Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

martedì 24 maggio 2016

Il cappotto

Voi conoscete Francesco Paciaroni?
E' un fumettista italiano.
Beh è editorialmente parlando, che è un aspirante fumettista, ma in pratica è un fumettista a tutti gli effetti, uno che dedica al suo sogno, ossia quello di raccontare storie per immagini, tutto il tempo e le energie che può.
Solo per questo merita rispetto.
Forse fumettisticamente parlando si deve ancora evolvere sul lato grafico, ma nemmeno evolvere, magari solo ripulirsi, prendersi più tempo nell'illustrazione, ma anche questo come commento lascia il tempo che trova, magari deve ripulire le tavole secondo me, ma magari ai suoi occhi e agli occhi di gente che già lo segue da parecchio va benissimo così.
Io ho visto alcuni suoi lavori, e posso dire dall'alto della mia ignoranza che graficamente migliora mese depo mese.
Parlo sempre di matite, per quel che concerne i testi invece, scopro che il buon Pacio è già messo bene.
Anche a contenuti non scherza.
Paciaroni è tra i miei contatti facebook, era anche nel gruppo facebook che richiama al blog, ma poi ne è uscito.
Non abbiamo mai chiarito la faccenda, ma credo di conoscere i motivi per cui abbia disertato.
Non deve essere semplice interagire in un contesto in cui l' admin è sempre pronto ad affossare qualsiasi iniziativa italiana.
Perchè in buona pace è quello che faccio io, demolisco a priori il comparto fumettisco italiano, definendolo amatoriale e ovviamente, per amatoriale intendo il contrario di professionale, dico amatoriale ma in realtà sto dicendo, inadeguato, sbagliato, superfluo, inutile.
Con il giusto paio di occhi, che indosso sempre meno, so perfettamente perchè il buon Paciaroni ha lasciato perdere Fumettopenia.
Se fossi qualcuno con un sogno, lo avrei fatto anche io, avrei lasciato perdere, blog e gruppo.
A quale autore emergente serve uno che ti dice che il fumetto italiano è una nauseante discarica a cielo aperto?
Fa strocere il naso, anche agli addetti ai lavori già affermati, pensa uno che vuole arrivare.
Poi oggi in posta mi è arrivato un suo fumetto, del tutto inaspettatamente, mi è arrivata una sua autoproduzione, credo sia la prima da solo, in cui cura sia sceneggiatura che disegni: Il cappotto.
Un' autoproduzione.
Avete idea del coraggio ci vuole per fare un autoproduzione?
A me per esempio manca.
Già anche solo esporre il fianco a stronzi come me....io non lo farei mai.
Te credo che ad un certo punto non ha più sopportato i miei sermoni demolitivi, fossero tutti come me, allora la gente dovrebbe leggere solo Moore e Morrison, fino alla nausea.
Badate bene, per me sarebbe la proverbiale utopia, a patto che l'apprezzaste, ma mi rendo conto che non può essere così.
E quindi mi oggi mi sono letto questa storia breve del buon Francesco Paciaroni, e devo dire che il tizio sa dosare bene gli ingredienti.
Mica è semplice scrivere una storia breve, hai un ridotto numero di pagine e devi spingere il lettore ad appassionarsi ed incuriosirsi, e nel medesimo esiguo numero di tavole devi raccontare una storia, con un inizio ed una fine, possibilmente appetibile.
Bendis in dodici numeri non c'entra manco mezzo di questi obiettivi.
Tanto per non venire meno alla mia fama di cagacazzi.
Il capotto invece fa tutto questo.
Ma non chiedetemi come leggerlo, non vi saprei dire, io ero in giardino che aspettavo due pacchi stamane: Starman Play Press 1-7 e Outcast 1-12 dal Canada (Outcasts della DC, però, Kirkman ve lo lascio a voi lettori del popolino, più che volentieri), e mi ritrovo il postino che mi consegna un piego libri che non aspettavo.
Ma a fine pezzo vi lascerò i contatti che ha messo in terza di copertina, del suo albo autoprodotto, e vi prego di immaginarmi dire il suo albo autoprodotto, come Leonida direbbe: Questa è Sparta.
Con voce maschia, massiccia e aggressiva.
Il Cappotto è una storia amara: il mondo è ridotto ad un bacino di guadagno dei peggiori mali della società contemporanea, incarnati in demoni e mostri dell'iimaginario collettivo, si ritrovano alla riunione di  bilancio annuale.
E qui che si sviluppa la storia, una tenebra nichilista nella quale solo per un attimo balugina  nell' ambiente opprimente, attravwerso la trama di un semplice indumento come un cappotto, che il Paciaroni spoglia delle connotazioni modaiole, e lo riduce ad un capo con la sua funzione originale: scaldare.
Scaldare cosa? Corpo? Anima? Cuore? Fate voi, decidete voi a fine lettura, magari tutte e tre le cose.
Bravo Paciaroni bello schiaffone morale che hai dato ai miei assolutismi, continua così.
Baci ai pupi a tutti gli altri.

Uh....che testa che c'ho, quasi dimenticavo: f.paciaroni@gmail.com
E megliodiunmortoincasa.com

Contattateli e concedetevi un' alternativa a Quando c'era LVI o Supergay.
Anzi poi trovatemi qualcuno, in Italia che in seconda di copertina cita Virginia Woolf.

Ribaci ai pupi.

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