Da un pò di tempo ha cambiato il suo modo di leggere fumetti, l'altro giorno mi ha chiamato per dire che avrebbe voluto scrivere un pezzo sull'editoria seriale, un pezzo critico, pieno di dissenso, ma un dissenso comunque frutto di una passione pressochè inesauribile verso il media fumetto, una passione che credo condividiamo un poco tutti.
D'altronde quando chi ti delude è chi ami, il colpo è doppio, anche se quel qualcuno porta le mutande sopra i pantaloni.
Diciamo che questo pezzo è il coming-out di Jon.
Quindi vi lascio alle sue personali riflessioni sul Marvel Now e sul New52, riflessioni che alla fine lo hanno portato ad orientarsi verso altre letture.
Baci ai Pupi.
Rivoluzioni e Reboot.
E’ passato qualche anno ormai da quando, con grandi strombazzate partì quella che fu definita dalla Marvel la rivoluzione che tutti aspettavano, è più o meno lo stesso periodo, che ci separa dalle dichiarazioni dei capoccia D.C. su quello che dovrebbe essere stato il reboot definitivo.
“Joint the Revolution” era il motto che appariva su ogni nuovo
numero uno che Mamma Marvel tirava fuori.
Thor, Avengers, Nuovissimi X-men, X-men, Capitan America, Devil,
ma anche Batman Lanterna Verde, Flash, Superman, tutte testate nuove di zecca
che avrebbero dovuto la rivoluzionare il fumetto!
Beh con queste premesse, come facevo io, lettore onnivoro, a farmi
scappare questa opportunità? Come avrei potuto vivere senza avere
nella mia libreria tutte le nuove testate che stavano per inondare le
edicole? Sarebbe capitata un'altra occasione del genere? (La risposta
a questa domanda l’avrei avuta solo qualche mese dopo ma ci
torneremo fra poco).
Quindi da bravo soldatino ho iniziato a comprare Thor, Capitan
America, i vari Avengers, vecchi e nuovissimi X-Men, I Fantastici
quattro, Superman scritto da Grant Morrison e Aquaman scritto da
Johns.
Ogni mese aspettavo con ansia e trepidazione i giorni in cui dal mio edicolante di fiducia avrei visto quelle bellissime copertine con il logo Marvel Now stampato in bella vista. Ogni mese ero in attesa di questa rivoluzione, queste storie che avrebbero dovuto farmi riconciliare con il mondo dei supereroi, che avrebbero dovuto infondermi il famoso “Sense of Wonder” tipico delle storiein calzamaglia.
Mutanti del passato che arrivano nel presente e mutanti del futuro che tornano nel passato, Fantastici uomini che compiono viaggi inimmaginabili ai confini dell’universo, Killer di Divinità, nuovi origini per Superman ed un Flash di nuovo signore della velocità!
Le premesse c’erano tutte, eppure…dopo 4-5 mesi di letture appassionate, mi sentivo vuoto, iniziava a prendere corpo in me una sensazione di malessere dovuta alla consapevolezza che in qualche modo ero stato preso in giro. Nessuna delle aspettative che avevo coltivato durante la caccia ai primi numeri stava dando i frutti sperati. Le storie diventavano fiacche, i colpi di scena latitavano, tutto mi sapeva di stantio e nulla mi emozionava.
Nel frattempo avevo reperito con fatica e dispendio di soldi la run di Alan Moore su Swamp Thing e leggendola piano piano la famosa fiama si era riaccesa. Un altro mondo è possibile, un mondo senza rilanci mediocri e revisioni scadenti.
Ogni mese aspettavo con ansia e trepidazione i giorni in cui dal mio edicolante di fiducia avrei visto quelle bellissime copertine con il logo Marvel Now stampato in bella vista. Ogni mese ero in attesa di questa rivoluzione, queste storie che avrebbero dovuto farmi riconciliare con il mondo dei supereroi, che avrebbero dovuto infondermi il famoso “Sense of Wonder” tipico delle storiein calzamaglia.
Mutanti del passato che arrivano nel presente e mutanti del futuro che tornano nel passato, Fantastici uomini che compiono viaggi inimmaginabili ai confini dell’universo, Killer di Divinità, nuovi origini per Superman ed un Flash di nuovo signore della velocità!
