Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

giovedì 24 ottobre 2013

Orfani d'innovazione



Ed eccoci qui, potevamo non accodarci alla fila di blogger che si sta lanciando in mille dissertazioni sul nuovo mensile della Bonelli?
Arriva anche per noi di Fumettopenìa, il momento di rapportarci con gli Orfani di Roberto Recchioni.
Avevo promesso sulla pagina Facebook però, che avrei delegato agli altri il commento, perchè sono oberato di letture che personalmente, reputo più interessanti da commentare:
Longshot (Marvel-Panini), Punk Rock Jesus (Vertigo-RW Lion) e la Doom Patrol di Morrison (DC-Vertigo-RW Lion).
Ed eccolo apparire dal nulla, l'amico Loreto di Napoli - autentico Marvel-troll nonchè mio rompicoglioni et stalker personale, che mi ha spedito a bruciapelo il suo commento su Orfani,  per chiedermi cosa ne pensassi.
Commento che  mi ha costretto a rivedere i miei programmi visto che ho dovuto revisionarlo non poco.
Diciamo che la prima stesura del pezzo era troppo, per così dire carica, sul lato emozionale, ma  presumo che spendere 4,50€ con mille aspettative, e vederle deluse pagina dopo pagina possa irritare parecchio.
Comunque  visto che è la sua prima recensione, diamogli il benvenuto, d'altronde come dico sempre, è  meglio ascoltare più campane per farsi un idea di quello che succede al di là del proprio naso. Anche se la campana in questione è Loreto.
Buona lettura di questa atipica recensione pasticciata a quattro mani e soliti baci ai pupi.

"Finalmente" ho letto Orfani!
Dopo tutto gli hype ed i flame nati su  questa serie ancor prima della sua pubblicazione, prenderlo è diventato un obbligo, se non altro per non essere tagliato fuori dai vari gruppi e forum, dato che disquisire su Orfani sia la regola del momento. [La vita è fatta di priorità ndGen]


Dal punto di vista editoriale direi che Recchioni ha vinto, nel bene o nel male, che sia piaciuta o meno, il nuovo mensile dell'autore romano e di Mammucari è la serie italiana più discussa del momento.

Professione Flamer

Incuriosito soprattutto dalle feroci stroncature di parecchi lettori che, a mio parere, sembrano dovute più a un odio incondizionato [odio addirittura! ndGen] verso l'autore che all'opera in se, mi sono deciso a comprarlo e leggerlo, [e sono tre volte che lo dici la cominciamo sta recensione o no?! ndGen] (anche se non trovi molto allettante l'idea di spendere 4,50€  in più al mese).

Prima le buone notizie.

La veste grafica è ben fatta, il prodotto si presenta moderno e accattivante e le copertine del grande Massimo Carnevale danno quell’incentivo in più. I disegni di Mammucari sono molto godibili e nonostante sembra che resti ingabbiati nei soliti canoni delle geometrie delle tavole Monelli, sembra che riesca a trovare lo spazio per concedesi qualche piccola licenza stilistica, tipo qualche splashpage qui e là.  
Ma la vera rivoluzione sta nei colori, mai così ben utilizzati in altre edizioni della casa editrice di via Buonarroti che, oltre ad arricchire i disegni, contribuiscono a dare spessore ed emotività alla trama, suggerendo con vari cambi di tonalità l'atmosfera che i due autori vogliono trasmettere.

Ecco una cosa che accomuna gli articoli su Orfani che ho letto in giro, mai come per Orfani, il contributo del colorista è diventato così importante, il colorista, questa figura che nessuno si fila di solito, e non me ne vogliano i coloristi, in Orfani diventa un incentivo all’acquisto, il bastone  grazie al quale si aiuta una sceneggiatura claudicante, che ha fatto dell’arte della citazione la sua ragion d’essere [ndGen]

Dal punto di vista della sceneggiatura, beh, diciamo che qui se l'asino non casca del tutto, è il caso di dire che vola abbastanza basso:
La storia si articola in due linee temporali:  il passato - dove si narra della gioventù e quindi dell'addestramento degli "Orfani" e il presente (o il futuro?) [lo stai chiedendo a noi?ndGen] -dove troviamo i personaggi cresciuti, addestrati e trasformati in macchine da guerra.
Una sceneggiatura che IMHO  [e sottolineo la sua IMHO! ndGen] ho trovato ricca di un bel pò di forzature.
Tipo perchè spendere tempo, soldi e carburante per salvare dei bambini, dividerli in gruppi per poi riabbandonarli ed osservare come se la cavano?
Il fatto che questi ragazzi siano sopravvissuti alla distruzione della Terra, non basta come prova per quel che concerne il loro istinto di sopravvivenza?
Aldilà della palese volontà di trasformare il fumetto in una sorta di clip di uno shoot'em' up dell'ultima generazione, che funzionalità ha una lotta con un orso furioso?
Che a voler essere pignoli non regge come Boss finale, specie se il livello precedente è stato salvarsi da un olocausto.
Trovo che sia proprio questa forzata videoludicizzazione del fumetto che mi ha lasciato abbastanza deluso per questo numero uno. 
Momento topico - Uno dei ragazzini del gruppo, si sacrifica per salvare gli altri dandosi in pasto all'orso di cui sopra.
Un martire di una decina d'anni, che davanti ad una bestia inferocita, resta volontariamente immobile e si fa sbranare manco fosse sotto morfina, per far salvare un gruppo di sconosciuti con i quali fino a poche pagine prima i rapporti non erano nemmeno così tanto rosei.
[Sei l’unico convinto che il tipo sia morto comunque ndGen]
In sostanza non c'è nulla di accattivante in questo primo numero, che sostanzialmente parla di un improbabile battesimo di fuoco di un gruppo di ragazzini sconosciuti l'un l'altro, miracolosamente scampati ad una catastrofe in cui hanno perso tutto quello che avevano di più caro, eppure nonostante la giovane età riescono ad orientarsi in un ambiente sconosciuto e ostile, capendo da soli dove andare e che fare, e sopratutto, a comportarsi in una situazione estrema e di sopravvivenza, a prendere decisioni lucide e fredde, manco fossero dei piccoli Rambo.

