Di solito io ed il buon Davide siamo abbastanza d'accordo sui fumetti, ma stavolta la pensiamo in maniera diametralmente opposta, ho appena finito di leggere il secondo capitolo di Kick Ass, e devo dire che le seconde cronache delle gesta del giovane Dave, mi hanno deluso abbastanza.
Esaurita la spinta innovativa della prima miniserie, Millar si rifugia nella ultra-violenza da telefilm dei Soprano, o peggio, in quella che ritrovate tra le pagine dei rotocalchi di basso costo tipo Cronaca Vera, per nascondere una paurosa carenza di contenuti.
Visto che on-line sbocciano le prime impressioni su questa miniserie, ho deciso di unirmi al coro, e dai toni avrete capito, che al contrario della prima, questo Kick Ass 2, non mi ha entusiasmato per nulla.
Ad eccezione del primo volume, in cui Millar stavolta dissacra tutti gli stereotipi legati al concetto di supergruppo, il resto degli albi, in cui si assiste al ritorno e ovviamente vendetta di Red Mist, sono un inutile, pesante campionario di accoltellamenti, pestaggi e sparatorie, il lavoro psicologico sui personaggi è pari a zero, (anche nella miniserie originale direte voi, ma quella almeno aveva il merito della freschezza).
Se con la prima miniserie, infatti, a Mark Millar va il merito di essere stato il primo autore di fumetti ad aver dipinto in maniera così dissacrante, ironica, realistica ed innovativa un mondo in cui esistono calzamaglie senza superpoteri, nel secondo, ossia in questo, non c'è nulla di nuovo, più che per i lettori, il fumetto sembra nato solo per strizzare l'occhio ad Hollywood ed ai suoi produttori, come per dire: "Hey dai facciamone un altro! Ho rispolverato il Logo!"
I dialoghi per quanto squisitamente curati nella forma e nello slang, come nel primo, stavolta sono imbarazzantemente vuoti e prevedibili, tanto da pensare che l'autore stia volutamente emulando tutta la più bieca cinematografia americana, quella figlia di Rambo e Commando.
Le matite di Piccolo Romita, non si differenziano dalla sua ultima produzione, come già detto per AVX, il disegnatore è veloce, ed in alcune tavole si vede anche troppo.
La parte grafica resta comunque l'unica cosa godibile di questo Kick Ass 2, che a mio parere aveva già detto tutto nella miniserie originale.
Ma si sa che ben poch sono quelli che preferiscono la gloria dello zenith, al viale triste del tramonto, e Millar perso ormai nel suo lucroso mondo editoriale non è certo tra questi.
Trama troppo piatta, veloce, ripetitiva, l'unico spoiler che mi permetto di farvi è questo, tranquilli però, non toglie niente alla trama ( che tanto non c'è!), ma è finzionale e vi mette in guardia per quel che riguarda la spesa da affrontare, inversamente proporzionale (IMHO) alla sua appetibilità.
Ad un certo punto della storia la gang di Red Mist che si prepara allo scontro finale con Kick Ass e la sua banda, per sviare l'attenzione dei poliziotti dal centro di New York, fa esplodere tutte le fumetterie...cioè fate voi...
Parliamo invece dell'edizione Panini: se da un lato la RW si fa odiare per pompare i prezzi delle sue pubblicazioni, sul versante modenese le cose non pensate che vadano meglio, quello che ci si ostina a definire un formato economico è solo una rateizzazione dei 100%, non vi è alcun risparmio nello spendere 3,00 euro al mese piuttosto che 12 euro, prezzo con cui il volume sarebbe stato probabilmente proposto in libreria, formato bocciatissimo, frutto di una politica decisamente aggressiva sulle tasche dei lettori, ma ampiamente adottata dalle major del panorama fumettistico in italia.
Conclusioni:
Miniserie evitabilissima, Millar ha deciso di sedere sugli allori decisamente troppo presto a mio modesto parere.
L'esecuzione di un gruppo di bambini, lo stupro di gruppo di una ragazza, ed adolescenti che parlano come manco gli scaricatori dei porti più fetidi dell'occidente, non bastano a far di lui un icona, o del seguito di Kick ass, un altra piccola perla. Per come lo vedo io, sensazione palpabilissima nel vedere le variant cover contenute negli albi, l'ex sindacalista è perso nel suo personalissimo Millar-world (o -verse?), ma dovrebbe metterci un pò più di impegno perchè se continua di questo passo, questo venale mondo farà la stessa fine di Kripton.
Edizione italiana - cara, come sempre ma per una volta, cara quanto l'edizione originale: se è vero che Kick Ass in America costava un dollaro in meno per numero, qui da noi, visto che i brossurati anoressici che ci vendono, contengono due volumi originali e costano 3 euro, vuol dire che la Modenese nel suo formato economico, ci propone un albo che se la matematica non mi inganna, costa uguale all'edizione oltreoceano centesimo in più centesimo in meno.
Non ci siamo proprio, baci ai pupi.
Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.
Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.
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Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.
lunedì 29 ottobre 2012
mercoledì 24 ottobre 2012
David Boring e le altre storie
Fumettopenia ha già chiuso i battenti?Macchè, abbiamo ancora molto da dire, l'inverno sta arrivando, e quest'anno sembra particolarmente carico di materiale su cui pontificare. Non pensatelo nemmeno quindi, non vi lascio proprio adesso che mi stavo affezionando a voi, è solo spirata la RAM del computer di casa, e la produzione è andata un pò in calo, ma ho tutto qui nella capoccia!
Meno male che c'è Lopez, che si è dato a letture forbite e ce ne parla in questo pezzo! E meno male anche che ci sono questi internet point da dove pubblicare il tutto!
(Coconino Press - L'Espresso - 208 pp. parte B/N parte Colori, 9,90 euro.)
L'effetto che fa la lettura della graphic novel di Daniel Clowes è quantomeno straniante. Una storia in tre atti la cui principale peculiarità sta nella mancanza pressoché assoluta di emotività da parte del suo protagonista, il David Boring del titolo (dove Boring è traducibile come noioso). Caratteristica resa manifesta sin dalla prima tavola del racconto nella quale il protagonista intrattiene un rapporto sessuale con una ragazza di una bellezza perfetta senza tradire il minimo segno di coinvolgimento o appagamento, riflettendo anzi in maniera clinica sulla prestazione e sul come la ragazza in questione in qualsiasi momento si sarebbe potuta alzare e scappare via per andare a qualche festa di cui si era appena ricordata.
Davvero non male come incipit per introdurre un personaggio che mantiene la stessa verve emotiva di fronte al sesso come davanti alla morte di un amico. Trasferitosi recentemente in città, David divide l'appartamento con la sua amica lesbica Dot, ha un'ossessione particolare per i fondoschiena delle ragazze e per l'ormai quasi introvabile lavoro del padre, fumettista creatore dell'albo Yellow Streak.
A movimentare le vicende sentimentali (se così possono mai definirsi) del protagonista, un assassinio, il forzato ritorno al paese d'origine con lo spauracchio di un indesiderato incontro con la madre, un'infatuazione per una ragazza incarnante il suo prototipo di donna perfetta modellato sulla cugina e altro ancora.
Su tutto un'idefinita minaccia di catastrofe imminente, un'apocalisse ventura dai contorni totalmente sfumati e finalmente la possibilità che qualcosa smuova emotivamente il glaciale Boring. Un'evento (che non vi anticipo) chiude il primo atto mescolando le carte in tavola e cambiando totalmente lo scenario della vicenda.
Il senso di un'ignoto accadimento incombente si fa più pressante nel secondo atto ambientato in un luogo isolato con una ristretta cerchia di personaggi impossibilitati a comunicare con l'esterno. I rapporti diventano qui più ingarbugliati e difficoltosi, le domande sollevate durante il corso della vicenda troveranno risposta solo nell'ultimo atto, parte della vicenda di cui non vi parlo per non togliere sapore all'intreccio.
La narrazione di Clowes, autore anche del conosciuto Ghost World dal quale è stato tratto il film con Steve Buscemi, Scarlett Johansson e Thora Birch, è stimolante per il lettore sotto più punti di vista. Interessa lo sviluppo della vicenda così come lo fanno i rapporti interpersonali tra i vari attori della storia e finanche, se non in misura maggiore, la riflessione del protagonista su se stesso e sulle proprie emozioni. Senza parlare poi della sensazione di vago pericolo incombente e delle vicende legate alla famiglia di David. Il tratto dello stesso Clowes è sempre efficace, gioca su luci e ombre e lavora parecchio sulle rotondità, rende la lettura sempre piacevole e scorrevole.
Una storia stranamente coinvolgente nonostante l'innata freddezza del protagonista, una lettura che si rivela originale e questo non può che essere un grande pregio.
A completare il volume alcune brevi storie dello stesso autore pubblicate originariamente sulla rivista Eightball, nello specifico: Caricature, MCMLXVI, Uno schifo di blu, La mamma d'oro, Eyliner verde e I segreti della scuola d'arte dal quale è stato tratto il film Art school confidential del 2006.
Dario Lopez
Meno male che c'è Lopez, che si è dato a letture forbite e ce ne parla in questo pezzo! E meno male anche che ci sono questi internet point da dove pubblicare il tutto!
(Coconino Press - L'Espresso - 208 pp. parte B/N parte Colori, 9,90 euro.)
L'effetto che fa la lettura della graphic novel di Daniel Clowes è quantomeno straniante. Una storia in tre atti la cui principale peculiarità sta nella mancanza pressoché assoluta di emotività da parte del suo protagonista, il David Boring del titolo (dove Boring è traducibile come noioso). Caratteristica resa manifesta sin dalla prima tavola del racconto nella quale il protagonista intrattiene un rapporto sessuale con una ragazza di una bellezza perfetta senza tradire il minimo segno di coinvolgimento o appagamento, riflettendo anzi in maniera clinica sulla prestazione e sul come la ragazza in questione in qualsiasi momento si sarebbe potuta alzare e scappare via per andare a qualche festa di cui si era appena ricordata.
Davvero non male come incipit per introdurre un personaggio che mantiene la stessa verve emotiva di fronte al sesso come davanti alla morte di un amico. Trasferitosi recentemente in città, David divide l'appartamento con la sua amica lesbica Dot, ha un'ossessione particolare per i fondoschiena delle ragazze e per l'ormai quasi introvabile lavoro del padre, fumettista creatore dell'albo Yellow Streak.
A movimentare le vicende sentimentali (se così possono mai definirsi) del protagonista, un assassinio, il forzato ritorno al paese d'origine con lo spauracchio di un indesiderato incontro con la madre, un'infatuazione per una ragazza incarnante il suo prototipo di donna perfetta modellato sulla cugina e altro ancora.
Su tutto un'idefinita minaccia di catastrofe imminente, un'apocalisse ventura dai contorni totalmente sfumati e finalmente la possibilità che qualcosa smuova emotivamente il glaciale Boring. Un'evento (che non vi anticipo) chiude il primo atto mescolando le carte in tavola e cambiando totalmente lo scenario della vicenda.
Il senso di un'ignoto accadimento incombente si fa più pressante nel secondo atto ambientato in un luogo isolato con una ristretta cerchia di personaggi impossibilitati a comunicare con l'esterno. I rapporti diventano qui più ingarbugliati e difficoltosi, le domande sollevate durante il corso della vicenda troveranno risposta solo nell'ultimo atto, parte della vicenda di cui non vi parlo per non togliere sapore all'intreccio.
La narrazione di Clowes, autore anche del conosciuto Ghost World dal quale è stato tratto il film con Steve Buscemi, Scarlett Johansson e Thora Birch, è stimolante per il lettore sotto più punti di vista. Interessa lo sviluppo della vicenda così come lo fanno i rapporti interpersonali tra i vari attori della storia e finanche, se non in misura maggiore, la riflessione del protagonista su se stesso e sulle proprie emozioni. Senza parlare poi della sensazione di vago pericolo incombente e delle vicende legate alla famiglia di David. Il tratto dello stesso Clowes è sempre efficace, gioca su luci e ombre e lavora parecchio sulle rotondità, rende la lettura sempre piacevole e scorrevole.
