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martedì 16 aprile 2013

Iron Man: Crash



Nel 1988 Mike Saenz scrisse ed illustrò per la linea editoriale Epic una Graphic Novel con protagonista Iron Man dal titolo Crash
Mike Saenz è un autore di fumetti ed un progammatore, più programmatore che autore di fumetti in verità, ed è stato un precursore della digitalizzazione del processo di produzione di un fumetto, nonchè un pioniere nella programmazione di videogame per adulti, prodotti nel periodo in cui era a capo della Reactor Inc: Virtual Valerie - Mac Playmate.
Nel leggere di lui in rete bisogna riconoscere che il fumetto digitale è stata una sua forte ossessione, Shatter per esempio,un fantapoliziesco pubblicato per la First Comics, vantava il record di essere il primo fumetto interamente creato con un mouse, in un tempo in cui le tavolette grafiche erano un gingillo per i film di Lucas.
Lasciò Shatter e la First Comics proprio per dedicarsi
alla graphic novel per la Marvel, che realizzò con l'aiuto del programmatore William Bates con il quale ideò il primo software per creare fumetti al computer: Comicworks per il quale non so dirvi molto a parte il fatto che girasse su Macintosh, per la paternità del programma ci sono dei dubbi: Wikipedia ne appioppa la paternità allo stesso Saenz, in collaborazione con lo stesso Bates, invece su "The Making Of Crash" però, l'autore parla del software come fosse un prodotto della Mindscape, che comunque utilizzò per gran parte del lavoro grafico del fumetto, in bianco e nero per poi colorarlo con un altro programma chiamato Litographer.

Donna Matrix e Mac-Playmate 2 di Mike Saenz






Leggere "The Making of..." è quasi più divertente che leggere il fumetto stesso, si parla di Macintosh II, di problemi inerenti alla risoluzione delle immagini, di stampanti laser, di micro-computers, che credo allora, avessero la grandezza di un comodino Ikea.
La passione con cui Saenz parla di "creazione automizzata della pagina" o "colorazione dinamica" fanno sorridere-barra-intenerirci, e con il giusto paio di occhi questa miniserie può essere quasi considerata nostalgica:

"Con Crash sono stati scoperti nuovi sistemi di manipolazione e automatizzazione dell'immagine. noi sappiamo che il nostro lavoro è niente in confronto alle potenziali possibilità di sfruttamento di un campo ancora inesplorato. In futuro avremo la possibilità di lavorare su macchine più veloci, più complesse e meno costose in termini di tempo e costi monetari. Sono convinto che un matrimonio tra computer ed arti grafiche sarà produttivo e ci porterà ad orizzonti fino ad ora impensabili."

http://www.youtube.com/watch?v=g7vqeNa9jJ0   (E direi che aveva ragione!)

Ovviamente il soggetto ideale per un Cyber-comics in casa Marvel non poteva che essere Iron Man.
Stark e la sua armatura sposavano perfettamente l'idea di un fumetto generato interamente da una macchina, inoltre temi come spionaggio industriale e guerre d'informazione erano temi attuali già nei magnifici anni '80 e si adattavano al personaggio.
La storia è ambientata in un futuro prossimo, ma prossimo, nel mondo dei fumetti, è un termine relativo.
Per i personaggi dei fumetti, specie quelli delle pubblicazioni seriali, gli anni passano più lentamente, molto più lentamente.
Se per i cani vige la regola che un anno dei nostri, vale sette dei loro, con i personaggi dei fumetti funziona al contrario: una ventina d’anni dei nostri valgono uno dei loro.
Eh si per Clark Kent e Peter Parker, i cani siamo noi.
Quindi il futuro prossimo di cui sopra, per noi dovrebbe effettivamente avverarsi nell’ anno 2090 di nostro signore.
Comunque è meglio che lasciamo stare le elucubrazioni sui viaggi temporali perché mi sto già incartando da solo: se sta storia dovrebbe avverarsi nel 3000 com’è possibile che io l’abbia già  letta da 23 anni?
(Dio, come sono vecchio.)
Paradosso temporale?  O Mike Saenz in realtà è l’uomo che viene dal futuro?
E visto quello che ha fatto Saenz nella vita, non sarebbe nemmeno un’ipotesi tanto fantascientifica!
Facciamo così, mettete una pietra sopra quello che vi ho appena detto e ricominciamo daccapo.
La storia è ambientata in un futuro dove Tony Stark è un sessantenne, ritiratosi dalla sua attività di supereroe, di Iron Man resta solo l’immagine su una scatola di cereali ricchi di ferro, a forma di ingranaggio da inzuppare nel latte la mattina a colazione.
Prima di ritirarsi anche dal mondo degli affari però, ha un ultimo colpo da portare a termine: evidentemente rincoglionito dal “Perpetuon” una droga, che ne ritarda l’invecchiamento - e che ancora gli permette di fare il galletto con le donne - Tony  ha deciso di vendere i segreti della sua tecnologia al mondo, attraverso la fusione con una corporation giapponese, con l’ovvio rischio che i suoi segreti foraggino l’industria bellica di ogni paese possa comprarsi (legalmente o meno) i suoi brevetti.

Inutili pontificazioni di un vecchio nerd.