[ma cosa ti lamenti? Amuro Ray guidava Gundam a nemmeno 15 anni Watta Takeo il Trider G7 e Kento Tate ha imparato prima a pilotare Daltanius che a farsi la barba! Come per questi cartoni, anche il target di Orfani non era certo un pubblico adulto, sarà un caso se il numero Zero era distribuito gratutitamente nei Gamestop, e la copertina ha forti rimandi grafici ad Halo?  Oltre il citazionismo dell'opera nipponica, che esalta un eroismo adolescenziale, tipico degli cartoni degli anni'70 '80, non c’è molto altro. ndGen] 
Sinceramente trovo più credibile Spiderman! [se intendi Superior sappi che questa è la prima ed ultima recensione che scrivi per il blog, non è che Otto Parker sia rivolto ad un target differente da
quello di Orfani. ndGen]

In conclusione
Avevo promesso di restarmene fuori ma già che ci sono, vi dico anche la mia opinione:


Questo pezzo postato dallo stesso autore sul suo blog sembra mettere un tappo in bocca a tutti gli hater della sua creazione,  una volontà di sottolineare la differenza tra plagio e citazione.
Ma il problema di Orfani è quello? L’imbarazzante quantità di citazioni? O il riciclo?
L’impressione che ho avuto io, è stato di leggere una sorta di Frankenstein, un patchwork di sceneggiature prese in prestito da questo o da quella opera (che sia cinematografica, fumettistica o videoludica).
Una sceneggiatura che è un po’ la cronaca di un successo già annunciata, piena di rimandi e dejavù, e che una volta interpretata si lascia leggere senza sorprendere, perchè scivola pagina dopo pagina in un susseguirsi di situazioni abbastanza stereotipate nella loro godibilità.
E pazienza se gli alieni sono una via di mezzo tra Glob Herman, Slushh del Sinestro Corps e Brimstone, pazienza se i dialoghi sembrano strappati al monitor del vostro pc mentre giocate a
Medal of Honor,  Orfani è una lettura leggera forse troppo, ma solo per chi cerca nel media fumetto altre cose. Uno shoot’em up last generation.
La sceneggiatura è inframezzata da situazioni o scene pescate un pò in giro, espedienti narrativi e grafici, in cui vi siete già imbattuti in passato, e che vi hanno emozionato.
L'emozione che si sente con Orfani è la copia di una copia di una copia, sotto questo aspetto sembra un trattato di pedagogia, in cui il lettore riveste il ruolo dei cani che sbavano al suono della campanella.
Se deve tenervi compagnia una trentina di minuti in treno è un’ ottimo investimento, ma non dovreste aspettarvi altro.
E se i lovers vogliono ostinarsi a volergli dare il ruolo del salvatore del fumetto italiano, si limitino almeno a specificare che, se rivoluzione c’è stata è limitata al lato grafico della serie. Ed è limitata in seno alla storia fumettistica dell'editore
Però ricordiamo anche, che anni ed anni fa ci sono già state eccezionali sperimentazioni sul colore, anni e anni fa un manipolo di autori italini raccolti sotto il nome di SHOK Studio, produssero due fumetti che in Italia furono semplicemente anacronistici, per quel che concerne le tavole, lo storytelling  ed il colore: Cyberpunk West e  Egon, tarantiniani nei testi e bisleyani nei disegni.
Orfani non è un brutto fumetto, ma d’altrocanto la sua bellezza è vittima di una pesante sensazione di già visto, la sua godibilità sembra automatica, inevitabile, artefatta, studiata a tavolino. Si prenderà? 
No - il suo impeccabile confezionamento, si ripercuote sul prezzo, e proprio il prezzo, lo mette in competizione con altri fumetti, con i quali esce sconfitto (IMHO), in edicola a 1,20 in meno c’è un fumetto con una godibilità infinitamente maggiore, e non serve nemmeno che vi ricordi di cosa parlo. Poi de gustibus, beh quelli non si discutono mai.
E come dice Forrest Gump, visto che non si fa altro che citare ultimamente:
Non ho altro da dire su questa faccenda.
Baci ai pupi.

(Revisione, supervisione, Parental control, ed accompagnamento di Cardillo Gennaro)

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