Una storia stranamente coinvolgente nonostante l'innata freddezza del protagonista, una lettura che si rivela originale e questo non può che essere un grande pregio.
A completare il volume alcune brevi storie dello stesso autore pubblicate originariamente sulla rivista Eightball, nello specifico: Caricature, MCMLXVI, Uno schifo di blu, La mamma d'oro, Eyliner verde e I segreti della scuola d'arte dal quale è stato tratto il film Art school confidential del 2006.
Dario Lopez
sabato 13 ottobre 2012
Piccolo è meglio?
Il buon Dario, accende radar e scanner e fa una utilissima analisi delle recenti ed interessanti iniziative da edicola della GP Publishing: una sorta di bande desinee per tutti, dategli un occhiata.
E non dimenticate, a proposito di iniziative veramente popolari, dovrebbe essere prossima ormai l'edizione da edicola della Salda Press per il bellissimo the Walking Deads di Kirkman.
Era il Novembre 2011, non moltissimo tempo fa quindi, quando la GP Publishing iniziava una piccola ma sistematica invasione delle edicole con la proposta di bande dessinée in formato Bonelliano, opere pubblicate originariamente in volumi di grande formato a colori riadattate nelle dimensioni del fumetto popolare italiano e stampate in rigoroso bianco e nero. Abbattimento del prezzo e prodotto finale alla portata di tutte le tasche. Questa l'iniziativa in poche parole.
In rete l'iniziativa ha suscitato qualche discussione tra la fazione dei pro e quella dei contro.
I favorevoli a questa scelta editoriale affermano che la possibilità di poter seguire opere solitamente proposte a costi elevati a un prezzo popolare non può che essere un bene per il lettore, finanche a costo del sacrificio delle tavole a colori e del grande formato. I detrattori sostengono che il successo di questo formato potrebbe ostacolare la stampa delle stesse serie nel loro formato originale che andrebbe sempre e comunque rispettato in quanto forma primigenia nella quale gli albi sono stati pensati.
Dove sta la verità? Come affermavano gli Extreme già parecchi anni or sono ogni storia può essere vista da tre lati differenti (Three sides of every story), la mia, la vostra e quella vera. Premettendo che quella vera nessuno può affermare di conoscerla, la vostra sta appunto a voi, io vi esporrò la mia.
Personalmente mi schiero apertamente con i favorevoli per varie ragioni:
1) Sono convinto che nel formato originale e con i costi che questi comportano non avrei seguito nessuna di queste serie, al massimo avrei potuto affrontare lo sforzo di seguirne una, quella che mi attirava di più, nella fattispecie Durango. Con la formula adottata dalla GP ho seguito TUTTE le loro proposte (tutte serie a termine, al momento le proposte sono state otto) senza aver speso cifre astronomiche.
2) Il prezzo ridotto consente di provare la prima uscita di ogni serie spendendo pochi euro, giudicarla e nel caso abbandonarla (cosa che non mi è mai capitata vista la buona qualità del materiale proposto).
3) Poi c'è la questione più ideologica sulla quale sono d'accordo con i detrattori. Il formato originale andrebbe preservato, certo. Però nulla vieta che l'appassionato possa acquistare l'opera in questa versione. Per esempio Durango sta uscendo anche a colori e in grande formato, ovviamente se il proliferare dell'edizione economica dovesse limitare la diffusione dei cartonati in stile francese i detrattori avranno segnato un importante punto a loro favore.
Io comunque non potrei acquistarli tutti e quindi rimango favorevole all'edizione economica.
4) Sul versante prettamente artistico si perde sicuramente qualcosa ma non vedrei il passaggio in maniera totalmente negativa. Sono convinto che in molte opere del genere l'assenza del colore riesca a valorizzare enormemente il lavoro dei disegnatori. Non vedo la stampa in bianco e nero come una mancanza e in qualche caso la scelta potrebbe rivelarsi anzi un vantaggio per il lettore. Parere personale ovviamente. Inutile nasconsersi dietro a un dito, per quel che riguarda la riduzione della tavola ci si va a perdere, non ci piove, in alcune tavole i disegni sembrano sacrificati, comunque la resa generale osservata nelle varie serie è più che buona.
5) La possibilità di seguire praticamente tutte le proposte GP, attestate solitamente tra le due e le tre uscite mensili, permette di scoprire serie che non avremmo mai provato e scoprire di trovarle addirittura superiori come qualità a quell'unica che magari avremmo seguito nel formato costoso. Non so se mi sono spiegato, ad esempio io avrei puntato su Durango e invece ho scoperto Comanche e Lo Sparviero come serie anche più appassionanti della prima (IMHO).
Tirando le somme l'opera della GP merita sicuramente plauso e sostegno.
Ma andiamo brevemente a elencarne le proposte:
Wisher (2 nn. 2,90 cad.): un fantasy moderno e metropolitano che ho provato per pura curiosità in quanto il genere solitamente non mi prende. Gran bella sorpresa, storia scorrevole e molto piacevole, disegni strepitosi del nostro Giulio De Vita, parzialmente sacrificati dalla tavola ridotta ma comunque uno spettacolo per gli occhi, testi brillanti di Sébastien Latour. Edizioni Dargaud-Lombard.
(Proprio in edicola in questi giorni potrete trovare Wisher la completa, si vede che L' integrale ormai come titolo, è troppo inflazionato, in pratica la raccolta dei due volumi a meno di 5 € ND Gen)
Il cacciatore (3 nn. 2,90 cad.): i discendenti della famiglia Rougemont alla caccia del vampiro Kergan nel corso dei secoli, ambientazioni tra medioevo e la Parigi dei primi decenni del '900. Solida la storia e ancora una volta disegni validissimi, tutto a opera di Yves Swolfs. Edizioni Glenat.
Durango (7 nn. 2,90 cad.): un western dai toni duri, violenti, dichiaratamente ispirato agli spaghetti western italiani e al film Il grande silenzio di Corbucci in modo particolare. Un protagonista di poche parole, tiratore infallibile, personaggio di grande fascino. Ancora tutto ad opera di Swolfs tranne i disegni degli ultimi volumi di Thierry Girod che non fa rimpiangere il titolare. Un'ottima proposta a cura MC Productions.
Comanche (7 nn. 2,90 cad. - 4,50 il n. 7): Un western più vicino all'epica classica, un gruppo di cowboy al servizio della bella Comanche nella gestione del ranch 666. Protagonista il duro Red Dust dal torbido passato, personaggio di grande lealtà e onore. Tra indiani, ferrovie, assicuratori e delinquenti una bella sorpresa che ha finito per appassionarmi più di Durango. Ottima la prosa di Greg, semplicemente strepitose le tavole di Herman. Edizioni Dargaud-Lombard.
James Healer (numero unico 4,50): L'accoppiata d'autori Swolfs/De Vita mette in scena un detective con facoltà medianiche chiamato a collaborare a un caso, un'indagine sulla morte violenta di tre ragazze in un piccolo paese di montagna. Buono lo svolgimento del plot e di nuovo una grandissima prova del disegnatore. Lascia un po' un senso d'incompiuto. Edizioni Dargaud-Lombard.
Ian (2 nn. 2,90 cad.): Intelligenza Artificiale Neuromeccanica. Una discreta serie di fantascienza, un'automa del tutto simile agli umani alla ricerca di se stesso e con un lato oscuro. Storia di Fabien Vehlmann e disegni di Ralph Meyer, a mio parere una delle proposte più deboli (comunque discreta) insieme a...
Caino (3 nn. 2,90 cad.): un fantathriller condito di ordini religiosi, storia e complotti, ricerche infinite e personaggi immortali. Affascinante ma parecchio confuso l'affresco inscenato da Nicolas Tackian, buoni i disegni di Andrea Mutti. Edizioni MC Productions.
Lo Sparviero (3 nn. 2,90 cad.): la grande rivelazione, un ottimo fumetto tra revenge story alla Conte di Montecristo e avventure marinare degne di Master & Commander. Anche qui un genere lontano dai miei gusti ma una storia che mi ha preso dalla prima all'ultima tavola. Ottimo il lavoro sobbarcatosi da Patrice Pellerin ai testi e ai disegni.
Tutte le serie sono giunte al termine, in corso di pubblicazione il western Jonathan Cartland e il giallo Gil St. André.
Dario Lopez
E non dimenticate, a proposito di iniziative veramente popolari, dovrebbe essere prossima ormai l'edizione da edicola della Salda Press per il bellissimo the Walking Deads di Kirkman.
Era il Novembre 2011, non moltissimo tempo fa quindi, quando la GP Publishing iniziava una piccola ma sistematica invasione delle edicole con la proposta di bande dessinée in formato Bonelliano, opere pubblicate originariamente in volumi di grande formato a colori riadattate nelle dimensioni del fumetto popolare italiano e stampate in rigoroso bianco e nero. Abbattimento del prezzo e prodotto finale alla portata di tutte le tasche. Questa l'iniziativa in poche parole.
In rete l'iniziativa ha suscitato qualche discussione tra la fazione dei pro e quella dei contro.
I favorevoli a questa scelta editoriale affermano che la possibilità di poter seguire opere solitamente proposte a costi elevati a un prezzo popolare non può che essere un bene per il lettore, finanche a costo del sacrificio delle tavole a colori e del grande formato. I detrattori sostengono che il successo di questo formato potrebbe ostacolare la stampa delle stesse serie nel loro formato originale che andrebbe sempre e comunque rispettato in quanto forma primigenia nella quale gli albi sono stati pensati.
Dove sta la verità? Come affermavano gli Extreme già parecchi anni or sono ogni storia può essere vista da tre lati differenti (Three sides of every story), la mia, la vostra e quella vera. Premettendo che quella vera nessuno può affermare di conoscerla, la vostra sta appunto a voi, io vi esporrò la mia.
Personalmente mi schiero apertamente con i favorevoli per varie ragioni:
1) Sono convinto che nel formato originale e con i costi che questi comportano non avrei seguito nessuna di queste serie, al massimo avrei potuto affrontare lo sforzo di seguirne una, quella che mi attirava di più, nella fattispecie Durango. Con la formula adottata dalla GP ho seguito TUTTE le loro proposte (tutte serie a termine, al momento le proposte sono state otto) senza aver speso cifre astronomiche.
2) Il prezzo ridotto consente di provare la prima uscita di ogni serie spendendo pochi euro, giudicarla e nel caso abbandonarla (cosa che non mi è mai capitata vista la buona qualità del materiale proposto).
3) Poi c'è la questione più ideologica sulla quale sono d'accordo con i detrattori. Il formato originale andrebbe preservato, certo. Però nulla vieta che l'appassionato possa acquistare l'opera in questa versione. Per esempio Durango sta uscendo anche a colori e in grande formato, ovviamente se il proliferare dell'edizione economica dovesse limitare la diffusione dei cartonati in stile francese i detrattori avranno segnato un importante punto a loro favore.
Io comunque non potrei acquistarli tutti e quindi rimango favorevole all'edizione economica.
4) Sul versante prettamente artistico si perde sicuramente qualcosa ma non vedrei il passaggio in maniera totalmente negativa. Sono convinto che in molte opere del genere l'assenza del colore riesca a valorizzare enormemente il lavoro dei disegnatori. Non vedo la stampa in bianco e nero come una mancanza e in qualche caso la scelta potrebbe rivelarsi anzi un vantaggio per il lettore. Parere personale ovviamente. Inutile nasconsersi dietro a un dito, per quel che riguarda la riduzione della tavola ci si va a perdere, non ci piove, in alcune tavole i disegni sembrano sacrificati, comunque la resa generale osservata nelle varie serie è più che buona.
