La prima volta che mi imbattei nella Divina Commedia, avrò avuto una decina d’anni, tanto piccolo che
nemmeno sapevo leggerne nel modo giusto l’elegante rima in volgo fiorentino. Il
colpo di fulmine scattò per le illustrazioni di Gustave Dorè.
Successe nella casa dei miei zii, e da quel giorno tutte le
volte che andavamo a fargli visita, facevo sempre la stessa cosa, me ne andavo
in uno di quei salotti tipici delle case degli anni ’80, quelli con due
poltrone rivestite con una fodera di velluto dalle tinte scure nei due angoli
di un lato, il divano a tre posti posizionato lungo la parete opposta, e la
piccola libreria lungo la parete di lato, rivestita con una carta da parati con
un qualche motivo floreale, mi avvicinavo alla libreria, anch’essa tipicamente
anni ’80, con i tre volumi della bibbia, generalmente mai aperti,
l’enciclopedia I mondi dell’uomo, quella
in dieci tomi suddivisa per argomenti, che gli attempati tra voi, conoscono
sicuramente, e prendevo i due volumi dell’inferno, qualche volta anche il
purgatorio, ma il più delle volte prendevo i due tomi infernali, mi stendevo a
pancia in giù sul tappeto polveroso e divoravo con gli occhi quelle
illustrazioni così inquietanti, tanto diverse dai Topolino o dai numeri del corriere dei piccoli che mio padre non mi
faceva mai mancare in casa.
Al di là del fascino dato dal fatto che ero certo stessi
guardando qualcosa che mi sarebbe stato proibito, se in casa se ne fossero
accorti, ero rapito da quelle tavole, in cui c’erano queste povere anime
passarne di tutti i colori in quei gironi, che pareva sprofondassero fino al centro della terra, il
fascino del terrore presumo.
Escludendo la parentesi in cui te la fanno conoscere a
scuola controvoglia, sono tornato ad interessarmi alla Divina Commedia di Dante
Alighieri, alla fine degli anni ’90, quando ormai vivevo già a Roma, in una
libreria di libri usati comprai una vecchia edizione de La Nuova Italia a cura di Natalino
Sapegno, e la lessi tutta. Stavolta l’amore sbocciò anche senza l’aiuto
delle litografie del Dorè, quell’ edizione che ancora conservo gelosamente, si
accompagnava con delle riproduzioni delle Xilografie tratte dall’edizione della
Commedia pubblicata da Bernardino
Benalio e Matthio da Parma nel 1491. Avrete capito che oggi, l’improvvisa
svolta letterata del blog è dovuta al fatto che
parleremo dell’ adattamento del maestro mangana Go Nagai, della Divina commedia, che di recente è tornata sugli
scaffali delle fumetterie per mano della JPop in seno all’iniziativa Go Nagai Collection, i tre tankobon dedicati all’opera di Dante
vanno ad aggiungersi alle ristampe delle più famose produzioni dell’autore
giapponese, il creatore di Mazinger, Grendzinger e Devilman, tra le altre cose,
per intenderci, l’uomo che negli anni ’70
rivoluzionò il concetto dei robottoni mettendo il pilota umano nella testa dei
robot.
Dante Shinkyoku,
questo è il nome dell’opera in Giappone, fu edita dalla Kodansha nel 1997, è un
fedele adattamento dell’opera di Dante Alighieri, che si rifà nella sua fattura
grafica alle famose litografie di cui vi parlavo più su, ossia quelle dell’illustratore
francese Gustave Dorè, le cui litografie furono pubblicate per la prima volta
in Italia nel 1868, nell’edizione
della Commedia dell’editore milanese Sonzogno.
Ha avuto una prima
edizione italiana per mano della Dynamic
nel 2006. (Stampati in Taiwan e
venduti ad 8,30 l’uno), l’edizione della JPop, si vocifera, per le fumetterie aderenti dovrebbe anche
rilasciare un cofanetto con l’uscita dell’ultimo numero prevista per la fine
del mese di giugno.
Il prezzo dei Tankobon della filiale delle edizioni BD
specializzata in fumetti dal sol levante, è di 8,50€ per volume, come l’originale e la prima edizione Italiana è
composta di tre uscite, le prime due dedicate all’ Inferno, e l’ultima dedicata all’ascesa di Dante al Paradiso attraverso la scalata del monte
del Purgatorio.
