Ed eccoci qui,
potevamo non accodarci alla fila di blogger che si sta lanciando in mille
dissertazioni sul nuovo mensile della Bonelli?
Arriva anche per noi
di Fumettopenìa, il momento di rapportarci con gli Orfani di Roberto Recchioni.
Avevo promesso sulla
pagina Facebook però, che avrei delegato agli altri il commento, perchè sono
oberato di letture che personalmente, reputo più interessanti da commentare:
Longshot
(Marvel-Panini), Punk Rock Jesus (Vertigo-RW Lion) e la Doom Patrol di Morrison
(DC-Vertigo-RW Lion).
Ed eccolo apparire dal
nulla, l'amico Loreto di Napoli - autentico Marvel-troll nonchè mio
rompicoglioni et stalker personale, che mi ha spedito a bruciapelo il suo commento su Orfani, per chiedermi cosa ne pensassi.
Commento che mi
ha costretto a rivedere i miei programmi visto che ho dovuto revisionarlo non
poco.
Diciamo che la prima
stesura del pezzo era troppo, per così dire carica, sul lato emozionale, ma presumo che spendere 4,50€ con mille
aspettative, e vederle deluse pagina dopo pagina possa irritare parecchio.
Comunque visto
che è la sua prima recensione, diamogli il benvenuto, d'altronde come dico
sempre, è meglio ascoltare più campane per farsi un idea di quello che
succede al di là del proprio naso. Anche se la campana in questione è Loreto.
Buona lettura di
questa atipica recensione pasticciata a quattro mani e soliti baci ai pupi.
"Finalmente" ho letto Orfani!
Dopo tutto gli hype ed i flame nati su questa serie
ancor prima della sua pubblicazione, prenderlo è diventato un obbligo, se
non altro per non essere tagliato fuori dai vari gruppi e forum, dato che
disquisire su Orfani sia la regola del momento. [La vita è fatta di priorità ndGen]
Dal punto di vista editoriale direi che Recchioni ha vinto, nel bene o nel male, che sia piaciuta o meno, il nuovo mensile dell'autore romano e di Mammucari è la serie italiana più discussa del momento.
Professione Flamer
Incuriosito soprattutto dalle feroci stroncature di parecchi
lettori che, a mio parere, sembrano dovute più a un odio incondizionato [odio addirittura! ndGen] verso
l'autore che all'opera in se, mi sono deciso a comprarlo e leggerlo, [e sono tre volte che lo dici la
cominciamo sta recensione o no?! ndGen] (anche se non trovi molto
allettante l'idea di spendere 4,50€ in più al mese).
Prima le buone
notizie.
La veste grafica è ben fatta, il prodotto si presenta
moderno e accattivante e le copertine del grande Massimo Carnevale danno quell’incentivo
in più. I disegni di Mammucari sono molto godibili e nonostante sembra che
resti ingabbiati nei soliti canoni delle geometrie delle tavole Monelli, sembra
che riesca a trovare lo spazio per concedesi qualche piccola licenza stilistica,
tipo qualche splashpage qui e là.
Ma la vera rivoluzione sta nei colori, mai così ben
utilizzati in altre edizioni della casa editrice di via Buonarroti che, oltre
ad arricchire i disegni, contribuiscono a dare spessore ed emotività alla trama,
suggerendo con vari cambi di tonalità l'atmosfera che i due autori vogliono
trasmettere.
Ecco una cosa che accomuna
gli articoli su Orfani che ho letto in giro, mai come per Orfani, il contributo del colorista è diventato
così importante, il colorista, questa figura che nessuno si fila di solito, e
non me ne vogliano i coloristi, in Orfani diventa un incentivo all’acquisto, il bastone grazie al quale si aiuta una sceneggiatura
claudicante, che ha fatto dell’arte della citazione la sua ragion d’essere [ndGen]
Dal punto di vista della sceneggiatura, beh, diciamo che qui
se l'asino non casca del tutto, è il caso di dire che vola abbastanza basso:
La storia si articola in due linee temporali: il
passato - dove si narra della gioventù e quindi dell'addestramento degli
"Orfani" e il presente (o il futuro?) [lo stai chiedendo a
noi?ndGen] -dove troviamo i personaggi cresciuti, addestrati e trasformati
in macchine da guerra.