5) La possibilità di seguire praticamente tutte le proposte GP, attestate solitamente tra le due e le tre uscite mensili, permette di scoprire serie che non avremmo mai provato e scoprire di trovarle addirittura superiori come qualità a quell'unica che magari avremmo seguito nel formato costoso. Non so se mi sono spiegato, ad esempio io avrei puntato su Durango e invece ho scoperto Comanche e Lo Sparviero come serie anche più appassionanti della prima (IMHO).
Tirando le somme l'opera della GP merita sicuramente plauso e sostegno.
Ma andiamo brevemente a elencarne le proposte:
Wisher (2 nn. 2,90 cad.): un fantasy moderno e metropolitano che ho provato per pura curiosità in quanto il genere solitamente non mi prende. Gran bella sorpresa, storia scorrevole e molto piacevole, disegni strepitosi del nostro Giulio De Vita, parzialmente sacrificati dalla tavola ridotta ma comunque uno spettacolo per gli occhi, testi brillanti di Sébastien Latour. Edizioni Dargaud-Lombard.
(Proprio in edicola in questi giorni potrete trovare Wisher la completa, si vede che L' integrale ormai come titolo, è troppo inflazionato, in pratica la raccolta dei due volumi a meno di 5 € ND Gen)
Il cacciatore (3 nn. 2,90 cad.): i discendenti della famiglia Rougemont alla caccia del vampiro Kergan nel corso dei secoli, ambientazioni tra medioevo e la Parigi dei primi decenni del '900. Solida la storia e ancora una volta disegni validissimi, tutto a opera di Yves Swolfs. Edizioni Glenat.
Durango (7 nn. 2,90 cad.): un western dai toni duri, violenti, dichiaratamente ispirato agli spaghetti western italiani e al film Il grande silenzio di Corbucci in modo particolare. Un protagonista di poche parole, tiratore infallibile, personaggio di grande fascino. Ancora tutto ad opera di Swolfs tranne i disegni degli ultimi volumi di Thierry Girod che non fa rimpiangere il titolare. Un'ottima proposta a cura MC Productions.
Comanche (7 nn. 2,90 cad. - 4,50 il n. 7): Un western più vicino all'epica classica, un gruppo di cowboy al servizio della bella Comanche nella gestione del ranch 666. Protagonista il duro Red Dust dal torbido passato, personaggio di grande lealtà e onore. Tra indiani, ferrovie, assicuratori e delinquenti una bella sorpresa che ha finito per appassionarmi più di Durango. Ottima la prosa di Greg, semplicemente strepitose le tavole di Herman. Edizioni Dargaud-Lombard.
James Healer (numero unico 4,50): L'accoppiata d'autori Swolfs/De Vita mette in scena un detective con facoltà medianiche chiamato a collaborare a un caso, un'indagine sulla morte violenta di tre ragazze in un piccolo paese di montagna. Buono lo svolgimento del plot e di nuovo una grandissima prova del disegnatore. Lascia un po' un senso d'incompiuto. Edizioni Dargaud-Lombard.
Ian (2 nn. 2,90 cad.): Intelligenza Artificiale Neuromeccanica. Una discreta serie di fantascienza, un'automa del tutto simile agli umani alla ricerca di se stesso e con un lato oscuro. Storia di Fabien Vehlmann e disegni di Ralph Meyer, a mio parere una delle proposte più deboli (comunque discreta) insieme a...
Caino (3 nn. 2,90 cad.): un fantathriller condito di ordini religiosi, storia e complotti, ricerche infinite e personaggi immortali. Affascinante ma parecchio confuso l'affresco inscenato da Nicolas Tackian, buoni i disegni di Andrea Mutti. Edizioni MC Productions.
Lo Sparviero (3 nn. 2,90 cad.): la grande rivelazione, un ottimo fumetto tra revenge story alla Conte di Montecristo e avventure marinare degne di Master & Commander. Anche qui un genere lontano dai miei gusti ma una storia che mi ha preso dalla prima all'ultima tavola. Ottimo il lavoro sobbarcatosi da Patrice Pellerin ai testi e ai disegni.
Tutte le serie sono giunte al termine, in corso di pubblicazione il western Jonathan Cartland e il giallo Gil St. André.
Dario Lopez
giovedì 11 ottobre 2012
Grandi opere DC? Maddechè?
La RW Lion mi fa sorridere.
Inaugura una collana con un nome pomposo come le Grandi Opere DC , ed all'interno vi rifila una cosa come "The Challengers of Unknown devono morire!", volume annunciato tra le prossime uscite, a 20,95 euro.
Poi però una grande opera DC come Watchmen la ripropongono in una edizione fedele all'originale, 20 pagine o poco più per 2,50€.
Il Formato economico secondo la RW: economico nella foliazione.
Cioè ma io mi chiedo: se non è una grande opera Watchmen, in casa DC cosa lo è?
Vogliamo evitare di parlare del fumetto di Moore?
Ok lasciamo stare Watchmen, ultimamente il principale vessillo della cupidigia del Leone RW, quello che mi chiedo è in che modo gli editor della casa editrice, possano ritenere un'opera degna di una ristampa in cartonato, questo polpettone di Loeb e Sale.
Non solo, ma di proporlo anche ad un prezzo assolutamente improponibile.
Cosa ha spinto la Lion, nel mare di Opere con la "O" maiuscola a disposizione, a riproporre un fumetto così scadente in edizione cartonata?
Mi verrebbe da fare il maligno e pensare che probabilmente risparmiano sulla traduzione, visto che una prima edizione di questa miniserie risale agli anni '90, in casa Play Press sulla loro American Heroes.
Ma come ipotesi-congiura non sta decisamente in piedi, anche la bellissima Identity Crisis è stata già pubblicata (e tradotta) in Italia, ed era sicuramente una Grande Opera più appetibile di questo fumetto.
Allora cosa? La valenza dei nomi degli autori? Loeb e Sale?
Due righe di storia
Gli esploratori dell'ignoto sono un gruppo di avventurieri creati da Kirby nel 1957.
I quattro: il pilota Kyle "Ace" Morgan, il diavolo Matthew "Red" Ryan, il forte e ottuso Leslie "Rocky" Davis e lo scienziato Walter Mark "Prof" Haley - divennero i Challengers in seguito ad un incidente aereo dal quale uscirono illlesi, i quattro conclusero che date chestavano "vivendo del tempo in prestito", avrebbero dovuto stare insieme per vivere delle avventure pericolose.
Non avevano superpoteri, d'altronde quelli erano gli anni della feroce caccia alle streghe che avrebbe inginocchiato il fumetto supereroistico, gli anni del libro di F. Wertham, e della Sottocommissione del Senato degli Stati Uniti che accusò il fumetto in mutandoni, di essere il maggiore responsabile della dilagante delinquenza giovanile, le avventure dei quattro, ai quali negli anni si aggiunsero le invitabili figure femminili, prima Corinna e poi June, ebbero una vita editoriale abbastanza longeva, fino alla chiusura della loro testata negli anni '70, da allora hanno sempre avuto un ruolo marginale nell'universo DC.
Nelle mani di Loeb il gruppo è ormai prossimo alla pensione, ritiratisi all'interno della loro montagna, vivono degli introiti del merchandising legato al loro nome, la cittadina nel pressi della montagna si chiama Changerville, (dove ha sede il museo Challenge, pensate stia scherzando vero?), che ha nel Tattletale il principale rotocalco, che narra attraverso la penna del giornalista Moffet, le gesta del gruppo più rappresentativo della città. ovviamente i Challengers.
L'unico motivo per cui la miniserie è interessante è per la mano di Tim Sale, il suo tratto così particolare: così svogliato, retrò, tanto semplice e minimalista quanto ricercato nelle prospettive, nell'architettura della tavola e nelle inquadrature.
E' una tranquilla giornata a Changerville, la città brulica di turisti ed autoctoni indaffarati nelle loro attività quando improvvisamente la Montagna Challenge esplode fragorosamente causando centinaia di morti e danni stimati per centinaia di milioni.
Apparentemente la causa dell'eplosione sono riconducibili agli stessi esploratori dell'ignoto, causata dal "Prof" mentre tentava di imbrigliare una qualche tipo di energia inesauribile e/o rinnovabile laggiù, ai confini del cosmo.
Tra le vittime della tragedia si contano anche due Challengers, la bella June ed il professor Haley.
I superstiti Challengers sono accusati dell'esplosione, e le pagine inerenti il processo sono le uniche pagine veramente godibili della storia, pagine in cui Loeb, da vita a situazioni e dialoghi decisamente (e deliziosamente) anacronistici per essere un fumetto degli anni '90.
Nel dopo processo si assiste ad una raffazzonata, dozzinale e sempliciotta discesa nell'oblio dei restanti tre Challenger, con conseguente ed inevitabile rinascita, Leslie si rifugia nell'alcool e tra le braccia della Femme Fatale Corinna, Ryan nell'omicidio di criminali a Gotham per poi ritornare a fare il mercenario, ed Ace si dà alle arti mistiche.
...Mentre intanto nel mondo la gente impazzisce è si da all'omicidio.
Ovviamente verrà fuori che il male dilagante nel mondo sarà collegata alla caduta dei Challengers, ed entrambi sono causati di un demone chiamato 'Nzarath, o giù di lì, che ha usato un vecchio nemico degli esploratori, Multi-man, per far esplodere la montagna per aprire una breccia nella nostra realtà. Se non vi basta questo per tenervi buone queste 21 euro in tasca non so cos'altro devo dirvi.
C'è altro in giro da leggere piuttosto che questa miniserie, che ripeto, non riesco a capacitarmi di come possa essere finita nei progetti dei tizi alla Lion.
Conclusioni: Da evitare come la peste, o se proprio siete dei fan degli esploratori cosa che dubito, almeno cercate nel mercato dell'usato i numeri di American Heroes, in cui fu pubblicata, se invece voltete leggere una storia con gli esploratori decisamente più bella, vi consiglio di ripiegare su La Nuova Frontiera di Darwin Cooke, stesso prezzo se non meno in determinati circuiti, ma per le mani avrete un fumetto che ha vinto i premi Eisner, Harvey Shuster.
Mah, evidentemente alla Lion hanno un concetto molto esteso per le parole Grandi Opere, un fenomeno prettamente italiano direi.
Baci ai pupi.
Inaugura una collana con un nome pomposo come le Grandi Opere DC , ed all'interno vi rifila una cosa come "The Challengers of Unknown devono morire!", volume annunciato tra le prossime uscite, a 20,95 euro.
Poi però una grande opera DC come Watchmen la ripropongono in una edizione fedele all'originale, 20 pagine o poco più per 2,50€.
Il Formato economico secondo la RW: economico nella foliazione.
Cioè ma io mi chiedo: se non è una grande opera Watchmen, in casa DC cosa lo è?
Vogliamo evitare di parlare del fumetto di Moore?
Ok lasciamo stare Watchmen, ultimamente il principale vessillo della cupidigia del Leone RW, quello che mi chiedo è in che modo gli editor della casa editrice, possano ritenere un'opera degna di una ristampa in cartonato, questo polpettone di Loeb e Sale.
Non solo, ma di proporlo anche ad un prezzo assolutamente improponibile.
Cosa ha spinto la Lion, nel mare di Opere con la "O" maiuscola a disposizione, a riproporre un fumetto così scadente in edizione cartonata?
Mi verrebbe da fare il maligno e pensare che probabilmente risparmiano sulla traduzione, visto che una prima edizione di questa miniserie risale agli anni '90, in casa Play Press sulla loro American Heroes.
Ma come ipotesi-congiura non sta decisamente in piedi, anche la bellissima Identity Crisis è stata già pubblicata (e tradotta) in Italia, ed era sicuramente una Grande Opera più appetibile di questo fumetto.