Quindi il vecchio industriale geniale, playboy, filantropo ipotizzato da Saenz nel 1988, ha le idee diametralmente opposte alla sua controparte giovane creata appena un anno prima (1987) da Layton e Micheline per la saga Armor Wars.
Atro paradosso temporale? O Rincoglionimento senile?
Se è la stessa linea temporale dell’universo 616, dobbiamo pensare che questo vecchio Tony alla fine decide di svendere i suoi segreti, gli stessi segreti che gli furono rubati da giovane  e per recuperare i quali, diede vita ad una guerra senza quartiere (molto appetibile tra l’altro), che lo portò a combattere persino col suo amico Steve Rogers (Capitan America).
Che sono quelle facce? Non mi dite che pensavate che avessero litigato solo in Civil War? Pfui,ingenui.
La vita è un cerchio e si muove, e si ripete a cicli, sotto i capricci della grande calamita, tanto per citare, il gonzo Hunter S. Thompson.
Oddio, può anche darsi che prima di mettere le mani su “Iron Man: Crash”, Saenz non avesse mai letto una sola storia di Iron Man, e se ne fosse fregato altamente della continuità, d’altronde non vedo il dilemma, per quel che concerne i futuri futuribili del futurista Tony Stark, le cose erano tutt’altro che rosee.
Il suo futuro nipote Arno Stark, che dopo un viaggio indietro nel tempo prese una campagna di mazzate dall’uomo ragno, tanti anni fa in un storia apparsa su Star Magazine n°1, se non erro, era indubbiamente un emerito pirla.
Crash tra l’altro non faceva di una arguta prosa, il suo punto forte, anzi in alcuni passaggi diciamocelo, era decisamente narcolettica, la novità  che doveva invogliare il lettore nell’acquisto, era il fatto che come già detto, l’intera graphic novel era stata realizzata al computer.
A quei tempi una vera e propria novità.
Non si fa torto a Saenz né allo Stesso Archie Goodwin nell’affermare cere cose, ma erano gli anni ’80, ed i marvel zombies, non avevano troppo da lamentarsi, se la loro materia cerebrale era sopravvissuta all’ orripilante Secret Wars II di Shooter e Milgrom, (1985, loro – io, un mese fa), non avevano niente da temere da qualche sbadiglio generato da  qualche didascalia di troppo in  alcune tavole.
Ad opporsi a questa vendita, della tecnologia, non del volume, però state un po’ attenti cazzo.
Altrimenti tra la mia prosa contorta e voi che vi distraete di continuo, stiamo qui tutto il giorno.
Dicevo, ad opporsi alla vendita della tecnologia, oltre che l’intero consiglio di amministrazione della Stark
Ind. c’è anche Nick Fury, ovviamente geriatrico anche lui, ex direttore dello Shield, ormai in pensione, ma richiamato d’urgenza in servizio, proprio per far recuperare il lume della ragione all’amico di semolino, e gestire l’imminente crisi.
In se per sé la graphic novel non sarebbe nemmeno brutta, al contrario se gli si concede l’attenuante dell’età la possiamo trovarla persino affascinante.
In alcuni passaggi Saenz tira in piedi dialoghi e situazioni degni del documentario The Corporation, d’altronde l’etichetta EPIC, l’antenata della linea odierna MAX, concedeva agli autori una libertà di azione più ampia rispetto ai colleghi che lavoravano sulle serie regolari che erano vincolati da parametri e/o restrizioni più severi.
Saenz, furbacchione, nella stesura della sceneggiatura, pilucca anche dal Dark Knigth Returns di Miller, la sequenza del Tg alla televisione, con le pubblicità, sono tutte cose che ha sicuramente pescato dalla miniserie culto della DC. E che per osmosi, hanno dato un certo cipiglio alla sua cyber-opera.



Curiosità che un vero nerd trova geniali-barra-fondamentali

Più che un autore di fumetti, Mike Saenz era un programmatore, o per lo meno è quello che sarebbe diventato dopo, e tra le sue creazioni non possiamo non citare Virtual Valerie, un CD-Rom interattivo per adulti in cui il giocatore doveva far raggiungere l’orgasmo ad una avvenente fanciulla, attraverso un rapporto sessuale virtual. Saenz è stato uno dei precursori del Cybersesso, grazie ai suoi programmini come la trilogia di Valerie, la stessa Valerie che compare nelle prime pagine i Crash sotto forma di spot pubblicitario.

Ghost in the Stark

Eppure c'è un particolare nelle ultime pagine di Crash che mi ha colpito, a parte le ambizioni avveniristiche riguardo il fumetto computerizzato, Saenz introduce alcune novità nel suo fumetto che saranno riprese anche in futuro da altri autori, il modulo che guida a distanza nella battaglia finale contro i ladri della sua tecnologia, è un armatura vuota, nera, che potrebbe essere considerata il papà di War Machine, e comunque l'armatura vuota guidata a distanza tramite complicati software di I.A., è stato un plot più volte utilizzato, persino nella pellicola del secondo Iron Man, ma la vera novità nel finale è il fatto che il modulo alla fine prende coscienza di sè e della sua indipendenza. un software che si proclama vivo, vien da chiedersi se nella creazione del suo Ghost in The shell, Shirow non abbia dato un'occhiata allopera di Saenz, e se ne sia ispirato per il progetto 2509, l' IA nota come "il signore dei Pupazzi" o meglio il "marionettista".

Due Righe sulla Edizione Italiana.

"Ok Gennaro dove la trovo questa fantastica fetta di passato ibrido, questa prima fusione tra china e ram?"
Mi sembra già di sentirvi, miei adoratissimi Fumettopeniaci.
Crash ha avuto una sola edizione italiana (che io sappia) su Super Comics n° 4-5-6 Max Bunker Press 1991. Ed il numero 4 contiene anche il "Making of  Crash", un vero e proprio viaggio nel tecno-passato.
Roba che non dovrebbe superare i 2 euro a volume.
Beh over!
Baci ai pupi.

1 commento:

  1. WOW! Sto leggendo in questi giorni Shatter e questo Crash fu una delle primissime opere lette a 14 anni circa quando ripresi coi supereroi dopo le prime esperienze da bambino. L'esperienza fu disturbante e straniantissima. Un po' infastidito e sballato dai disegni e un po' dalla storia...

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