L’appetibilità di questa opera è data da quanto siate degli amanti dell’opera del
Dante, personalmente io adoro il poema del sommo poeta, l’ho letto e riletto
almeno, sia integralmente che nei passaggi che amo.
Trovo superfluo dirvi alcunché sulla trama che dovreste
sapere a menadito, chi non l’ha mai letta, beh non voglio dire che dovrebbe
vergognarsi, ormai mi sono affezionato a tutti voi, però da amico vi dico, che chi
non l’ha mai letta o peggio non ha mai sentito l’esigenza di documentarsi su un’opera
che il mondo intero ci invidia, dovrebbe sentirsi un attimo profondamente ignorante.
La Divina Commedia
fu scritta tra il 1304 ed il 1321, e
ritenuta oltre che l’opera maggiore del poeta fiorentino, la più importante
opera della letteratura mondiale di tutti i tempi.
E vi prego si soffermarvi su quello che ho appena detto: Mondiale e Di tutti i tempi.
Se questo non vi fa saltare qualche battito, non so cosa ci
vuole per destarvi.
In pratica è un viaggio allegorico che compie il poeta
stesso attraverso i tre regni dell’oltretomba, un pellegrinaggio che parte dalla
Selva Oscura, e si conclude al cospetto della santissima Trinità.
L’adattamento di Go Nagai deve essere intesa come una
celebrazione, un omaggio all’opera, d’altronde il mangaka, aveva già dichiarato in più occasioni che la Divina
Commedia era stata fonte di ispirazione per il suo Devilman, non è il caso ricordarvi che il primo esperimento di Go
Nagai con un plot demoniaco è un manga del 1971
intitolato guarda il caso Mao Dante.
Ho trovato i primi due numeri estremamente fedeli al testo orignale,
deliziosamente infettati dallo stile nipponico dell’autore, vedere il sommo Dante
con le caratteristiche goccine di sudore giapponese che imperlano il suo fiero
viso fiorentino, dovrebbe strapparvi qualche vago gemito di piacere, come anche
vederlo circondato delle classiche linee
cinetiche.
Insomma quello analitico è sicuramente un modo interessante di
approntarsi alla lettura di questo manga, che ripeto non elabora nessuna
variazione sul tema, una delle cose che ho trovato appetibilissime, sono gli
approfondimenti che il creatore di Devilman dissemina nell’opera, in
concomitanza di quei momenti in cui il poeta incontra personaggi importanti
della vite medioevale e non. Ho trovato questa accortezza oltre che
squisitamente ossequiosa verso l’opera originale, anche estremamente utile al
lettore stesso.
Lo stile adottato da Go Nagai prevede un massiccio uso di
retini, e tratteggi, soluzione grafica che non fa che rimandare chi legge all’opera
litografica di Gustave Dorè, anzi questa
geniale impostazione grafica, impreziosisce il manga specie e soprattutto agli
occhi di quelli che come me hanno imparato ad amare la Commedia anche grazie al
disegnatore francese. Per dirvela tutta, Go Nagai riesce così bene nel
riprendere il tratto grafico del Dorè che il suo manga sembra racconti tutto
quello che accade tra una litografia e l’altra.
La macabra location infernale, ben si sposa con lo stile Horror
Splatter di Go Nagai, del quale mi voglio augurare abbiate già letto almeno il
suo Devilman.
Senza tediarvi troppo,
volevo appiopparvi uno sproloquio allucinante sull’opera originale, ma ve la
risparmio, mi congedo raccomandando la lettura di questa celebrazione della
Divina Commedia, ma del resto io raccomando tutto quello che celebri la Divina Commedia, dal cofanetto di DVD in cui è letta dall’immenso Vittorio Gassman, agli adattamenti
disneyani come L’inferno di Topolino
di Guido Martina, che ha il pregio
di essere il primo fumetti disneyano interamente prodotto da un autore
italiano, passando a L’inferno di
Paperino di Giulio Chierchini.
Bene, lasciate ogni speranza o voi che entrate.
E ovviamente, baci ai pupi.
E ovviamente, baci ai pupi.
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