Le premesse c’erano tutte, eppure…dopo 4-5 mesi di letture appassionate, mi sentivo vuoto, iniziava a prendere corpo in me una sensazione di malessere dovuta alla consapevolezza che in qualche modo ero stato preso in giro. Nessuna delle aspettative che avevo coltivato durante la caccia ai primi numeri stava dando i frutti sperati. Le storie diventavano fiacche, i colpi di scena latitavano, tutto mi sapeva di stantio e nulla mi emozionava.
Nel frattempo avevo reperito con fatica e dispendio di soldi la run di Alan Moore su Swamp Thing e leggendola piano piano la famosa fiama si era riaccesa. Un altro mondo è possibile, un mondo senza rilanci mediocri e revisioni scadenti.
Avrei soprattutto evitato di spendere un sacco di soldi in storie seppur dignitose, col giusto tipo di occhi, ma appena
sufficienti. Perchè perserverare ad arrovellarsi le meningi dietro a improbabili viaggi nel tempo e nello spazio,
quando avevo appena letto la spettacolare versione del Bardo sulle
origini dell’uomo della palude?
Lezioni di Anatomia, è una storia di neanche 30 pagine!
Ed in esse Moore scrive in modo sublime quello che altri autori scriverebbero impiegandone almeno 100.
Colpi di scena, cambi di prospettive e dialoghi meravigliosi. Ecco come scrive un autore degno di questo nome. Ecco come dovrebbero essere tutti i fumetti.
Eccola qui la vera rivoluzione, a prendere polvere su scaffali di fumetterie. Non era targata Marvel Now, non era avvenuta con l’invasione di nuove testate e nemmeno pubblicizzata fino alla nausea. Non era iniziata nel 2011 ma nel 1985.
Ed era avvenuta in sordina, piano piano, con un personaggio minore che nessuno voleva più scrivere. Con un autore all’epoca semi-sconosciuto che tuttavia armato di coraggio e anche di sfrontatezza aveva rivoltato lo stantio mondo dei comics. Era passato molto tempo da quando un fumetto non mi prendeva tanto da temere che finisse subito. Come la mozzarella in quella vecchia pubblicità.
Lezioni di Anatomia, è una storia di neanche 30 pagine!
Ed in esse Moore scrive in modo sublime quello che altri autori scriverebbero impiegandone almeno 100.
Colpi di scena, cambi di prospettive e dialoghi meravigliosi. Ecco come scrive un autore degno di questo nome. Ecco come dovrebbero essere tutti i fumetti.
Eccola qui la vera rivoluzione, a prendere polvere su scaffali di fumetterie. Non era targata Marvel Now, non era avvenuta con l’invasione di nuove testate e nemmeno pubblicizzata fino alla nausea. Non era iniziata nel 2011 ma nel 1985.
Ed era avvenuta in sordina, piano piano, con un personaggio minore che nessuno voleva più scrivere. Con un autore all’epoca semi-sconosciuto che tuttavia armato di coraggio e anche di sfrontatezza aveva rivoltato lo stantio mondo dei comics. Era passato molto tempo da quando un fumetto non mi prendeva tanto da temere che finisse subito. Come la mozzarella in quella vecchia pubblicità.
Voi a questo punto direte: Non dovevi mica dircelo tu, Jon, che Moore è un dio e gli
altri sono dei miseri operai che lavorano giusto per portare a casa
il salario, ed è vero, chiunque legga fumetti da qualche decennio o più, conosce il ruolo fondamentale di Moore, l'autore che ha avviato il processo di “
Decostruzione” del super eroe, prima con Miracleman e poi con Swamp
thing e Watchmen. Con questo non voglio dire che Marvel e D.C,
debbano chiudere, ed i fumetti che pubblicano, sia tutta roba da evitare. Non voglio certo essere io ad elencare le storie provenienti dai due
colossi, sottolineando l'ovvio, nominandovi fumetti che hanno segnato il mondo dei comics, però se si parla di
rivoluzione e lo si fa per descrivere quelle che altro non sono che
abilissime mosse di marketing per attirare nuovi clienti senza
cambiare nulla, se non le copertine e la numerazione delle testate,
beh io non ci sto.
