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sabato 26 luglio 2014

Le rose di Berlino hanno spine solo in Italia

Vi ricordate tempo fa quando parlammo di Tom Strong e vi dissi che la leggenda voleva che la linea ABC di Alan Moore fu concepita nel giro di un fine settimana?
Beh io non so quanto ci sia di vero in questa diceria, da Alan Moore mi aspetto di tutto, però è difficile pensare che effettivamente questo intricato arazzo che è la Lega degli Straordinari Gentlemen sia stato concepito in così poco tempo.
Da non molto tempo è sugli scaffali delle fumetterie il nuovo capitolo dell'avvincente saga del Bardo, il nuovo capitolo dedicato alla figlia di Nemo, "Le rose di Berlino" resta perfettamente all'altezza,  per quel che concerne l'appetibilità, dei precedenti capitoli.
Il nuovo capitolo si inserisce nella complicata (ma estremamente coerente) cronologia degli eventi del mondo della lega degli straordinari gentlemen, circa 16 anni dopo l'avventura polare della giovane Jenni, raccontata nel precedente spin off, Cuore di Ghiaccio. 28 anni prima dell'apparizione della stessa, invecchiata, madre, nonna e vedova, sul ponte del nuovo Nautilus, nel 1969, nel volume chiamato Century. Il terzo seguendo l'ordine editoriale.


Proprio in quelle pagine Moore lascia il lettore con moltissimi interrogativi, riguardo la giovane Jenni.
Il nuovo capitolo delle storie dedicata alla figlia dell'affascinante pirata indiano, si unisce al precedente e risponde ad ulteriori domande. e
E se mi è concesso, allo stesso tempo conferma , quando ce ne fosse bisogno, che la saga della Lega, non è solo una storia che trova il suo punto di forza, nella bravura dell'autore di costruire un mondo attingendo dalla letteratura ottocentesca e moderna, bensì è un complicatissimo arazzo che si svela ai vostri occhi capitolo dopo capitolo, fino a darvi la risposta finale, una saga che corre, inspiegabilmente composta per quasi cento anni, catturando il lettore, e costringendolo pagina dopo pagina ad un attenta analisi sia della tavola che dei testi, al fine di avere perfettamente chiaro l'audace disegno dell'autore.
Prima di scendere nei dettagli del nuovo volumetto Bao, soffermatevi su alcuni importanti particolari
Alla fine del 1800 quando, i Gentlemen vinsero la guerra contro gli invasori spaziali, Nemo scelse di ritirarsi, disgustato dalle soluzioni adottate dalla corona per tenere testa alle lumache marziane. Si apprende, in seguito, che il capitano Nemo durante gli anni del suo esilio sull'isola Lincoln, è diventato padre di una ragazzina, della quale si hanno le prime notizie dalle note della sig.na Murray, nel famoso Almanacco del nuovo viaggiatore, Jenni, questo è il nome dell'erede del pirata indiano, compare per la prima volta in Century, 1910, durante il suo battesimo di fuoco, dove in un finale che ricorda molto la sequenza finale del consigliato, Dogville di Lars Von Trier abbraccia il suo retaggio di sangue e violenza e si dà alla pirateria,a bordo di un rinnovato Nautilus, aiutata dai vecchi luogotenenti di suo padre, il vecchio Ismaele, e l'aitante Board Arrow Jack, dopo un adolescenza passata a patire umiliazioni di ogni genere, negli squallidi docks della Londra del 1900, dove si era rifugiata per sfuggire ai suoi discutibili legami sanguigni.
I lettori che hanno seguito la saga regolarmente, hanno poi ritrovato una Jenni invecchiata, nell'anno 1969, mentre riporta a Londra Allan Mina ed Orlando, in quell'unica pagina la nuova creatura di Moore compare, pare solo per confondere i lettori.
"La vita eterna non fa per me. Morirò e mi riunirò al mio amore Jack. Nostra figlia e mio nipote sono la mia immortalità." 
Non ci sono altri indizi rilevanti, Moore stupisce i lettori, prima introducendo un nuovo carismatico personaggio, per poi riproporlo piegato dagli anni trascorsi nel capitolo successivo, 1969, 59 anni dopo la sua genesi.
E se, Cuore di ghiaccio, tra le tavole omaggianti per lo più, la letteratura di HP Lovercraft, lascia intendere chi sia questo misterioso Jack, l'avventura Berlinese dell'affascinante piratessa, spiega ai lettori nell'assoluta chiarezza il senso di quelle sibilline parole.
Prima di tutto Nemo - le rose di Berlino è un omaggio alla filmografia tedesca di Fritz Lang e non solo. La bellezza di questa breve storia non risiede nel suo svolgimento quanto piuttosto nella realizzazione, di come anche questo spin-off si incastri alla perfezione del disegno generale dell'autore. Come un pezzo di puzzle destinato ad un unico e preciso posto.