Una sceneggiatura che IMHO
[e
sottolineo la sua IMHO! ndGen] ho trovato ricca di un bel pò di forzature.
Tipo perchè spendere tempo, soldi e carburante per
salvare dei bambini, dividerli in gruppi per poi riabbandonarli ed osservare
come se la cavano?
Il fatto che questi ragazzi siano sopravvissuti alla
distruzione della Terra, non basta come prova per quel che concerne il
loro istinto di sopravvivenza?
Aldilà della palese volontà di trasformare il fumetto in una
sorta di clip di uno shoot'em' up dell'ultima generazione, che funzionalità ha
una lotta con un orso furioso?
Che a voler essere pignoli non regge come Boss finale,
specie se il livello precedente è stato salvarsi da un olocausto.
Trovo che sia proprio questa forzata
videoludicizzazione del fumetto che mi ha lasciato abbastanza deluso per
questo numero uno.
Momento topico - Uno dei ragazzini del gruppo, si
sacrifica per salvare gli altri dandosi in pasto all'orso di cui sopra.
Un martire di una decina d'anni, che davanti ad una bestia
inferocita, resta volontariamente immobile e si fa sbranare manco fosse sotto
morfina, per far salvare un gruppo di sconosciuti con i quali fino a poche
pagine prima i rapporti non erano nemmeno così tanto rosei.
[Sei l’unico convinto
che il tipo sia morto comunque ndGen]
In sostanza non c'è nulla di accattivante in questo primo
numero, che sostanzialmente parla di un improbabile battesimo di fuoco di un
gruppo di ragazzini sconosciuti l'un l'altro, miracolosamente scampati ad una
catastrofe in cui hanno perso tutto quello che avevano di più caro, eppure
nonostante la giovane età riescono ad orientarsi in un ambiente sconosciuto e
ostile, capendo da soli dove andare e che fare, e sopratutto, a
comportarsi in una situazione estrema e di sopravvivenza, a prendere decisioni
lucide e fredde, manco fossero dei piccoli Rambo.
[ma cosa ti lamenti? Amuro Ray guidava Gundam a nemmeno 15 anni Watta Takeo il Trider G7 e Kento Tate ha imparato prima a pilotare Daltanius che a farsi la barba! Come per questi cartoni, anche il target di Orfani non era certo un pubblico adulto, sarà un caso se il numero Zero era distribuito gratutitamente nei Gamestop, e la copertina ha forti rimandi grafici ad Halo? Oltre il citazionismo dell'opera nipponica, che esalta un eroismo adolescenziale, tipico degli cartoni degli anni'70 '80, non c’è molto altro. ndGen]
[ma cosa ti lamenti? Amuro Ray guidava Gundam a nemmeno 15 anni Watta Takeo il Trider G7 e Kento Tate ha imparato prima a pilotare Daltanius che a farsi la barba! Come per questi cartoni, anche il target di Orfani non era certo un pubblico adulto, sarà un caso se il numero Zero era distribuito gratutitamente nei Gamestop, e la copertina ha forti rimandi grafici ad Halo? Oltre il citazionismo dell'opera nipponica, che esalta un eroismo adolescenziale, tipico degli cartoni degli anni'70 '80, non c’è molto altro. ndGen]
Sinceramente trovo più credibile Spiderman! [se intendi Superior sappi che questa è la
prima ed ultima recensione che scrivi per il blog, non è che Otto Parker sia
rivolto ad un target differente da
quello di Orfani. ndGen]
In conclusione
Avevo promesso di restarmene
fuori ma già che ci sono, vi dico anche la mia opinione:
Questo pezzo postato dallo
stesso autore sul suo blog sembra mettere un tappo in bocca a tutti gli hater
della sua creazione, una volontà di
sottolineare la differenza tra plagio e citazione.
