Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

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giovedì 22 novembre 2012

Le anteprime di Fumettopenia - La nuova Suicide Squad (new52)





L’evoluzione della Sporca 

Dozzina, o a voler essere più cinefili, a voler apparire anche un pochetto più acculturati, potrei dirvi anche una rivisitazione dei Sette Samurai, a far un esempio più terra terra invece, potrei citarvi “Armageddon”, quella ridicola americanata, in cui la terra era condannata per l’arrivo di un mega-meteorite, che, se guardate in compagnia di una donna, non fate altro che “tzare” come Zio Paperone, per darvi un tono, ma che se rivedete da soli, vi fomentate come pupi, brutti vigliacchi che non siete altro.
Tutte varianti dello stesso tema: gli stronzi ci salveranno.
Ma poi i tempi sono cambiati, è nato lo spionaggio sporco, i team stealth, invisibili e spietati, dai quanti fumetti ultimamamente avete letto su questo genere?
Quello che ricordo con più piacere, è la Justice League Elite, miniserie di qualche tempo fa edita in Italia sotto marchio Planeta, di cui parlai anche su fumettidicarta.
Cosa è per esempio la Uncanny X-Force, se non l’ennesima collana che arricchisce questo filone?
La DC col suo new52, ha rispolverato tutte, ma proprio tutte le sue testate, anche quelle chiuse da decenni, pensate che hanno rilanciato robe come Amethist – Princess of Gemworld, che qui in Italia se non erro, vedemmo solo nelle pagine di Crisis on Infinite Worlds, anzi su una sola pagina, mentre il suo mondo delle gemme veniva divorato dall’anti-materia, porella.
Persino la serie Horror I...Vampire, ha rivisto la luce, nonostante luce e vampiri non vadano tanto d’accordo.
Quindi volete che quei furbacchioni della DC non trovavano il modo per riportare in scena uno dei primi Stealth Team in mutandoni?
E si perché diciamolo, i Thunderbolts (nati nel 1997), o i Vendicatori Oscuri nati anche dopo, è tutta roba che ha radici nel giardino del nemico, lo zoccolo duro degli ultrà della Marvel di questo devono farsi una ragione, la Suicide Squad  (apparsa la prima volta nel 1959- e la seconda incarnazione 1987) è la mamma di tutte le squadre sotto copertura.
E noi italiani la conoscemmo per la prima volta sulle pagine del mensile della Play Press dedicato alla Justice League, che ospitò nei primi tre numeri la bellissima miniserie Legends di Byrne, prima pietra del nuovo universo DC dopo il maxi-evento di Perez-Wolfman. Si esattamente, un altro reboot.
Ed eccola qui la nuova Suicide Squad, figlia del suo tempo, così gotica, violenta e caciarona.
Che arriverà nelle fumetterie italiane, più o meno nel prossimo gennaio, nel formato brossurato, presumo, gia adottato per le varie serie “minori” ma quasi tutte valide, come Deadman,, Justice League Dark, Animal Man e Batwoman
Mi sono letto per voi,  i primi sei numeri della miniserie dedicata al rilancio della squadra suicida di Amanda Waller. 130 pagine, pagina più pagina meno che dovrebbero essere contenute nel primo volume dell’editore italiano, e le ho trovate, una lettura evasiva, leggera nonostante l’enorme quantità di sangue che si riversa sulle pareti e sui pavimenti delle sale in cui si combatte selvaggiamente, cazzeggio puro senza troppe pretese, ma divertente quanto basta per non farvi prendere dalle crisi mistiche in caso di acquisto.
Non è certo un capolavoro di cui parleranno i posteri, ma considerando quello che vi leggete (e vi fate pure andar bene) di solito non è malaccio: azione, violenza, qualche parentesi abbastanza splatter, il tutto condito da dialoghi sboroni ma funzionali.
Dal punto di vista grafico, le tavole dell’argentino Federico Dall’Occhio, sono terribilmente valide, uno stile dinamico ed allo stesso tempo realistico che rende sicuramente più appetibile il volume. Buone anche le incursioni di Clayton Henry, le sue chine più cicciotte e nette ricordano vagamente McGuinnes, ma senza la sua eccessiva vena da cartoonist e senza l’abuso di steroidi con cui è solito gonfiare le anatomie dei suoi personaggi.

E’ ora di raccontarvi un minimo di storia senza troppi spoiler, tanto da qui a gennaio ve la sarete scordata di sicuro:
Adam Glass co-autore del terrificante Deadpool  - Suicide Kings, in questo caso, struttura una storia ed una sceneggiatura, se vogliamo borderline, ossia piacevole senza scadere eccessivamente nell’assurdo, tanto sconosciuti quanto carismatici, i personaggi di cui usufruisce e che caratterizza gradevolmente:








Bello il suo Diablo, un pirocinetico, capace di comandare le fiamme ed il fuoco, attraverso i suoi tatuaggi, ed il suo potere sembra avere più un origine mistica che organica, o almeno è quello che ho capito io dal mio inglese non proprio di livello madrelingua, già visto comunque nelle pagine di Flashpoint.
King Shark, è un vecchio nemico di Superboy, uno squalo umanoide, il forzuto della truppa, che preferisce sistemare i suoi nemici con le sue mandibole piuttosto che con i suoi muscoli.
Savant, il solito vigilante esperto in svariate arti marziali nonchè abile all’uso di tutte le armi conosciute, Voltaic, capace di emettere scariche elettriche tali da fulminare le sue vittime,  e Ragno Nero, sconosciutissimo, vengono tutti dall’universo dei supervillain di Batman.
A questi si aggiungono Deadshoot, il mercenario che non sbaglia un colpo, che è un  veterano della squadra, e la bella, sexy  e letale Harleyquinn, interessante intro della serie, e chiaramente vera first lady, alla quale l’autore presta particolare attenzione, curandone più degli altri la caratterizzazione.
Questa è l’allegra sociopatica e violenta brigata messa su da Glass, per la nuova Suicide Squad, direttamente dal carcere di massima sicurezza di Belle Reeve, sugli scaffali delle nostre fumetterie se va tutto bene a gennaio.
Unica nota dolente? Amanda Waller
Nel  restyling  del personaggio,  da adorabile donnona che era nella versione di Byrne, qui è la solita silfide, bella per gli occhi, ma che perde insieme ai suoi chili di troppo anche il carisma, che le faceva tenere testa alla peggiore feccia dell’universo DC, nonche a tipi tosti come Flagg o Batman.
In definitiva, una buona miniserie senza troppe pretese, a voi e al vostro portafoglio vedere se vale la pena spenderci dei soldi!
Baci ai pupi



L'evoluzione di Amanda Waller






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