Allora cosa? La valenza dei nomi degli autori? Loeb e Sale?
Due righe di storia
Gli esploratori dell'ignoto sono un gruppo di avventurieri creati da Kirby nel 1957.
I quattro: il pilota Kyle "Ace" Morgan, il diavolo Matthew "Red" Ryan, il forte e ottuso Leslie "Rocky" Davis e lo scienziato Walter Mark "Prof" Haley - divennero i Challengers in seguito ad un incidente aereo dal quale uscirono illlesi, i quattro conclusero che date chestavano "vivendo del tempo in prestito", avrebbero dovuto stare insieme per vivere delle avventure pericolose.
Non avevano superpoteri, d'altronde quelli erano gli anni della feroce caccia alle streghe che avrebbe inginocchiato il fumetto supereroistico, gli anni del libro di F. Wertham, e della Sottocommissione del Senato degli Stati Uniti che accusò il fumetto in mutandoni, di essere il maggiore responsabile della dilagante delinquenza giovanile, le avventure dei quattro, ai quali negli anni si aggiunsero le invitabili figure femminili, prima Corinna e poi June, ebbero una vita editoriale abbastanza longeva, fino alla chiusura della loro testata negli anni '70, da allora hanno sempre avuto un ruolo marginale nell'universo DC.
Nelle mani di Loeb il gruppo è ormai prossimo alla pensione, ritiratisi all'interno della loro montagna, vivono degli introiti del merchandising legato al loro nome, la cittadina nel pressi della montagna si chiama Changerville, (dove ha sede il museo Challenge, pensate stia scherzando vero?), che ha nel Tattletale il principale rotocalco, che narra attraverso la penna del giornalista Moffet, le gesta del gruppo più rappresentativo della città. ovviamente i Challengers.
L'unico motivo per cui la miniserie è interessante è per la mano di Tim Sale, il suo tratto così particolare: così svogliato, retrò, tanto semplice e minimalista quanto ricercato nelle prospettive, nell'architettura della tavola e nelle inquadrature.
E' una tranquilla giornata a Changerville, la città brulica di turisti ed autoctoni indaffarati nelle loro attività quando improvvisamente la Montagna Challenge esplode fragorosamente causando centinaia di morti e danni stimati per centinaia di milioni.
Apparentemente la causa dell'eplosione sono riconducibili agli stessi esploratori dell'ignoto, causata dal "Prof" mentre tentava di imbrigliare una qualche tipo di energia inesauribile e/o rinnovabile laggiù, ai confini del cosmo.
Tra le vittime della tragedia si contano anche due Challengers, la bella June ed il professor Haley.
I superstiti Challengers sono accusati dell'esplosione, e le pagine inerenti il processo sono le uniche pagine veramente godibili della storia, pagine in cui Loeb, da vita a situazioni e dialoghi decisamente (e deliziosamente) anacronistici per essere un fumetto degli anni '90.
Nel dopo processo si assiste ad una raffazzonata, dozzinale e sempliciotta discesa nell'oblio dei restanti tre Challenger, con conseguente ed inevitabile rinascita, Leslie si rifugia nell'alcool e tra le braccia della Femme Fatale Corinna, Ryan nell'omicidio di criminali a Gotham per poi ritornare a fare il mercenario, ed Ace si dà alle arti mistiche.
...Mentre intanto nel mondo la gente impazzisce è si da all'omicidio.
Ovviamente verrà fuori che il male dilagante nel mondo sarà collegata alla caduta dei Challengers, ed entrambi sono causati di un demone chiamato 'Nzarath, o giù di lì, che ha usato un vecchio nemico degli esploratori, Multi-man, per far esplodere la montagna per aprire una breccia nella nostra realtà. Se non vi basta questo per tenervi buone queste 21 euro in tasca non so cos'altro devo dirvi.
C'è altro in giro da leggere piuttosto che questa miniserie, che ripeto, non riesco a capacitarmi di come possa essere finita nei progetti dei tizi alla Lion.
Conclusioni: Da evitare come la peste, o se proprio siete dei fan degli esploratori cosa che dubito, almeno cercate nel mercato dell'usato i numeri di American Heroes, in cui fu pubblicata, se invece voltete leggere una storia con gli esploratori decisamente più bella, vi consiglio di ripiegare su La Nuova Frontiera di Darwin Cooke, stesso prezzo se non meno in determinati circuiti, ma per le mani avrete un fumetto che ha vinto i premi Eisner, Harvey Shuster.
Mah, evidentemente alla Lion hanno un concetto molto esteso per le parole Grandi Opere, un fenomeno prettamente italiano direi.
Baci ai pupi.
lunedì 8 ottobre 2012
Giochiamo con l'arte di George Perez
"Ho sempre amato George Perez", nel nostro ambiente è una banalità, è come dichiarare mentre sbevazzate birra al pub che siete contro tutte le guerre e preferireste la pace nel mondo.Robe scontate da sembrare ridicole, voglio dire come si fa a non amare un artista come George Perez?
Su questo autore completissimo è stato detto di tutto e da gente molto più preparata e competente del sottoscritto, quello che vi propongo oggi è un semplice giochetto da nerd, da fare approfittando della matita e la passione di questo geniaccio.
Perez è sempre stato famoso per il suo tratto perfezionista e particolareggiato, proprio questa sua peculiarità lo ha portato a creare nel corso degli anni nei suoi fumetti delle splash page d'impatto e ricche di particolari e citazioni nascoste, in casa Marvel, con lo scrittore Peter David qualche lustro fà firmo una miniserie molto bella sul golia verde chiamata "Futuro imperfetto", ambientata in un futuro alternativo in cui Hulk era diventato un despota e tutti gli altri supereroi erano morti.
Oggi giochiamo a cercare in una stupenda tavola di quel volume tutti i riferimenti e gli indizi inerenti gli altri supereroi del mondo Marvel, uccisi se ricordo bene la trama dal Gigante di Giada di questa realtà parallela. Vediamo tra voi nerd chi ha l'occhio più lungo.
http://www.mediafire.com/?dmq428tpzy815js
Se non vi bastasse la risoluzione del Blog non avete che da cliccare sul link quassù per scaricare l'immagine ad una definizione maggiore, dunque basta indugiare e cominciamo pure, buon divertimento!
Colgo l'occasione ovviamente per caldeggiarvi il recupero di questo piccolo gioiellino di Peter David e George Perez, volumizzato più volte se non erro, sia dalla Marvel Italia che dalla Panini, ma che trova la sua edizione più economica tra le pagine della gloriosa vecchia Star Magazine della Star Comics #35 #36.
Baci ai pupi.
Su questo autore completissimo è stato detto di tutto e da gente molto più preparata e competente del sottoscritto, quello che vi propongo oggi è un semplice giochetto da nerd, da fare approfittando della matita e la passione di questo geniaccio.
Perez è sempre stato famoso per il suo tratto perfezionista e particolareggiato, proprio questa sua peculiarità lo ha portato a creare nel corso degli anni nei suoi fumetti delle splash page d'impatto e ricche di particolari e citazioni nascoste, in casa Marvel, con lo scrittore Peter David qualche lustro fà firmo una miniserie molto bella sul golia verde chiamata "Futuro imperfetto", ambientata in un futuro alternativo in cui Hulk era diventato un despota e tutti gli altri supereroi erano morti.
Oggi giochiamo a cercare in una stupenda tavola di quel volume tutti i riferimenti e gli indizi inerenti gli altri supereroi del mondo Marvel, uccisi se ricordo bene la trama dal Gigante di Giada di questa realtà parallela. Vediamo tra voi nerd chi ha l'occhio più lungo.
http://www.mediafire.com/?dmq428tpzy815js
Se non vi bastasse la risoluzione del Blog non avete che da cliccare sul link quassù per scaricare l'immagine ad una definizione maggiore, dunque basta indugiare e cominciamo pure, buon divertimento!
Colgo l'occasione ovviamente per caldeggiarvi il recupero di questo piccolo gioiellino di Peter David e George Perez, volumizzato più volte se non erro, sia dalla Marvel Italia che dalla Panini, ma che trova la sua edizione più economica tra le pagine della gloriosa vecchia Star Magazine della Star Comics #35 #36.
Baci ai pupi.
domenica 7 ottobre 2012
Quasi quasi lo prendo: Ottobre 2012
"Quasi quasi lo prendo!" arriva, quasi quasi puntuale, un applauso virtuale al nostro giovane Micheal Vincenzi, che nonostante sia stato preso dal traguardo della laurea è riuscito a trovare il tempo anche questo mese per snocciolarci i suoi personalissimi (ed azzeccati) consigli per gli aquisti. Non solo, direi che sto mese Micheal ci propone una carrellata di titoli decisamente per palati un attimino più fini, leggere per credere.
Tra una perla di saggezza e l'altra quindi, per questa volta, non dimenticate di fare gli auguri al nostro dottore, laggiù nei commenti, non si paga niente, è tutto gratis, non vorrei che da fuori, la gente, pensi che quelli che orbitano intorno a fumettopenìa siano una massa di scorbutici zotici, ignoranti, maleducati.
Tra una perla di saggezza e l'altra quindi, per questa volta, non dimenticate di fare gli auguri al nostro dottore, laggiù nei commenti, non si paga niente, è tutto gratis, non vorrei che da fuori, la gente, pensi che quelli che orbitano intorno a fumettopenìa siano una massa di scorbutici zotici, ignoranti, maleducati.
Quindi auguri Micheal e bentornato!
Ed eccoci di nuovo qui con una nuova
puntata di Quasi quasi lo prendo! Lo so lo so, per fare una cosa
fatta bene questa rubrica dovrebbe uscire il primo del mese e non
dopo una settimana, ma abbiate pietà di noi, la vita reale ci ha
rubato il tempo dei fumetti (quello delle mele già da tempo)!
Ebbene
si, perché per chi ancora non lo sapesse, il fondatore di questo
blog, il Nostro Gennaro, udite udite: si è sposato! Colgo
l’occasione per rinnovare i miei auguri anche sulle pagine virtuali
del blog! Io e Gennaro ci siamo conosciuti praticamente per caso, nel
cyberspazio, e più precisamente sulla pagina facebook di Panini, a
farci incontrare è stata la nostra passione per i fumetti, leggendo
le sue recensioni su fumettidicarta mi sono innamorato del suo modo
di scrivere, e da li è nata questa mia piccola collaborazione con
lui. Quello che faccio non è molto (ma manco poco NdGen), metto insieme giusto due righe
su quelle che sono per me le uscite più interessanti del mese, ma se
i miei consigli arrivano anche a solo una persona che prende in
considerazione l’idea di valutare quello che gli propongo e che lui
non aveva considerato come degno di nota mi fa molto piacere.
Ma ok
che lui si è sposato, ma se questa rubrica la tengo io non potevo
lavorare da solo direte voi? Beh, ecco l’altra notizia: mi sono
laureato!
Purtroppo la tesi mi ha rubato un sacco di tempo e lavoro,
e purtroppo non ho potuto stilare prima la mia lista, vi chiedo
scusa!
Parlando di ritardi vorrei sottoporvi un mio dubbio, magari mi dite la
vostra nei commenti: purtroppo in casa Alastor le uscite di Mega sono
sempre un terno al lotto, in più non ci sono mai le date di uscita
esatte dei prodotti e spesso slittano (come se non bastasse, ora 'sto giochetto ha iniziato
a farlo pure Anteprima) e l’unico modo, per segnalare delle uscite concrete è di aspettare il calendario
sul sito Alastor che di solito viene pubblicato, nella prima settimana del mese.
quindi il dubbio di cui sopra è il seguente: diamo alle stampe virtuali la rubrica prima,inserendo i
titoli che dovrebbero uscire, oppure farla slittare un po’ e mettere
quelli che quasi sicuramente escono?
