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mercoledì 1 agosto 2012

I Fantastici Quattro di Mark Millar

Finchè qualcuno non viene su a darmi una mano con fumettopenìa, magari qualcuno che sta dietro ad un pò di serie regolari, e smanetta sui siti americani alla ricerca di qualche succulenta novità, e che ovviamente ha il piacere di parlare alla gente attraverso un monitor, ho paura che dovrete sorbirvi queste recensioni un pochino vintage.

Infatti mentre tutti sono lì concentrati sui Fantastici 4 di Hickman,  io, che ancora non li ho letti, visto che a parte "Wolverine e gli X-Men",sono contrario al concetto di spillati; oggi voglio ammorbarvi un poco parlando della run dello storico quartetto, ad opera di Millar ed Hitch, quindi parliamo di quel blocco di storie immediatamente precedenti a quelle del signor Hickman.
Letta tutta d'un fiato grazie alla ristampa sulla collana "Supereroi: le leggende Marvel", e grazie sopratutto alla mia fumetteria di fiducia che me l' ha fatta pagare 12€  invece che 20€, devo dire che mi è piaciuta da subito nonostante la si possa interpretare come un altro palese vanitoso tentativo dell'autore inglese di lasciare il suo marchio nell'universo Marvel.
Futuri alternativi e terre parallele infatti, sono il pretesto per infettare la linea temporale dell'universo Marvel 616, con le sue creazioni. 


Il Genio paraculo.

Chissà perchè poi a Millar gli è presa così.
Certo non si può dire che il prolifico autore non sia stato finora coerente nel tempo, cosa che non darei tanto per scontata, basti pensare alla caduta di stile del signor Frank Miller, sia come individuo che come autore, per non sottovalutare questa qualità dell'autore scozzese.

Infatti tenendo da conto le sue recenti dichiarazioni riguardo al suo rapporto con le Major: ossia che sono la via più breve da percorrere per assicurarsi il successo, il trampolino di lancio su cui darsi la spinta per poi dedicarsi alle proprie creazioni, questa run dei F4 letta a posteriori, rispecchiava alla perfezione la sua filosofia, questa sua incessante volontà di affondare le sue manacce avide, costi quel che costi, nella walk of fame del fumetto Marvel
Dopo Civil War ( il miglior maxi-evento Marvel degli ultimi 10 anni, caso chiuso!), opera che sommata ai suoi Ultimates, Authority e Kick-Ass, lo hanno lanciato nel pantheon degli autori più pagati del mondo dei comics, per Millar, è cominciata seriamente la sua carriera own-creator.
Infatti con la creazione e la cura del sempre più consistente Millarverse, prendi Kick-ass con Romita, Nemesis con Mc Niven e Superior con Yu le sue collaborazioni sulle serie regolari Marvel sono andate scemando per quantità e qualità fino a che, continuando comunque la collaborazione per l'universo Ultimate, è stato estromesso dagli illuminati  della Marvel: ossia i cosiddetti architetti, Bendis, Hickman, Brubaker, Fraction e Aaron.
Che al contrario si sono presi carico di rinnovare il  presente ed il passato del Marvel Universe: ora con massicce operazioni di retro-continuity, come Progetto Marvel di Brubaker in cui l'autore ci ha regalato un delizioso refresh della golden-age Marvel, o la serie Shield di Hickman, miniserie discussa forse perchè un pò troppo cerebrale, del papà della Fondazione Futuro che addirittura rispolvera l'ostico concetto dei Celestiali creati da Kirby nel 1976, su la miniserie Eternals, ed ora con mega-eventi e cross-over per risollevare vendite ed interesse dei lettori, come il sopravvalutatissimo Dark Reign, o Secret Invasion di Bendis , o il più recente Scisma di Jason Aaron, concepito allo scopo di dar nuovi stimoli al mondo mutante.
Millar invece ha continuato a scrivere storie per la Marvel, malcelando uno stile outsider, non sempre gradito, (innegabile la componente politica nelle sue storie), come lo stilosissimo Old Man Logan con McNiven alle tavole.
Come per dire: OK se voi vi siete presi il passato, io posso sempre lasciare il mio segno sul futuro, o almeno su un probabile futuro.

Un tè con le amiche



Nulla da dire sulla godibilità della run: breve ma veloce, incalzante, e ricca di science-fiction pura e semplice.
Millar ha ancora dentro se la spinta creativa di Ultimates, e non è ancora diventato lo svogliato autore di Ultimates Avengers.
Sin dalle prime pagine, il fumetto cattura l'attenzione e si lascia leggere  volentieri, come dei tarocchi saturi di buone notizie.
 L'incipit è spettacoloso: la terra morirà entro dieci anni, ed una fondazione sovvenzionata dal solito manipolo di  riccastri sta costruendo una nuova terra in una dimensione parallela, uguale all'originale, anche nei singoli dettagli ( i murales sui muri di New York) su cui migrare una volta che arriverà l' inevitabile apocalisse ambientale.
Capo del progetto, che ripiega sulla consulenza del cervellone di gomma per accellerare i tempi, una ex fiamma di Reed ai tempi dell'università, l'intelligentissima e sexy Alyssa Moy, Miss Fantastic, che si rivelerà tra l'altro ancora interessata a Mr Fantastic.
In F4, la vera bravura di Millar, viene fuori sopratutto nei momenti distensivi, il suo talento nel descrivere le parentesi di vita comune della prima famiglia di supereroi del mondo, emerge in svariate sottotrame: Sue ed il suo il tè con le amiche circondate dai doom-bot riprogrammati,  il fidanzamento di Ben con la maestra di Brooklyn, Debbie, la ricerca della tata per i ragazzi, il reality della torcia umana, l'evoluzione silente della piccola Valerie in una supersecchiona come il papà.
La prosa dei dialoghi è di invidiabile qualità, e gli elementi introdotti dall'autore si incastrano perfettamente tra loro come un puzzle.