Senza spoilerarvi assolutamente nulla della breve, anzi brevissima storia, troppo breve ad essere sinceri - per un' analisi approfondita dei luoghi e dei personaggi, vi invito a seguire il blog , in attesa del nuovo speciale inerente la guida alla lettura, e la scoperta dei segreti di una delle migliori prove di Alan Moore, (IMHO).
Mi limiterò a dire che per innamorarmi di questo nuovo capitolo e bastato vedere la colonna portante della trama, ne Le Rose di Berlino siamo a cavallo del conflitto mondiale, Moore che nel suo mondo non ha quasi mai adoperato personaggi presi dal mondo reale, lascia impersonare il ruolo del cancelliere tedesco Hitler, alla più famosa controparte cinematografica del folle ariano, il riuscitissimo Adenoid Hynkel, del film, Il Grande dittatore di Charlie Chaplin.
Basterebbe questa piccola chicca per rapirvi, eppure Moore fa di più, approfondisce scorci narrativi che
aveva già esposto in passato, come la controparte tedesca degli straordinari gentlemen, attingendo stavolta dalla creatività del cineasta Fritz Lang, sue sono infatti le creature che vedrete in quest'avventura come il dottor Mabuse o il genio visionario di Rotwang, e la sua creatura robotica, vista nel famosissimo Metropolis.
Veloce, avvincente e stupendamente illustrata dal buon Kevin O'Neill, Nemo le rose di Berlino, per quelli che amano la saga di Moore è un altro tassello essenziale, ed è proprio su questo che fa leva la Bao , che persiste con queste edizioni cinesi nane e carissime, che offendono non solo l'opera ma anche il lettore.
Ecco siccome ho deciso di non rilasciare il minimo input, per quel che concerne le citazioni, come detto mi riservo di stilare un nuovo speciale, le critiche su questa lettura sono tutte legate all'edizione italiana.
Come per il precedente capitolo, la Bao ha preteso per questo volume, 13,00€, per sole 60 pagine, credo che non offendo la susscettiblità di nessuno se dico che questo prezzo per questa foliazione è un autentico furto, che ci sia una copertina cartonata o meno.
La verità è che il nome in copertina, richiama solo un certo tipo di lettori, per lo più, l'edizione si rivolge ad un bacino di lettori, in maggioranza composto da maggiorenni indipendenti, e la Bao, fa leva su questo.
Quello che più irrita è che anche questo volume come i precedenti, siano stampati in Cina, e siano stati ridotti nel formato, con una delle scuse più ridicole che si siano mai sentite dire da un editore. Chi segue questo blog da parecchio, sa già di cosa stiamo parlando. Fosse il caso di ripeterlo, rinfreschiamo la memoria a quelli che l'hanno dimenticato: ai tempi di Century, quando i primi lettori chiesero spiegazioni sul formato ridotto di Century, la Bao, su Facebook, rispose che il formato originario, non era compatibile con le macchine europee, dimenticando che il fumetto fosse anche europeo, inglese per la precisione, vedi la Knockabout.
Questa presunta incompatibilità del formato comics americano, a sentire loro tanto tempo fa, causava un enorme spreco di carta che si ripercuoteva poi sul prezzo di copertina, poi però qualcuno (Fumettopenia compreso) fece notare all'editore ed ai suoi lettori, che le presunte macchine europee, erano decisamente poco europee, visto che, in Century, a fine volume c'era scritto, che era stato stampato in Cina.
Insomma la morale è che se non fosse Alan Moore, se non fosse così indispensabile come lettura, per tutti quelli come me che adorano questa saga, vi direi, nella coerenza della ragion d'essere del blog, di lasciare questo tentativo di rapina sugli scaffali delle fumetterie, o nei depositi dell'editore, dai quali molto poco sportivamente, è diventato disponibile per la vendita on line molto tempo prima che arrivasse nelle fumetterie, sgambetti a cui i fumettari dovrebbero essere abituati, ma che spiace sempre vedere fatti in piena luce.
Così da dare un chiaro messaggio agli editori italiani, che certe furbe iniziative, non solo non sono gradite, ma fanno anche male al fumetto, ed alla sua divulgazione.
In soldoni Nemo Le Rose di Berlino è un bellissimo fumetto, scritto bene e disegnato meglio, che per la sua caratteristica di nascondere al suo interno una moltitudine di citazioni, si presta a più letture e svariate ricerche per la comprensione della volontà dell'autore.
L'edizione Italiana, è brutta, piccola, scomoda nella lettura, specie l'appetibile appendice in prosa finale, proposta da Moore come fosse un' intervista. Il prezzo proposto da pubblico è come il precedente Cuore di Ghiaccio troppo alto, tanto che penso che molti lettori aspetteranno i saldi di fine stagione Bao, quel periodo dell'anno in cui l'editore, sgambettando ulteriormente chi vende i suoi fumetti, propone il suo catalogo scontato al 25%. E tanti saluti alle rese nelle fumetterie non aderenti all'iniziativa.
Il fatto che il volume, ancora una volta, manchi di un adeguato apparato redazionale che spieghi al lettore dove Moore attinge il materiale della storia, non fa che rendere il prezzo ancora più alto, il fatto che le pagine in tedesco (e francese) restino tali anche nell'edizione italiana, che non ci si degni nemmeno di aggiungere una pagina in cui si fornisce per amore dell'opera che si sta pubblicando, una traduzione dei dialoghi in crucco che vedono protagonista Hynkel e gli altri tedeschi, non fa che svalutare l'edizione italiana, e renderla nel commento finale ancora più scadente.
Il fatto che il volume sia stampato in Cina, quindi a costi sicuramente più bassi, e sia proposto alle tasche dei lettori italiani con un prezzo del genere, è concedetemi il termine, scandaloso.
Consigliato ai pochi (purtroppo) che senza Bardo campano male e campano poco. Sconsigliato a tutti gli altri che rifuggono letture impegnative. Anzi a 'sto prezzo pure a quelli che adorano letture impegantive ma al contrario di me, senza Alan Moore vivono tranquillamente.
Una condizione per me impossibile.
Ma d'altronde come diceva Jack Burton "Chi mendica non può scegliere", nel mio piccolo Moore escluso, continuo ad evitare costantemente di comprare alcunchè dal catalogo di un editore del quale non condivido molte scelte editoriali.
Baci ai pupi e buone ferie.

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