(La seconda che hai detto!! NdGen, bastano i colossi a dare e togliere falze speranze ai poveri lettori)
Perché in alternativa, potrei
fare buttare giù una lista in base ai nuovi titoli che annunciano su Mega e Anteprima, (ma al di là della confusione poi che si verrebbe a creare per gli inevitabili slittamenti, una rubrica del genere esiste già, ed è curata dal buon Fox, ovviamente non parlo del tizio dell'oroscopo ma di Federico Foglietta.
Comunque, vedremo, sono ben accetti consigli ed opinioni.
Ora cominciamo, vi
annuncio fin da subito che questo mese parlerò poco di supereroi e
cercherò di farvi conoscere qualcosa di italiano, perché voglio
dare spazio ad altro, tanto le uscite Marvel e DC le sapete tutti, ne
parlerò giusto in fondo al pezzo, per dovere di cronaca.
Ecco, in questo momento mi verrebbe da fare seppuku (il
suicidio rituale giapponese che prevede il taglio del ventre più noto dalle nostre parti con il nome di hara kiri)... e si perché l’altra
volta mi sono dimenticato di parlarvi de La profezia dell’armadillo,
un libro di Zerocalcare che prima è stato autoprodotto in b/n da
Makkox, e poi riproposto da Bao Publishing in una versione a colori
nerdosamente a 8 bit, uscita proprio il mese scorso. La particolarità
di questo fumetto è che è composto da tante storie brevi (anche di
poche pagine), ma che unite insieme creano una storia più grande,
complessa, che sebbene riesca a farti piegare dalle risate poi
diventa un pugno allo stomaco, perché parla di vita, quella vera,
quella che fa male.
Vi consiglio di fare una capatina sul sito di
Zerocalcare se non lo conoscete, visto che è pieno zeppo di
storielle nerd che vi faranno sbellicare!
Ma
un nuovo mese è giunto, è un nuovo fumetto sta per uscire, si
perché ora la Bao pubblicherà anche la nuova opera di Zero: Un
polpo alla gola! Questo titolo però sarà una storia unica, non una
sequenza di tante storielle! Sono in trepida attesa per questa uscita
che so già sarà un successo!
Quindi per una volta fidatevi, e provatelo!
Ma continuiamo a
parlare di Bao per annunciare l’uscita di Sky Doll Decade. Questo
cartonato conterrà tutto il pubblicato di Sky Doll di Barbara Canepa
e Alessandro Barbucci nel periodo 2000-2010 (una decade, appunto). Se
già conoscete questo fumetto (già pubblicato in Italia da un'altra
casa editrice) non potete farvi scappare questa ghiotta proposta, se
invece non lo conoscevate non potete comunque farvi scappare
l’occasione di recuperare tutto d’un colpo questa serie, che
sostanzialmente ha stravolto i canoni Disney (gli autori infatti sono
ormai dei veterani che hanno lavorato a lungo per Disney Italia),
riadattandoli per creare qualcosa di nuovo, genuino, e fresco.
Alert intrusion!! - Vengo in aiuto di Micheal e mi intrometto un attimo per arricchire la parentesi su Skydoll, che è sempre stato un fumetto che adoro, il primo editore che portò in Italia questa deliziosa ed originale opera, che in realtà ha natali francesi, nonostante sia interamente creata dall'italico e talentuoso duo Canepa e Barbucci, già autori della disneyana Witch), fu Vittorio Pavesio Productions.
Siamo in un non precisato futuro in una non precisata galassia, dominata da un culto con inquetanti similitudini con la chiesa cattolica, capo spirituale e temporale di questa realtà è la papessa Lodovica, che governa con pugno di ferro sulla popolazione grazie a numerosi
editti religiosi e grazie alle sue apparizioni in pubblico che culminano
sempre con dei miracoli, in realtà i miracoli sono opera del
Miracolatore, un astuto e geniale tecnico che si muove e si adopera dietro i miracoli e gli spettacoli della donna della quale è anche suo malgrado l' amante. Iconograficamente il tipo è in tutto e per tutto Gesù, e è segretamente innamorato della sorella di lei, la scomparsa Agape. In principio infatti, il credo aveva due referenti spirituali, Lodovica avatar dell'amore fisico e carnale e Agape, sua sorella, amata dalle masse, rappresentazione dell'amore Spirituale, la seconda fu assassinata dai seguaci di Lodovica per imporre così un unica corrente, da quel dì mentre i "Lodovichiani" dominano l'universo attraverso l'egemonia della loro Papessa, una corrente ribelle gli Agapiani (o Agapesi fate vobis) oragnizzano attentati e proteste verso il credo della sorella usurpatrice predicando al contempo il ritorno di Agape...
Le Skydoll, sono dei robot, dalle fattezze femminili create per soddisfare i bisogni erotici degli uomini senza che questi commettano peccato. Il fumetto narra le peripezie di una particolare SkyDoll, Noa, che lavora presso l'astrolavaggio Heaven, un sudicio posto gestito da un essere che si fa chiamare "Dio", nel quale ripulisce la carrozzeria della vostra astronave, strusciandosici languidamente sopra. Noa in realtà è molto più di quel che appare, dotata di misteriosi poteri sembra essere legata alla Papessa Agape assassinata anni prima...se non addirittura una sorta di incarnazione robotica della stessa.
La fattura grafica de fumetto è eccellente, l'inconfondibile tratto dei due artisti italiani, che agli inizi degli anni 2000 ha fatto da modello stilistico per tutta una corrente di fumetti per i più piccini, come Witch, Monster Allergy, Winx ect. ect.
Anche la storia ha squisiti riferimenti di protesta sul mondo cattolico e non solo, il culto del pianeta "Aqua" nel secondo tomo, è una chiara satira sulla neo-religione: Scientology.
La prima edizione però non andò mai oltre il terzo volume, che io sappia, il 4° Tomo Sky Doll: Sudra, non vide mai la luce, nonostante un periodo di stasi in cui furono pubblicati alcune ristampe e sketchbook, mi associo al consiglio di Micheal, specie se l'edizione Bao è un' integrale, con tanto di finale. Veramente una gran bella prova di fumetto nostrano.
Le Skydoll, sono dei robot, dalle fattezze femminili create per soddisfare i bisogni erotici degli uomini senza che questi commettano peccato. Il fumetto narra le peripezie di una particolare SkyDoll, Noa, che lavora presso l'astrolavaggio Heaven, un sudicio posto gestito da un essere che si fa chiamare "Dio", nel quale ripulisce la carrozzeria della vostra astronave, strusciandosici languidamente sopra. Noa in realtà è molto più di quel che appare, dotata di misteriosi poteri sembra essere legata alla Papessa Agape assassinata anni prima...se non addirittura una sorta di incarnazione robotica della stessa.
La fattura grafica de fumetto è eccellente, l'inconfondibile tratto dei due artisti italiani, che agli inizi degli anni 2000 ha fatto da modello stilistico per tutta una corrente di fumetti per i più piccini, come Witch, Monster Allergy, Winx ect. ect.
Anche la storia ha squisiti riferimenti di protesta sul mondo cattolico e non solo, il culto del pianeta "Aqua" nel secondo tomo, è una chiara satira sulla neo-religione: Scientology.
La prima edizione però non andò mai oltre il terzo volume, che io sappia, il 4° Tomo Sky Doll: Sudra, non vide mai la luce, nonostante un periodo di stasi in cui furono pubblicati alcune ristampe e sketchbook, mi associo al consiglio di Micheal, specie se l'edizione Bao è un' integrale, con tanto di finale. Veramente una gran bella prova di fumetto nostrano.
C. Gennaro
Harpun (4 Ottobre, GP Publishing,
17x26, B, 128 pp, col,
15,00€)http://harpun-comic.blogspot.it/
Continuiamo
a parlare di fumetto nostrano con Harpun, creato dalla penna di
Giovanni Masi e dalle matite di Federico Rossi Edrighi. Nato come web
comics, è diventato un volume unico pubblicato da GP Publishing. Vi
consiglio di fare una capatina sul sito del fumetto, dove potrete
testarne direttamente la sua validità leggendo (e volendo anche
scaricando) i primi tre capitoli della storia e il diario di caccia
ai mostrincubi. Nel volume pubblicato da GP, oltre a tutto questo
materiale saranno presenti altri tre capitoli inediti (54 tavole). Il
fumetto parla di Joshua, un ricercatore per una compagnia di
telecomunicazioni, che viene inviato in un paesino sperduto per
effettuare dei rilevamenti in modo da poter costruire una torre di
telecomunicazione. In questo paesino farà presto la conoscenza di
Rebecca, una strana ragazza che va in giro con un arpione a caccia
di… incubi!
Donran (4 Ottobre, GP Publishing,
15x21, B, 160 pp, b/n, 15,00€)GP Publishin pubblica anche
il seguito di Sute, la graphic novel tutta italiana di Yoshiko
Watanabe uscita la scorso anno al Romics. Yoshiko è stata un’allieva
del grande Tezuka e ha lavorato per tanti anni nell’animazione, in più è una delle colonne del corpo docenti della Scuola Romana del Fumetto. Non
posso parlare dell’opera in se in quanto ho intenzione di
recuperarla al Lucca Comics nella versione variant, ma avendo letto
Sute posso dirvi che il background dell’autrice si sente molto,
leggendo il libro sembra di essere catapultati in uno dei film della
Ghibli, ma vengono affrontate tematiche più crude: morte e violenza
non sono censurate e affronteranno una storia che vede l’introduzione
della moneta nel Giappone, e di come questo abbia corrotto le
persone, facendole allontanare dal loro contatto con la natura in
favore di una brama di ricchezza e supremazia.
Le Storie (13 Ottobre, Bonelli,
16x21, B, 110 pp, b/n, 3,50€)Sempre per quel che concerne il panorama italiano, concludiamo segnalando la nuova iniziativa Bonelli,
ovvero la collana intitolata Le Storie, che in ogni albo tratterà di
un periodo storico differente narrando una storia autoconclusiva.
L’obiettivo di questa collana è quello di spaziare in ogni
possibile scenario: “dall’Avventura più classica al Giallo,
dalle suggestioni fantascientifiche a quelle Horror, dai racconti di
guerra a quelli Fantasy e persino Western”. Il primo albo sarà
intitolato “Il boia di Parigi” e sarà ambientato durante la
rivoluzione francese. Dopo la stupenda miniserie Shanghai Devil e
dopo l’epica serie ongoing Saguaro (c’è poco da fare, Enna è
il re Mida italiano), questa collana sarà un nuovo imperdibile
appuntamento mensile made in Bonelli? Stiamo a vedere!
AVX 0 (11 Ottobre, Marvel Italia,
17x26, B, 48 pp, col, 3/5€)Infine parliamo ovviamente del
supermegagigafantapocalittico ennesimo crossover Marvel che promette
di stravolgere il mondo come lo conosciamo (di nuovo?) e alla fine si
rivela rigorosamente la solita ciofeca. Ebbene, Avengers VS X-Men è
alle porte signori, ad Ottobre uscirà il numero 0 (prequel seguito
del prequel X-Santcion?) che getterà le basi del nuovo maxi evento.
Devo dire che X-Sanction mi ha piacevolmente colpito, ma ormai con
Marvel bisogna essere scettici a prescindere, perché da Civil War a
questa parte tutte le promesse si sono rivelate un buco nell’acqua
dietro l’altro. Arriverà veramente la tanto agognata resurrezione
Marvel (non sia mai che faccia l’analogia con la resurrezione di
Fenice)? Stiamo a vedere, tanto fin’ora l’abbiamo preso in quel
posto e sappiamo tutti che lo prenderemo in quel posto pure per
questo evento e lo compreremo a prescindere. Per il numero 0 che vede il buon Cho alle matite, è
prevista sia una versione standard a 3€ che una variant
metallizzata a 5€.
