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giovedì 16 gennaio 2014

The Walking Dead: Un anno passato nel sangue rappreso

Era il 15 novembre 2012, quando parlammo per la prima volta di The Walking Dead Edizione da edicola, dopo il penultimo e davvero poco elegante editoriale di Zed, ho deciso di adottare il nome di Bonellidi, solo per gli albi Bonelli. Dicevo era il 15 Novembre di due anni fa, quando in casa Salda Press decisero di arrivare in edicola con un edizione economica di quello che è stata per anni la loro sicura fonte di guadagno. Tanto che dopo appena nove mesi, nascondendosi dietro i costi di stampa e distribuzione aumentarono il prezzo del mensile da 2,90 a 3,20, evidentemente perchè avevano realizzato che per quanti supereroi ci fossero in edicola, per quanti indagatori e detective ci fossero in edicola, i loro morti viventi erano (e sono certo lo sono ancora) i personaggi che vendevano di più.
A ben vedere direi che il fumetto di Kirkman, o meglio la furbissima versione da edicola di Walking Dead è tutto quello che voleva essere Orfani di Recchioni, ovvero un fumetto che per temi affrontati o meglio ancora per rimandi in altri contesti, doveva catturare l'attenzione di nuovi lettori, nel caso di Orfani dovevano essere i gamer, nel caso di The Walking Dead sono stati gli appassionati del telefilm.
E' stato quel che è stato oggi approfittiamo del cambio della guardia dei personaggi per tornare a parlare del fumetto di Kirkman, odissea ongoing oltreoceano, che ho inserito anche nei migliori fumetti del 2013.
La morte di Carol
Con la fine della saga del governatore, direi che potremmo dire che si apre un nuovo scenario, con nuove avventure per i superstiti di quell' America divorata dai morti viventi che sta immaginando Kirkman.
Fino alla prigione lo scrittore si è concentrato sul pericolo dei morti, del contagio, poi con la saga della prigione ha esposto i lettori a nuovi pericoli, ben più pericolosi dei vaganti o degli azzannatori, o ancora degli zombi, ossia gli attacchi degli altri superstiti, che si sono rivelati minacce quasi ben più subdole e pericolose dei morti viventi.
Quello che ha reso The Walking Dead probabilmente il fumetto più famoso degli ultmi cinque dieci anni, è proprio il tempo che l'autore si è preso per sviluppare le psicologie degli attori del suo dramma.
Mi ricordo un' intervista di Frank Miller tanti anni fa quando parlava del suo (neonato all'epoca) Sin City: diceva di aver concepito un'opera più contenuta, una sceneggiatura più breve, poi Marv aveva preso spessore, e preteso più pagine.
A Kirkman deve essere successa la stessa cosa moltiplicata per il numero dei suoi personaggi, d'altronde Marv senza quei mille soliloqui non sarebbe mai diventato il disadattato bastardo misogino più amato della storia del fumetto, dopo Rorschach si capisce.
La stessa regola è valsa per Rick Grimes e soci, il tempo ha dato la possibilità all' autore (indubbiamente capace) di sviluppare drammi e psicologie sempre più realistiche, fino ad essere quello che sono (o che erano nel caso di quelli che nel frattempo sono morti) oggi: vale a dire il cast più amato e seguito di un fumetto, come non accadeva da molto e molto tempo.
Torniamo a parlare di Walking Dead oggi, perchè se il penultimo numero ci aveva lasciati un pò interdetti,
confusi e delusi dalle new entry, (lo scienziato ammanicato con Washington sembra un coglione, a voler essere gentili per esempio).
 Anche in questo caso a Kirkman è bastanto ancora una volta un poco di tempo per legarci ai nuovi arrivi, allo stesso modo in cui li guarda Grimes, con diffidenza, ma consapevoli di quella regola fondamentale, ossia che uniti può fare la differenza in un mondo impazzito come quello.
Abraham, dopo appena un mese ha già cambiato la prima pelle, ha gia smesso i panni del manzo violento con i baffi alla Hulk Hogan. Ed è diventato l'ennesimo prodotto ( o scarto) di questo mondo iperviolento, che lo ha masticato digerito e cagato via, disumanizzandolo quasi del tutto.
Kirkman ha trovato nel tempo anche il modo di giustificare l'aria del coglione dello scienziato Eugene, così ansioso di raggiungere Washington, quell'aria da demente che come dice lui stesso è un meccanismo di difesa.
E col tempo (ed il successo) che gioca dalla sua parte, Kirkman ha continuato a scolpire le anime sempre più nere dei sopravvissuti, l'infanzia perduta dei gemelli, e del piccolo Carl, la follia latente della piccola Sophia, la depressione di Maggie, unica superstite della famiglia Greene, la rabbia e la diffidenza crescente di Dale nel resto del gruppo, ansioso solo pare, di recuperare la figura dominante rispetto ad Andrea, riferimenti che sono andati via insieme alla gamba, o ancora la follia manifesta di Morgan. l'uomo che salvó Rick nel numero uno.
La morte di Tyreese
  
e quella di Lori
Insomma Kirkman sta facendo un lavoro eccellente nello sviluppo dei personaggi, e quelli che ha scelto di far morire li ha uccisi con un realismo ed un cinismo disarmante. Vedi Lori e la piccola, o Carol datosi in pasto ad uno zombi, incapace di continuare a vivere, o Tyreese, decapitato fuori dalla prigione da uno dei personaggi più perfidi che un autore abbia mai vomitato dalla sua insana mente, il governatore credo sia secondo solo al piccolo Re Joffrey Baratheon, in una ipotetica classifica di personaggi di fantasia più odiati della storia dei media.
Quindi nonostante la paraculata dell'aumento del prezzo, signor Salda non ci ha creduto nessuno, per via dei costi eccessivi, The Walking Dead si riconferma un grande fumetto al fatidico test revisionistico annuale (mese più mese meno), una costante in termini di qualità in uno scenario fumettistico di paurosi alti e bassi, sia nostrani che esteri, vedi Dragonero o Soldato d'Inverno per esempio, o tanto per rimanere antipatico a qualcuno vedi anche Occhio di Falco, che deve tanto della sua appetibilità alle matite di Aya.
E visto che si parla di matite, eccolo l'unico tallone di achille di questo fantastico fumetto, il disegnatore, che rapportato al suo predecessore Tony Moore (IMHO) non mi riesce affatto di mandarlo giù.
Ma non si può avere tutto dalla vita, di 'sti tempi, leggere un fumetto che non ha mai annoiato è già tanto.
Abraham (Fumetto)
Abraham (telefilm)













Baci ai pupi.

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