Se si parla di rivoluzione, qando si parla di trame che non hanno nulla di nuovo, che non fanno nè sognare e nè riflettere, se non sulla inaudita quantità di soldi che ogni mese tiriamo fuori, manco fossimo tossici, beh io non ne voglio fare parte.
Noi vogliamo coraggio e innovazione! Vogliamo gente che osa e non si nasconde! Vogliamo insomma piu’ autori come il sorprendente Xavier Dorrison di Santuario, il magnifico Vaughan di Saga, o Terry Moore di Echo e Rachel Rising.
Se si parla di rivoluzione, qando si parla di trame che non hanno nulla di nuovo, che non fanno nè sognare e nè riflettere, se non sulla inaudita quantità di soldi che ogni mese tiriamo fuori, manco fossimo tossici, beh io non ne voglio fare parte.
Noi vogliamo coraggio e innovazione! Vogliamo gente che osa e non si nasconde! Vogliamo insomma piu’ autori come il sorprendente Xavier Dorrison di Santuario, il magnifico Vaughan di Saga, o Terry Moore di Echo e Rachel Rising.
Ed per questo che sono contento di aver contribuito (in minima
parte) alla creazione di Fumettopenia.
Perché convengo sull'idea di Gennaro, di non essere l'ennesima cassa di risonanza per strilloni che promuovono il nulla, qui non si sente il bisogno, ne la volontà di elogiare fumetti ed autori che non se lo meritano, mi piace il fatto che ogni pezzo, specie quelli critici, generino polemiche sane e nutrienti per tutti voi, e noi.
Anzi, ingraziarsi le case editrici, direi che è sempre stato l'ultima delle priorità di Gennaro.
Quindi questa è la sede giusta in cui posso dire oggi, che personalmente, ho chiuso con il fumetto seriale.
Almeno per ora.
Perché convengo sull'idea di Gennaro, di non essere l'ennesima cassa di risonanza per strilloni che promuovono il nulla, qui non si sente il bisogno, ne la volontà di elogiare fumetti ed autori che non se lo meritano, mi piace il fatto che ogni pezzo, specie quelli critici, generino polemiche sane e nutrienti per tutti voi, e noi.
Anzi, ingraziarsi le case editrici, direi che è sempre stato l'ultima delle priorità di Gennaro.
Quindi questa è la sede giusta in cui posso dire oggi, che personalmente, ho chiuso con il fumetto seriale.
Almeno per ora.
Stay with us!!
Jon Snow
Ciao Jon, partendo dall'assunto che la tua critica mossa a Marvel e Dc ci sta tutta e in parte è condivisibile, mi sembra che questa sia una battaglia contro i mulini a vento. Come fai notare anche tu Alan Moore è Alan Moore, scrittori così nel mondo del fumetto ce ne sono pochi mentre le testate in uscita ogni mese sono tantissime e quindi...
RispondiEliminaDa lettore smaliziato strilloni di nuovi rilanci e reboot non mi fanno più nessun effetto se non solleticare un po' il mio tarlo del collezionista. I due colossi dell'editoria statunitense a fumetti hanno come scopo principale quello di fare cassa, fare soldi, non quello di creare arte. E' giusto? E' sbagliato? E' quasi inutile chiederselo perché è così, punto e basta, e la cosa non cambierà. Certo che nel novero di uscite mensili cose ben scritte ce ne sono, penso all'Animal Man di Lemire, al Batman di Snyder o a quasi tutto quello che scrive Johns per la Dc. In casa Marvel non sono niente male I nuovissimi X-Men, la serie di Aaron dedicata a Wolverine o quel gioiellino di Occhio di falco. A ogni nuovo rilancio il lettore può annusare che aria tira e poi seguire quelle tre o quattro serie scritte e disegnate per bene e lasciar perdere tutto l'altro ciarpame.
Poi per leggere qualcosina in più ci si orienta su volumi, altri generi, altre case editrici, sottoetichette e via discorrendo. Alla fine l'ultima parola ce l'abbiamo noi. Io non ho abbandonato il fumetto seriale e spero di non farlo mai, è una forma di intrattenimento che mi piace tantissimo, semplicemente limito le spese a quelle poche serie che realmente mi convincono, non credo ci sia altro da fare :)
Un saluto.
Quoto in pieno entrambi sia te Dario che Jon.
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