Per chi volesse saperne di più su AVX, se ne parla sempre su fumettopenìa, a questo indirizzo: http://fumettopenia.blogspot.it/2012/09/avengers-contro-x-men-io-sto-con-gli.html
Micheal Vincenzi
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venerdì 5 ottobre 2012
Uncanny Avengers
Dopo la parentesi in cui mi sono improvvisato critico cinematografico torniamo ad occuparci di fumetti, in attesa di completare una nuova recensione, che dovrebbe essere su qualcosa di più elevato questa volta, per una volta che non leggo roba in mutandoni, l'adattamento a fumetti di Moby Dick, il romanzo di Melville, da parte di Bill Sienkiewicz, vi lascio la previews ripescata dal sito CBR per gli Uncanny Avengers, la nuova serie di Remender e Cassaday di cui abbiamo già parlato sul pezzo in cui mi sono dedicato all'ormai prossimo "Marvel Now".
Il nuovo gruppo misto di Vendicatori e mutanti che sorgerà al termine della miniserie AVX, è pronto al decollo, almeno in America, eccone in anteprima 4 pagine disegnate dal talentuoso Cassaday. Vi consiglio di evitare di leggere i baloon per non rovinarvi qualche sorpresa, specie lo scambio di battute tra Cap ed Havok che spoilera di brutto sul finale della miniserie conclusasi proprio questo mese oltreoceano, e di ammirare solo le tavole del buon Jhon.
Il nuovo gruppo misto di Vendicatori e mutanti che sorgerà al termine della miniserie AVX, è pronto al decollo, almeno in America, eccone in anteprima 4 pagine disegnate dal talentuoso Cassaday. Vi consiglio di evitare di leggere i baloon per non rovinarvi qualche sorpresa, specie lo scambio di battute tra Cap ed Havok che spoilera di brutto sul finale della miniserie conclusasi proprio questo mese oltreoceano, e di ammirare solo le tavole del buon Jhon.
martedì 2 ottobre 2012
Prometheus che non lo faccio più
sottotitolo - spoiler e pontificazioni di bassa lega su un film da vedere a sbafo.
Non puoi fare un film su un futuro prossimo nel 2012 se nel 1979 ne hai già fatto uno sul futuro remoto inerente la stessa trama.
Non è possibile che la Nostromo, il cargo spaziale per le estrazioni minerarie (2122 più o meno) abbia a bordo, Mother, il computer, che si presenta come una sala piena di lucine che manco a natale, e suoni che ricordano i telefax, e con il quale si comunica parlando ad alta voce e pigiando con forza su una tastierina con dei tasti grossi così, sia la discendente di Prometheus l' altra astronave, (anno 2089), quindi 33 anni prima, che ha tecnologia olografica, touch screen su tastiere di luce solida sospese nel vuoto, suite di salvataggio, capsula medica ipertecnologica in cui ti stendi e fa tutto lei, dalla diagnosi alla cura, quad spaziali per l'esplorazione del suolo alieno, oloproiettori, ect. ect.
Ma la discrepanza del design e della tecnologia non è la cosa più grave, lo avevamo già visto poi in Guerre Stellari la seconda trilogia, con astronavi armi ed apparecchiature più avanzate dei film degli anni '80.
Saranno cazzi di Ridley Scott se ha deciso di ignorare l'errore che fece Lucas qualche tempo fa.
D'altronde se hai una tecnologia a disposizione la usi, la regola che sembra funzionare in produzione di un film per quel che concerne gli effetti speciali, ma non è valida all'interno della trama, se nello spazio di 33 anni si è tornati dal digitale all'analogico per quel che concerne i comandi di una astronave, ci sarà un valido motivo dietro che nessuno ti dice, chi lo sa magari la luce solida è cancerogena.
Il guaio è che Prometheus è macchinoso da morire, è lento come un film francese, ok che a Lindelof (Lost e Ultimate Hulk vs Wolverine) gli piace incasinare le cose, però qui si aveva il finale già fatto, bello, coerente e chiuso, che bisogno c'era di montare tutto questo casino?
1. Passateci a trovare - E' il 2089 alcuni archeologi, tra cui Lisbeth Salander senza cresta e chiodo, ritrovano in scozia delle testimonianze che indicano che il genere umano, in passato abbia avuto contatti con civiltà extraterrestri.
Non è chiaro come, il ritrovamento faccia intendere ai due studiosi, che quelle che abbiamo subito e testimoniato non siano semplici visite, in realtà questi visitatori, ribattezzati gli ingegneri, ci hanno creato, e questi reperti disseminati nello spazio e nel tempo sulla Terra, presso le civiltà maia, mesopotamiche ed egiziane, celtiche ect., siano delle vere e proprie mappe stellari che indicano come raggiungerli.
La storpiatura: se davvero vuoi che ci si vede, passa te, o no? Dai delle mappe stellari a gente che ancora usa gli asini?
Ma a parte questo, nel corso del film, la trama dà ad intendere che l'asteroide su cui il Prometheus atterra, seguendo suddette mappe, non è il pianeta natale degli ingegneri, è un asteroide su cui questi fanno ricerche genetiche anche per uso bellico. Ora se io padre invito te figlio a casa mia, non ti dico certo "vediamoci nell'armeria così ti uso come bersaglio".
No perchè messa così è come se mi chiamasse il conte Dracula e mi invitasse a cena da lui stasera stessa, non mi sentirei molto a mio agio durante l'arrivo delle portate.
"Venite a trovarci ci serve materiale genetico per i nostri esperimenti...mah, non fai prima a rapirli te? Ci sei già sulla Terra!"
Io, robot- David/Fassbender: ok è un robot, ed i robot in Alien non hanno mai avuto un ruolo chiaro e cristallino, a parte Bishop del secondo capitolo che si fa tagliare in due dalla regina, diciamo che il primo robot del primo film, quello lì, ma si quello lì dai, Bilbo Beggins, non era proprio un fedele osservatore delle leggi della robotica di Asimov, anzi diciamolo era un vero e proprio stronzo.David? Uguale.
In pratica Magneto/David/Fassbender all'inizio del film dà un assurdo deja-vù Kubrickiano, lo vedi lì solo soletto girare in bici e giocare a palacanestro, mentre tutti gli altri dormono in ibernazione e pensi: "Ma porca miseria, questo è 2001 odissea nello spazio!", ed ecco il plagio/omaggio, poi ti rendi conto che è un robot, e ti rendi conto anche che non è proprio uno stinco di santo, ed il deja-vù aumenta d'intensità, e pensi: "Ma Giuda porco, questo è Hal 9000 con le gambe ed un sorriso da squalo!"
Malfunction - Le cose che proprio non ho capito in Prometheus riguardano quasi tutte Magneto-first-class: primo come fa a conoscere così bene la lingua degli ingegneri e come fa a saper accedere alla console dell'astronave aliena?
Secondo: se la sua priorità in realtà e scortare il signor Guy Pearce, il vecchio proprietario dell'astronave che sovvenziona tutta la spedizione, che non vuole assolutamente morire al cospetto degli ingegneri per avere qualche dritta sulla vita eterna, per quale motivo quando atterra se ne va da solo a recuperare campioni in giro per l'asteroide ed addirittura infetta con quella strana roba nera che muta il DNA, il fidanzato-socio collega-archeologo di Lisbeth? A che prò? Boh.
Che poi, aperta parentesi, se io Signor Pearce-Peter Weyland, ho pagato per la spedizione in questione, perchè mi nascondo come un ladro all'interno della mia astronave? Mah.
Finale aperto - Alien (1979) comincia con il ritrovamento di questa astronave aliena su un asteroide deserto, all'interno, un alieno morto su una plancia, col ventre esploso, e uova di alien disseminati qui e là.
Se questo film è davvero il prequel di Alien, il segreto delle origini dell'alieno più terrificante della storia del cinema, il finale di Prometheus era già lì bello e pronto, invece perchè alla fine di quell'alieno di quell'astronave non v'è traccia?
Due ipotesi: la Fox vuole farci un seguito, ipotesi più caldeggiata.
La seconda più macchinosa, sull'asteroide in realtà c'era più di un astronave, quindi quella che becca l'equipaggio del Nostromo, non è la stessa in cui si imbattono i tipi della Prometheus, anche perchè quella in cui si imbatte Lis & co. finisce esplosa.
La Roba Nera - nelle sue sceneggiature Lindelof della roba nera ce la deve per forza mettere, se no evidentemente non si sente realizzato, e se in lost ci massacra le meningi per 6 stagioni con questo fumo nero, qui in prometheus ci lascia vedere delle strane anfore che a contatto con l'atmosfera rilasciano un liquido animato nero che a contatto con altre forme di vita ospiti dà origine a nuovi organismi.
Quindi se nelle primissime scene del film ci lascia capire che Ingegnere + Roba Nera = Dna che ha dato origine alla vita su un pianeta molto simile al nostro (o il nostro addirittura?), fa anche capire che Archeologo + Roba Nera + più copulata con Lisbeth = un calamaro gigantesco modello mostro Lovercraftiano che poi attacca l'unico ingegnere vivo in zona, da vita ad un esserino nero che ricorda vagamente il famoso Alien a fine film. Se non è macchinoso, (ed anche un pò una stronzata) una pellicola del genere non so allora cosa ci sia di macchinoso in giro al giorno d'oggi.
Gli ingegneri - per essere i nostri papà-creatori, certo che son bastardi, l'unico vivo che il tuttologo David-Magneto-Robot risveglia dalla ibernazione, appena cosciente fa fuori un pò tutti, compreso il vecchio Wayland, che voleva giusto campare qualche anno in più per rompere i coglioni a sua figlia erede Charlize Therone, ed incazzatissimo per la visita inaspettata punta la sua astronave carica di teche piene di liquido nero verso la terra. Fin qui ci si può pure stare, d'altronde un cattivo deve esserci nel film e facciamolo fare al gigantesco ingegnere palestrato, ma perchè cambiargli la fisionomia? Vi ricordate l'alieno morto disteso in Alien? quella non era la sua faccia, quel faccione fossilizzato con tanto di proboscide da leone marino, era il suo scafandro, in realtà gli ingegneri non sono così brutti ma sono dei giganti glabri con un fisico scolpito, che vanno in giro per le galassie a seminare la vita ricombinando il loro DNA, con quella robaccia nera, e l'atmosfera del luogo, un pò come i Celestiali Marvel.
Insomma alla fine 'sto film è bello o no?
A me è piaciuto....immagino le vostre facce adesso: ma come ti è piaciuto?
No scherzi a parte il film non mi è piaciuto.
L'ho trovato lento, complicato, e pieno di clichè del cinema horror scadente, dopo un lungo inizio lento e pretenzioso, arriva l'azione, ma arriva solo per farvi rimpiangere le sequenze precedenti.
Siete bloccati in una caverna su un pianeta alieno, soli, quando ad un tratto un serpentone emerge da un liquido nero e vi scruta...voi cosa fate? ci scherzate come scherzereste col vostro nipotino in culla? Dai su, non diciamo stronzate.
La povera Lisbeth è incapace di tenere testa alla mitica S. Weaver, ora per quanto mi possa stare simpatica l'hacker dei romanzi di Larsson, l'attrice (ed il personaggio, l'archeologo con i dilemmi di etica ed i dubbi sull'esistenza di Dio) non ha ancora esperienza e carisma per emulare la bellissima a cazzutissima Ripley, l'immagine che vi lascio qui di fianco, è esemplare, è l' anno 2090 o giù di lì, sei alle prese con un alieno tre volte più grosso di te, e non trovi niente di meglio che cercare di prenderlo ad accettate? Ma poi cosa ci fà un ascia in una astronave? Per rompere il vetro in caso di necessità? Ok fatelo pure, ma attenti alla decompressione, magari vi può dare qualche problemino.
Se proprio volete vederlo vi consiglio di farvelo regalare, dalla vostra tipa/o o di guardarlo a scrocco, R. Scott ha fatto di meglio sicuramente.