Ma il problema di Orfani è quello? L’imbarazzante quantità di citazioni? O il riciclo?
Ma il problema di Orfani è quello? L’imbarazzante quantità di citazioni? O il riciclo?
L’impressione che ho
avuto io, è stato di leggere una sorta di Frankenstein, un patchwork di
sceneggiature prese in prestito da questo o da quella opera (che sia
cinematografica, fumettistica o videoludica).
Una sceneggiatura che
è un po’ la cronaca di un successo già annunciata, piena di rimandi e dejavù, e che una
volta interpretata si lascia leggere senza sorprendere, perchè scivola pagina
dopo pagina in un susseguirsi di situazioni abbastanza stereotipate nella loro
godibilità.
E pazienza se gli
alieni sono una via di mezzo tra Glob Herman, Slushh del Sinestro Corps e Brimstone,
pazienza se i dialoghi sembrano strappati al monitor del vostro pc mentre
giocate a
Medal of Honor, Orfani è una
lettura leggera forse troppo, ma solo per chi cerca nel media fumetto altre
cose. Uno shoot’em up last generation.La sceneggiatura è inframezzata da situazioni o scene pescate un pò in giro, espedienti narrativi e grafici, in cui vi siete già imbattuti in passato, e che vi hanno emozionato.
L'emozione che si sente con Orfani è la copia di una copia di una copia, sotto questo aspetto sembra un trattato di pedagogia, in cui il lettore riveste il ruolo dei cani che sbavano al suono della campanella.
Se deve tenervi
compagnia una trentina di minuti in treno è un’ ottimo investimento, ma non
dovreste aspettarvi altro.
E se i lovers
vogliono ostinarsi a volergli dare il ruolo del salvatore del fumetto italiano,
si limitino almeno a specificare che, se rivoluzione c’è stata è limitata al
lato grafico della serie. Ed è limitata in seno alla storia fumettistica dell'editore
Però ricordiamo anche,
che anni ed anni fa ci sono già state eccezionali sperimentazioni sul colore,
anni e anni fa un manipolo di autori italini raccolti sotto il nome di SHOK
Studio, produssero due fumetti che in Italia furono semplicemente anacronistici,
per quel che concerne le tavole, lo storytelling ed il colore: Cyberpunk West e Egon, tarantiniani nei testi e bisleyani nei
disegni.
Orfani non è un
brutto fumetto, ma d’altrocanto la sua bellezza è vittima di una pesante sensazione
di già visto, la sua godibilità sembra automatica, inevitabile, artefatta, studiata
a tavolino. Si prenderà?
No - il suo impeccabile confezionamento, si ripercuote sul prezzo, e proprio il prezzo, lo mette in competizione con altri fumetti, con i quali esce sconfitto (IMHO), in edicola a 1,20 in meno c’è un fumetto con una godibilità infinitamente maggiore, e non serve nemmeno che vi ricordi di cosa parlo. Poi de gustibus, beh quelli non si discutono mai.
No - il suo impeccabile confezionamento, si ripercuote sul prezzo, e proprio il prezzo, lo mette in competizione con altri fumetti, con i quali esce sconfitto (IMHO), in edicola a 1,20 in meno c’è un fumetto con una godibilità infinitamente maggiore, e non serve nemmeno che vi ricordi di cosa parlo. Poi de gustibus, beh quelli non si discutono mai.
E come dice Forrest
Gump, visto che non si fa altro che citare ultimamente:
Non ho altro da dire
su questa faccenda.
Baci ai pupi.
(Revisione, supervisione, Parental control, ed accompagnamento
di Cardillo Gennaro)
Nessun commento:
Posta un commento