- Un Piccolo Omicidio di Alan Moore e Oscar Zarate, brossura, ed. Magic Press 96 pagine colore 15€-
Quando leggo un'opera di Moore, finisce che recupero immediatamente fiducia nel termine "GRAPHIC NOVEL".
Lo diceva il buon Nanni Moretti in Palombella Rossa: "le parole sono importanti".
Michele, il personaggio del film, intervistato da un' inesperta giornalista, diceva:
"Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!"
E nel mondo del fumetto, ci sono queste due parole, alle quali nel corso degli anni, abbiamo conferito un certo cipiglio: Graphic Novel.
Citiamo Wikipedia - Il romanzo a fumetti o romanzo grafico, traduzione letterale dell'espressione inglese graphic novel usata comunemente anche nell'italiano, è un formato di in cui le storie sono più lunghe (come appunto un romanzo), autoconclusive e in genere rivolte ad un pubblico adulto. Per esso è stata utilizzata anche l'espressione "fumetto d'autore", in contrapposizione a "fumetto popolare" (spesso identificato col "fumetto seriale").
In altre parole, senza strumentalizzare nulla, senza portare acqua al mio mulino, potremmo anche dire che una Graphic Novel, o un volume venduto con tale dicitura, è un acquisto che, in genere suscita decisamente molte aspettative.
Nelle ultime due settimane mi son imbattuto in 3 Graphic Novel.
La prima, cartonato (perchè, c'è da dire che l' altra peculiarità della Graphic Novel in Italia, è il fatto che quasi sempre è un cartonato) edito da NPE, porta la firma di un autore italiano, è intitolata "Asso", costa 15€, e ne ho parlato qui.
La suddetta mi è venuta irritante dal promo: La Graphic Novel è la malattia, lui è la cura.
Dopo averla letta, sospetto sia l'esatto contrario, almeno in questo caso.
La seconda, è edita Panini, è dell'anno scorso, ed è una pubblicazione più subdola: in "Sex & Violence" infatti, la componente autoriale è data dal fatto che il fumetto è illustrato da un nome che solitamente, è sinonimo di grosse vendite, Gabriele Dell'Otto, un mio breve commento sul volume invece lo trovate qui.
Ovviamente è un cartonato, costa 12€ ed a parte le tavole del disegnatore romano, che "regala", notare le virgolette, qualche illustrazione veramente notevole, credo sia semplicemente uno dei fumetti più brutti pubblicati l'anno scorso. No forse mi sbaglio, ho idea che la cosa più brutta che abbia letto quest'anno resta Asso.
Ma il punto è che le fuorvianti rigide leggi del mercato hanno proposto queste due mediocri pubblicazioni, con il pomposo titolo di fumetto autoriale.
Quindi grazie di esistere signor Moore, nel mio piccolo dico sul serio, meno male che lei è rimasto fedele alle aspettative dei suoi lettori, e non si è piegato ai blockbuster.
Grazie per dare un senso, una volta ogni tanto, al termine 9° arte, quando si parla di fumetto.
Senza di lei e qualcun'altro che ogni tanto fanno sentire forte, la voce della propria indiscutibile creatività, saremmo indottrinati da editori ed autori a ritenere "opere" , delle robe semplicemente improponibili.
Un piccolo omicidio è un romanzo delizioso, ha un incipit aggressivo, proprio con le parole che sono importanti, Moore con la sua incofondibile prosa, tocca le corde della nostra sensibilità con parole chiave, suggerendo ai lettori che stanno per leggere una storia dai canoni molto adulti.
Anche il decorso potrebbe definirsi inquietante: ci sono ansia, angoscia, fobia, impersonificati da Timothy, un rampante pubblicitario inglese, vissuto a cavallo del periodo Tatcher, con qualche scheletro nell'armadio, che dettano il ritmo della lettura.
Eppure non è un giallo, un noir, o un thriller.
Al contrario è la storia di una rinascita, un ritorno alla vita, un delizioso ottimistico (per una volta tanto) romanzo, sulla seconda possibilità, sul riscatto, e se sperate che vi dica oltre, se sperate che vi suggerisca altro per quel che conerne la trama, allora non mi conoscete bene.
Un piccolo omicidio, è la cosa più bella mi sia capitata di leggere finora, direi che è il fumetto più bello su cui ho messo le mani in questi primi mesi del 2013.
I testi di Moore sono sublimi, l'impostazione della storia, la timeline sulla quale il bardo srotola la vicenda, è lineare, liscia, fluida, assolutamente perfetta l' alternanza ai fini della narrazione, di "presente" e "ricordi", che pagina dopo pagina accompagano il lettore, fino alla fine.
Era dai tempi di "Sacco Amniotico" che non leggevo qualcosa di così bello, Moore ancora una volta, dimostra di essere quel grande autore giustamente, universalmente, riconosciuto.
Potrà essere essere antipatico, spocchioso, irritante, arrogante, snob, ma se questo caratteraccio è lo strumento per prendere le distanze da una imbarazzante mediocrità che ha investito il media Fumetto, allora prego maestro, li prenda tutti a calci in culo, ma non smetta di scrivere.
Oscar Zarate, è lisergico, intrigante, ipnotico, e come Lloyd, come Campbell, come Gibson, sposa la sceneggiatura di Moore senza remore, c'è una simbiosi totale della quale difficilmente potrete evitare di innamorarvi.
Ed oltre questo non riesco a trovare altre parole per recensire o commentare le tavole di Zarate.
Se mi concedete il termine direi semplicemente, efficace.
Bello, e l'edizione italiana della Magic Press, (15€ e toh guarda la stranezza è invece una brossura) è arricchita dall'introduzione di Carlos Sampayo, il co-creatore di Alack Sinner, semplicemtente il fumetto che dal 1974 detta è il vademecum per la stesura delle storie noir.
Ad Impreziosire ulteriolmente l'edizione inoltre, c'è post fazione degli stessi autori che raccontano il processo creativo dell'opera.
Era da parecchio tempo che non chiudevo così soddisfatto un fumetto, e ne caldeggio spassionatamente l'acquisto o il taccheggio.
Buona lettura e grazie ancora signor Moore.
Bai ai pupi.
Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.
Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.
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