Peccato, perchè sarebbe potuto davvero essere qualcosa di stupendo questo Prometheus invece...niente di fatto.
Baci ai pupi.
Non puoi fare un film su un futuro prossimo nel 2012 se nel 1979 ne hai già fatto uno sul futuro remoto inerente la stessa trama.
Non è possibile che la Nostromo, il cargo spaziale per le estrazioni minerarie (2122 più o meno) abbia a bordo, Mother, il computer, che si presenta come una sala piena di lucine che manco a natale, e suoni che ricordano i telefax, e con il quale si comunica parlando ad alta voce e pigiando con forza su una tastierina con dei tasti grossi così, sia la discendente di Prometheus l' altra astronave, (anno 2089), quindi 33 anni prima, che ha tecnologia olografica, touch screen su tastiere di luce solida sospese nel vuoto, suite di salvataggio, capsula medica ipertecnologica in cui ti stendi e fa tutto lei, dalla diagnosi alla cura, quad spaziali per l'esplorazione del suolo alieno, oloproiettori, ect. ect.
Ma la discrepanza del design e della tecnologia non è la cosa più grave, lo avevamo già visto poi in Guerre Stellari la seconda trilogia, con astronavi armi ed apparecchiature più avanzate dei film degli anni '80.
Saranno cazzi di Ridley Scott se ha deciso di ignorare l'errore che fece Lucas qualche tempo fa.
D'altronde se hai una tecnologia a disposizione la usi, la regola che sembra funzionare in produzione di un film per quel che concerne gli effetti speciali, ma non è valida all'interno della trama, se nello spazio di 33 anni si è tornati dal digitale all'analogico per quel che concerne i comandi di una astronave, ci sarà un valido motivo dietro che nessuno ti dice, chi lo sa magari la luce solida è cancerogena.
Il guaio è che Prometheus è macchinoso da morire, è lento come un film francese, ok che a Lindelof (Lost e Ultimate Hulk vs Wolverine) gli piace incasinare le cose, però qui si aveva il finale già fatto, bello, coerente e chiuso, che bisogno c'era di montare tutto questo casino?
1. Passateci a trovare - E' il 2089 alcuni archeologi, tra cui Lisbeth Salander senza cresta e chiodo, ritrovano in scozia delle testimonianze che indicano che il genere umano, in passato abbia avuto contatti con civiltà extraterrestri.
Non è chiaro come, il ritrovamento faccia intendere ai due studiosi, che quelle che abbiamo subito e testimoniato non siano semplici visite, in realtà questi visitatori, ribattezzati gli ingegneri, ci hanno creato, e questi reperti disseminati nello spazio e nel tempo sulla Terra, presso le civiltà maia, mesopotamiche ed egiziane, celtiche ect., siano delle vere e proprie mappe stellari che indicano come raggiungerli.
La storpiatura: se davvero vuoi che ci si vede, passa te, o no? Dai delle mappe stellari a gente che ancora usa gli asini?
Ma a parte questo, nel corso del film, la trama dà ad intendere che l'asteroide su cui il Prometheus atterra, seguendo suddette mappe, non è il pianeta natale degli ingegneri, è un asteroide su cui questi fanno ricerche genetiche anche per uso bellico. Ora se io padre invito te figlio a casa mia, non ti dico certo "vediamoci nell'armeria così ti uso come bersaglio".
No perchè messa così è come se mi chiamasse il conte Dracula e mi invitasse a cena da lui stasera stessa, non mi sentirei molto a mio agio durante l'arrivo delle portate.
"Venite a trovarci ci serve materiale genetico per i nostri esperimenti...mah, non fai prima a rapirli te? Ci sei già sulla Terra!"
Io, robot- David/Fassbender: ok è un robot, ed i robot in Alien non hanno mai avuto un ruolo chiaro e cristallino, a parte Bishop del secondo capitolo che si fa tagliare in due dalla regina, diciamo che il primo robot del primo film, quello lì, ma si quello lì dai, Bilbo Beggins, non era proprio un fedele osservatore delle leggi della robotica di Asimov, anzi diciamolo era un vero e proprio stronzo.David? Uguale.
In pratica Magneto/David/Fassbender all'inizio del film dà un assurdo deja-vù Kubrickiano, lo vedi lì solo soletto girare in bici e giocare a palacanestro, mentre tutti gli altri dormono in ibernazione e pensi: "Ma porca miseria, questo è 2001 odissea nello spazio!", ed ecco il plagio/omaggio, poi ti rendi conto che è un robot, e ti rendi conto anche che non è proprio uno stinco di santo, ed il deja-vù aumenta d'intensità, e pensi: "Ma Giuda porco, questo è Hal 9000 con le gambe ed un sorriso da squalo!"
Malfunction - Le cose che proprio non ho capito in Prometheus riguardano quasi tutte Magneto-first-class: primo come fa a conoscere così bene la lingua degli ingegneri e come fa a saper accedere alla console dell'astronave aliena?
Secondo: se la sua priorità in realtà e scortare il signor Guy Pearce, il vecchio proprietario dell'astronave che sovvenziona tutta la spedizione, che non vuole assolutamente morire al cospetto degli ingegneri per avere qualche dritta sulla vita eterna, per quale motivo quando atterra se ne va da solo a recuperare campioni in giro per l'asteroide ed addirittura infetta con quella strana roba nera che muta il DNA, il fidanzato-socio collega-archeologo di Lisbeth? A che prò? Boh.
Che poi, aperta parentesi, se io Signor Pearce-Peter Weyland, ho pagato per la spedizione in questione, perchè mi nascondo come un ladro all'interno della mia astronave? Mah.
Finale aperto - Alien (1979) comincia con il ritrovamento di questa astronave aliena su un asteroide deserto, all'interno, un alieno morto su una plancia, col ventre esploso, e uova di alien disseminati qui e là.
Se questo film è davvero il prequel di Alien, il segreto delle origini dell'alieno più terrificante della storia del cinema, il finale di Prometheus era già lì bello e pronto, invece perchè alla fine di quell'alieno di quell'astronave non v'è traccia?
Due ipotesi: la Fox vuole farci un seguito, ipotesi più caldeggiata.
La seconda più macchinosa, sull'asteroide in realtà c'era più di un astronave, quindi quella che becca l'equipaggio del Nostromo, non è la stessa in cui si imbattono i tipi della Prometheus, anche perchè quella in cui si imbatte Lis & co. finisce esplosa.
La Roba Nera - nelle sue sceneggiature Lindelof della roba nera ce la deve per forza mettere, se no evidentemente non si sente realizzato, e se in lost ci massacra le meningi per 6 stagioni con questo fumo nero, qui in prometheus ci lascia vedere delle strane anfore che a contatto con l'atmosfera rilasciano un liquido animato nero che a contatto con altre forme di vita ospiti dà origine a nuovi organismi.
Quindi se nelle primissime scene del film ci lascia capire che Ingegnere + Roba Nera = Dna che ha dato origine alla vita su un pianeta molto simile al nostro (o il nostro addirittura?), fa anche capire che Archeologo + Roba Nera + più copulata con Lisbeth = un calamaro gigantesco modello mostro Lovercraftiano che poi attacca l'unico ingegnere vivo in zona, da vita ad un esserino nero che ricorda vagamente il famoso Alien a fine film. Se non è macchinoso, (ed anche un pò una stronzata) una pellicola del genere non so allora cosa ci sia di macchinoso in giro al giorno d'oggi.
Gli ingegneri - per essere i nostri papà-creatori, certo che son bastardi, l'unico vivo che il tuttologo David-Magneto-Robot risveglia dalla ibernazione, appena cosciente fa fuori un pò tutti, compreso il vecchio Wayland, che voleva giusto campare qualche anno in più per rompere i coglioni a sua figlia erede Charlize Therone, ed incazzatissimo per la visita inaspettata punta la sua astronave carica di teche piene di liquido nero verso la terra. Fin qui ci si può pure stare, d'altronde un cattivo deve esserci nel film e facciamolo fare al gigantesco ingegnere palestrato, ma perchè cambiargli la fisionomia? Vi ricordate l'alieno morto disteso in Alien? quella non era la sua faccia, quel faccione fossilizzato con tanto di proboscide da leone marino, era il suo scafandro, in realtà gli ingegneri non sono così brutti ma sono dei giganti glabri con un fisico scolpito, che vanno in giro per le galassie a seminare la vita ricombinando il loro DNA, con quella robaccia nera, e l'atmosfera del luogo, un pò come i Celestiali Marvel.
Insomma alla fine 'sto film è bello o no?
A me è piaciuto....immagino le vostre facce adesso: ma come ti è piaciuto?
No scherzi a parte il film non mi è piaciuto.
L'ho trovato lento, complicato, e pieno di clichè del cinema horror scadente, dopo un lungo inizio lento e pretenzioso, arriva l'azione, ma arriva solo per farvi rimpiangere le sequenze precedenti.
Siete bloccati in una caverna su un pianeta alieno, soli, quando ad un tratto un serpentone emerge da un liquido nero e vi scruta...voi cosa fate? ci scherzate come scherzereste col vostro nipotino in culla? Dai su, non diciamo stronzate.
La povera Lisbeth è incapace di tenere testa alla mitica S. Weaver, ora per quanto mi possa stare simpatica l'hacker dei romanzi di Larsson, l'attrice (ed il personaggio, l'archeologo con i dilemmi di etica ed i dubbi sull'esistenza di Dio) non ha ancora esperienza e carisma per emulare la bellissima a cazzutissima Ripley, l'immagine che vi lascio qui di fianco, è esemplare, è l' anno 2090 o giù di lì, sei alle prese con un alieno tre volte più grosso di te, e non trovi niente di meglio che cercare di prenderlo ad accettate? Ma poi cosa ci fà un ascia in una astronave? Per rompere il vetro in caso di necessità? Ok fatelo pure, ma attenti alla decompressione, magari vi può dare qualche problemino.
Se proprio volete vederlo vi consiglio di farvelo regalare, dalla vostra tipa/o o di guardarlo a scrocco, R. Scott ha fatto di meglio sicuramente.
Peccato, perchè sarebbe potuto davvero essere qualcosa di stupendo questo Prometheus invece...niente di fatto.
Baci ai pupi.
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lunedì 1 ottobre 2012
Un Frankenstein in casa Marvel
Vi sono mancato?
Chiedo scusa, mi stavo un attimo sposando.
Torno a voi con del materiale abbastanza datato, ma me lo potrete perdonare, d'altronde gli ultimi post sono stati all'insegna del futuro prossimo, e poi il Punitore di Rick Remender, è stata l'unica lettura che mi sono concesso questo mese, visto i mille impegni in cui eravamo immersi, io e la mia dolce metà, elettrica e nevrotica più del solito, tutte le volte mi avvicinavo ad un pc o ad un fumetto, sbraitava e minacciava di divorziare ancora prima di avermi sposato.
Ma cominciamo pure:
Remender ormai riesce a farmi innamorare delle sue storie anche quando le disegnano degli illustratori scappati al Corriere dei Piccoli, come Greg Tocchini, parlo de l' ultima miniserie su X-Force, dove i tagliagole mutanti se la devono vedere con il Captan Britanin Corps.
Ennesima saga che si dipana nel metafisico mondo del multiverso, che però non ho ancora capito perchè se lo fa la Marvel è figa, se lo fa la DC ha rotto i coglioni.
Mah, razzismo editoriale dal quale prendo le dovute distanze.
Con la scimmia dietro la schiena, in piena astinenza, spulciando gli scaffali della fumetteria qualche tempo fa, scopro che Remender ha scritto anche una run del Punitore, lo so che per voi smanettoni non è una novità, ma io che seguo pochissimo le serie regolari, quando ho letto su un vecchio Marvel Mega: la trinità Punisher - Remender - Opena, mi sono sentito più o meno come quando mi sono innamorato la prima volta: farfalle nello stomaco, secchezza delle fauci, imbarzottimento dei piani bassi.
