo per l'aiuto, vi auguro una buona lettura, una buona serata, ed ovviamente ringrazio anche voi per il tempo che ci dedicate, spero che in queste pagine: il Blog, il profilo Facebook e Twitter fondamentalmente vi divertiate come ci divertiamo noi!
Baci ai pupi. 
Lascio la parola a -jonsnow-

Cari lettori di fumettopenia, spinto dalla passione del mio caro amico nonché Gennaro Cardillo, ho deciso di collaborare con lui alla gestione della pagina FB prima, e del Blog dopo. Per cui in questo piovoso sabato di giugno, chiuso in casa arrabiato per non aver potuto fare la mia corsa quotidiana, con i Cure in sottofondo, ho trovato l'ispirazione per la mia prima recensione. Se ci sono errori vi prego di perdonarmi e di avere pazienza. Non ho la pretesa di scrivere come Umberto Eco o di avere le capacità critiche di Aldo Grasso...ma piano piano e con il vostro aiuto miglioreremo insieme
- jonsnow-

Durante il mio giro settimanale alla Feltrinelli, spulciando tutti gli albi della sezione fumetti con quel misto di pazienza certosina e curiosità morbosa  di cui noi habituè delle fiere del fumetto siamo (inn)naturalmente dotati, mi sono imbatutto in questo recente adattamento a fumetti di un racconto di Lovercraft. Confesso che ahimè non sono un profondo conoscitore dello scrittore di Provvidence, per cui al grido di “non è mai troppo tardi” incuriosito dal titolo e dalla copertina, ho presso il volume e mi sono seduto immediatamente in quelle comode poltrone che sono la delizia di ogni frequentatore della libreria (quando non sono occupate). All'inizio ero un po' scettico, in fondo si parla di una spedizione da parte di alcuni scienziati al polo sud e  di non meglio precisati alieni, cosa di cui, la letteratura e il cinema sono fin troppo  pieni. Poi però, leggendo, mi sono ricordato che H.P. Lovercraft scrisse questa storia nel lontano 1926 e che probabilmente non stavo leggendo l'ennesima versione di una spedizione qualsiasi al polo, ma bensi' “la spedizione,”, ossia la storia che può essere considerata come vera e propria antesignana di tutte i racconti horror e  fantascientifici che hanno contrassegnato gli utlimi 50 anni.   E cosi pagina dopo pagina mi sono ritrovato a vivere con i protagonisti  il loro senso  di eccitazione  prima e di angoscia e smarrimmento poi, di fronte alla scoperta di strani fossili in luoghi dove non potrebbero e dovrebbero trovarsi, circostanza che darà il via al ritrovamento di vere e proprie forme di vita aliene ibernate, di fronte alle quali anche i cani della spedizione sembrano trovare ansia e tormento.








Il tutto in un paesaggio irreale, un immenso deserto bianco all'apparenza quieto, che però nasconde segreti talmente opprimenti, da provocare la pazzia nella mente di chi  è destinato a scoprirli. Ed inevitabilmente, alla follia e alla tragedia conduce la scoperta delle bellissime e inquietanti “montagne della follia” che danno origine al nome della storia, una catena montuosa alta come nessun altra al mondo, dietro la quale si cela un mondo proibito agli umani, un mondo fatto di immmensi costrutti alieni che rivelerà loro ciò che siamo realmente, ossia dei piccoli esseri che si affannano a sopravvivere in un mondo che ospita  altre forme di vita oltre la nostra, forme di vita che sembrano demoni dell'inferno pronte a divorare tutta la fragile civiltà umana. Il tratto di Culbert è essenziale e l'uso dei colori rimanda il lettore nella dimensione di indeterminatezza e paura che pervade i membri della spedizione man mano che si addentrano nella scoperta di un mondo estraneo fatto di architetture  e simboli alieni, di città sconosciute sul fondo dell'oceano e di enormi pinguini senza occhi che sembrano essere i depositari di un
sapere inesplorato. Ed è proprio qui che sta la differenza fra Lovercraft e tutti i successivi autori che ne hanno copiato le idee. In lui non c'e' speranza, c'e' solo angoscia e disperazione, l'uomo non è destinato a scoprire l'ignoto ma bensi a vivere ricordandosi di essere il più fragile degli esseri viventi sulla terra, in balia di forze più grandi di lui di cui non può avere in nessun modo ragione.

“Winter is coming”
-Jonsnow-

Nessun commento:

Posta un commento