Così come in Ultimates, dove l'autore scozzese  intreccia sapientemente botte e battaglie, con elementi meno tipici del fumetto supereroistico, tipo il flrt tra Cap e Wasp,  le nevrosi e le debolezze di Banner e Pym, come non ricordare il motivo che spinge Bruce ad iniettarsi il siero, o la patetica relazione tra Pym e la Valchiria dei primi Difensori dell'universo Ultimate, dimostrando di essere uno dei pochi autori dell' ultima generazione, ad aver appreso la lezione data da Claremont sugli x-men: ossia di fondere agli elementi standard del fumetto d'avventura, con situazioni e characters  tipiche della soap opera. Umanizzando così il fumetto.
Millar quindi mescola bene action, sci-fi e drama rifilandoci una deliziosa lettura. In cui trovano posto alcune sue trovate come i Nuovi Difensori, un gruppo di eroi proveninenti dal futuro che hanno deciso di far migrare i superstiti della terra nel passato.
Tra questi è divertente vedere una Sue Richards , invecchiata, che si fingerà la nuova tata dei piccoli, un nuovo Hulk, che si scoprirà poi essere l'ultimo superstite della famiglia degli Hulk sterminata da Wolverine alla fine di Old Man Logan, e lo stesso Logan versione William Munny, nascosto da un cappuccio giallo-nero.
O ancora il maestro di Destino, un supercattivone amorale, perfido, nichilista, come non se ne sono mai visti in giro prima d'ora, una sorta di Galactus-Thanos-AntiMonitor-Dormammu-Charles Manson-Ted Bundy, all-in-one,che si presenterà come colui che ha istruito il Dottor Destino ad essere ciò che è; tornato sulla Terra per punire il suo discepolo per i suoi troppi fallimenti, ed ovviamente portare la terra ed i suoi abitanti alla distruzione totale. Anche i risvolti narrativi de "il maestro di Destino" hanno una componente narcisitica, visto che in realtà il Marchese della Morte è Clyde Wyncham, altro personaggio Milleriano conosciuto dai lettori nella miniserie 1985, di Millar-Tommy Lee Edwards.

Hitch is dead?


Chissà cosa è capitato a Brian Hitch, anche la sua perfomance in F4 è per lo più sottotono.
Nonostante si torni alla gradevole impostazione dalle tavole grandi ed ampie, tipiche del wide-screen comics, concept già sperimentanto in Ultimates e qui migliorato, con frequenti splash page (alcune delle quali bellissime, per onestà bisogna dirlo), che risaltano i momenti topici della storia, nel corso della run, Hitch alterna un lavoro discreto a tavole abbozzate e dozzinali, che comunque non sono paragonabili ai suoi Ultimates o  men che meno alla sua Authority, piuttosto qui ritroviamo lo svogliatissimo Hitch di Capt. America Reborn, caotico veloce e sporco.

Quindi in soldoni

In soldoni la run merita, merita se non prendete gli spillati e se ripiegate sui volumi delle leggende, meglio ancora nell'usato così da avere i 2 volumi a prezzi più accessibili.

In buona sostanza narcisimo a parte,  i Fantastici Quattro di Mark Millar meritanodi essere tenuti in considerazione, direi sono l'epitaffio dell' autore per quel che concerne la collaborazione con  la Marvel,  anzi con il Marvel Universe, prima di scappare e dedicarsi al suo personalissimo, prolifico e redditizio universo.
Filosofia che comunque  mi trova molto d'accordo, visto il trattamento che riserva la major ai suoi vecchi collaboratori, vedi  la causa vinta recentemente contro Gary Friedrich, creatore di Ghost Rider.

Baci ai pupi.

Cardillo Gennaro

4 commenti:

  1. Mha... non so. Nel senso che forse il problema di questa run di F4 è che prima c'è stato quel capolavoro di Ultimates.
    Mi aspettavo da parte di questi due autori un lavoro molto, ma molto meglio di questo.
    Paragonare le due cose è quasi imbarazzante soprattuto per Hitch...

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  2. P.S. Mi pare di vedere che anche a te dia un certo fastidio il pulsante G+1?

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  3. Che dire, d'accordo in tutto e per tutto Gennaro! Non sono certo un fan dei F4, quindi non posso parlare da tuttologo, ma questa run me la sono proprio goduta!

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  4. non l'ho ancora letto e non so se lo farò, io e gli F4 non andiamo molto daccordo. bellissima la tua analisi su come gli autori se ne vanno da marvel, ormai alla fine comandano i film e i megaeventi. la serie regolare di ogni persoanggio deve correre dietro il suo eventuale film e la sua obbligata partecipazione al megaevento. indi per cui marvel sta perdendo un sacco di qualità per come la vedo io...

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