Ovviamente l'ho preso, tra l'altro non capisco per quale motivo il formato Marvel Mega o comunque si chiami adesso, non sia il formato standard, come prezzo è vantaggiosissimo, cicli completi, una sola serie senza comprimari, un botto di pagine ed un elegante e resistente brossura.
Che bello sarebbe se la Panini desse un bel calcio in culo al famoso Ketchup e cominciasse a sfornare volumi del genere per i Fantrastici Quattro di Hickman, o per il Daredevil di Waid, solo per citare due serie che non sto leggendo perchè non me ne frega niente dei comprimari dei loro albi.
Ma torniamo al Punitore: Iphone a rate alla mano, in fumetteria vien fuori che Remender ha curato l'ultimo ciclo del Punitore a cavallo del Dark Reign, immediatamente precedente a quello che state leggendo su Daredevil, quello scritto da Rucka per capirci.
Particolare ancora più interessante, scopro che il ciclo Franken-Castle, parentesi editoriale in cui il vigilante è ridotto ad un emulo del non-morto creato da Shelley, parentesi che avevo tra l'altro etichettato come una cagata pazzesca, è firmata dallo stesso Remender e Tony - morti viventi -Moore.
Solo gli idioti non cambiano mai idea. Ed io non sono un idiota. O almeno credo.
Prendo quel che c'è in fumetteria, e tra volumi usati e nuovi torno a casa risparmiando almeno 10 euro.
Il mio addio al celibato con Remender.
C'è chi si chiude in un night, con i fidati amici e si strofina addosso ad avvenenti spogliarelliste, e tiene le foto su una pen-drive che la sua lei non troverà mai, io invece con due fidati amici sono scappato a Terni, per il Narnia-Fumetto e completare, tra le altre cose, suddetta run. E dopo averla letta e digerita tutta, posso dire, a quelli che se la sono persa che è una run decisamente frizzante.
Punisher 01 - Dark Reign - di Remender e Opena. (Marvel Mega 59 €5,30)
Norman Osborne, è arrivato alle leve del potere americano alla fine di Secret Invasion, se i supereroi fan finta di non vedere, non si può dire che faccia lo stesso Frank Castle, infatti il vigilante mette in cima alla sua lista l'ex nemesi di Spiderman ed i suoi loschi traffici.
Senza dar troppi input a chi non ha mai letto questi albi, limitiamoci a dire che con Vivere nelle tenebre, Remender prende le redini di Punisher, restando fedele allo stile del personaggio, narrazione vincente e collaudata con le didascalie che parlano in prima persona, che da quel che ne so risalgono fin dai tempi del Punitore Star Comics. Qui però la formula classica si arricchisce della prosa di Remender e della sua creatività, che portano Castle a scontrarsi nientemeno che con Sentry ed Hood.
Un Opena più timido e sporco di quello visto su X-Force illustra il tutto con tavole dinamiche ed inquadrature incalzanti. Un piccolo applauso per la copertina di McKone, chiara citazione alla prima apparizione del Punitore sulle pagine di Spiderman.
Albo consigliato? Assolutamente si.
Punisher 02 - Dark Reign - di Remender Huat e Person. (Marvel Mega 60 € 5,50)
Seconda miniserie ambientata nel Dark Reign, Vicolo Cieco, vede alle matite l'orientale Tan Eng Huat.
Remender scalda l'atmosfera: dopo aver fornito una nuova spalla hacker al vigilante, Henry, lo immerge in una guerra senza quartiere con i supercriminali, Hood, sottoposto di Osborne e nuovo boss del crimine succeduto a Kingpin, decide di eliminare il problema Punitore, resuscitando una dozzina di vecchi Villain del Marvel Universe, con la promessa che li lascerà in vita solo se gli porteranno la testa di Castle.
Al di là dell' inevitabile ed appetibile scontro senza esclusione di colpi che si sviluppa nei cinque numeri della miniserie, Remender in questo volume sviluppa in un interessante trama, che mi asterrò dal dire per quelli che ai tempi, come me, snobbarono questo fumetto, vi basti sapere che lo scrittore prepara una situazione assolutamente inedita per il vigilante, e sceglie di concluderla con un finale decisamente inaspettato. Senza contare il fatto che fornisce interessanti dettagli sulle origini del suo nuovo compagno.
Ottimo Huat, come sempre, spigoloso al punto che in alcune tavole ricorda il buon vecchio Kevin O'Neill.
In appendice all'albo l'annual con le matite di un dotatissimo Pearson, un cui Frank nella sua caccia ai criminali resuscitati deve vedersela anche con Spiderman.
Albo consigliato? Diavolo, si.
Punisher 03 - FrankenCastle - di Remender e Moore. (Marvel Mega 65 €5,50)
FrankenCastle segue gli eventi del Dark Reign narrati nella scadentissima "The List" reperibile a basso costo sulla collana, Supereroi Leggende Marvel, Osborne dopo il fallimento di Hood decide di affidarsi agli artigli del suo Dark Wolverine (Daken il figlio di Logan) che darà un taglio alla carriera del Punitore, letteralmente.
Apriamo una parentesi: l'episodio inerente il duello Castle-Daken, con le matite di Romita Jr, è l'unica cosa meritevole di attenzione di "The List".
Insomma Castle muore, fatto a pezzi da Daken, ma i suoi resti sono sottratti dai dei mostriciattoli che li porteranno a Morbius il vampiro vivente, nei tunnel che un tempo ospitavano i Morlock oggi rifugio della legione dei mostri.
Morbius restituirà la vita a Castle sottoforma di una inaspettata ed irriverente versione del mostro di Frankenstein, per ingaggiarlo in una guerra contro Robert Hellsgaard e il suo esercito di acchiappamostri.
Per quanto la trama possa sembrare un enorme stronzata, la miniserie è probabilmente una delle cose più deliziose del 2010 fumettistico italiano, Tony Moore sforna delle tavole assolutamente fantastiche, una più bella dell'altra, il suo stile adeguato alla situazione atipica ed horror della storia, diverte e stimola la lettura.
FrankenCastle inoltre è fighissimo sia da vedere, che da leggere.
Remender si immerge nella cronologia dell'universo Marvel ed utilizza personaggi periferici e artefatti dimenticati, dando prova di saper inserire in continuity una parentesi assolutamente grottesca come può essere questa qui: La Legione dei Mostri, Morbius, Manphibian, Licantropus , la pietra di sangue ossia un pezzo di un meterorite che cadde sulla terra addirittura nell'epoca in cui viveva Conan il barbaro, sono il contorno di questa mini particolarmente splatter in cui vedrete un Punitore decisamente sui generis, buono per un universo alternativo.
Albo consigliato? Un peccato non averlo in libreria
Punisher 04 - FrankenCastle vs Dark Wolverine 1 - di Remender Way Moore Boschi Palo e Segovia
(Marvel Universe 05 €4,30)
Poteva Castle farla passare liscia al figlio di Logan per averlo ridotto a spezzatino?
No. Volume che raccoglie 2 miniserie sostanzialmente:
In Pezzi Mancanti e Vendetta a Tokio, FrankenCastle bracca Lady Gorgon, storiellina senza infamia e senza lode che si lascia comunque leggere per amor di continuità, nonostante le tavole scarsine di Boschi e Palo.
In La punizione, invece Frank é sulle tracce di Daken ed è più che deciso a vendicarsi del suo assassino. La miniserie vede il gradito ritorno alle matite di Moore, che impreziosiscono di sicuro il tutto. Remender butta giù un sanguinolento duello tra due characters in pratica immortali: un non-morto potenziato dalla pietra di sangue e un mutante con il fattore di guarigione. E condisce il tutto con dialoghi riusciti e situazioni incalzanti.
Lodevole e degno di d'essere ricordato il suo Daken, assolutamente carismatico.
Albo consigliato? Tony Moore e Remender insieme, si, consigliato.
Punisher 05 - FrankenCastle vs Dark Wolverine 2 - di Remender Way Segovia Moore ect. ect. (Marve Universe 08 €5,30)
Volumetto insulso per metà: alla conclusione de La Punizione, con un finale che pare un chiaro omaggio ad Akira di K. Otomo ed una guest star tutt'altro che inaspettata, Wolverine, segue un mediocre team up con Deadpool, e per finire La fine di FrankenCastle, è il giusto epilogo a questa parentesi surreale nella carriera del Punitore, Remender giustifica la rinascita di Castle utilizzando le proprietà rigeneranti della pietra di sangue, per rispedire il vigilante nelle strade di New York per la sua interminabile guerra contro il crimine.
Albo consigliato? Salvano la baracca quelle paginette disegnate da Moore, inutile come la forchetta in un piatto di brodino, il team up con Deadpool, ma che ha il suo senso per amor di completezza.
Punisher 06 - Punisher Nel sangue - di Remender e Boschi (Marvel Universe 10 €5,50)
Ormai tutti sanno( quelli che l'hanno letto almeno) del retaggio di Henry, la spalla si Castle, e tutti sanno che il Punitore non gradisce che la mala tenti di attirarlo usando e abusando della sua famiglia, Nel sangue, è il congedo di piombo di Remender.
Rinato grazie alla Pietra di Sangue, Castle torna a fare quel che sa far meglio, assassinare, mette da parte i super esseri e si occupa del ritorno di Mosaico, che gira con una donna che gli ricorda tantissimo una persona a lui cara.
Veloce e coinvolgente, "Nel sangue" vede alle matite un signor Boschi, particolarmente in vena per dettagli, espressioni ed inquadrature.
Albo consigliato? Si, Remender ha giocato e ci ha divertito con FrankenCastle, ma il gioco è bello quando dura poco, dopo il dark reign, parentesi in cui Remender, ha amplificato gli intrecci tra il mondo di Castle e quello delle calzamaglie, dopo la parentesi horror divertentissima, lo scrittore da prova di sapersi destreggiare anche con trame metropolitane, nel sangue, come tutto quello nato sotto il marchio "heroic age" è un ritorno alle origini, a quello che c'era prima di Osborne, il Punitore non fa eccezioni.
Considerazioni condita di Spolier.
Al di là di FrankenCastle, quello che verrà ricordato nel Punitore di Remender, quel che rende questa gestione così inedita rispetto alle altre, è l'intreccio tessuto dall'autore, che culmina con la resurrezione della famiglia di Frank.
Durante le pagine del Dark Reign, così come in Civil War, il vigilante è avvicinato al mondo supereroistico, con il quale condivide universo e continuity, ma qui Remender approfitando dei characters a disposizione, va oltre e confeziona una run che non può definirsi che inedita per un personaggio del genere.
Nonostante le solite soluzioni narrative vincenti, riproposte come l'ennesimo Robin (parlo ovviamente di Henry il figlio di Mosaico) che fa da spalla al killer durante le sue incursioni nel mondo della mala, Remender attraverso Hood e la sua magia, fa tornare in vita Microchip, non solo, dopo il fallimento dei suoi sicari decide di corrompere il povero Frank facendo risorgere l'intera famiglia Castle, questo espediente, la reazione del Punitore nel vedere risorgere i suoi cari dalle bare, la morte quasi arrendevole coerente con lo stress psicologico del personaggio per mano di Daken, rendono lineare la lettura di tutto quello che Remender vomita nelle pagine, persino qualcosa di così strano come FrankenCastle.
In sostanza il Punitore di Remender insieme all' Iron Man di Fraction, è la cosa migliore che possiate leggere in seno al Dark Reign, sottovalutata rispetto alle immeritevoli serie di Bendis dello stesso periodo, come quella dei Vendicatori Oscuri.
FrankenCastle, fece, ai suoi tempi, storcere il naso anche a me, assuefatto dal Punitore di Ennis, vedevo la cosa come un calo tremendo di creatività, ma il consiglio sincero, per chi l'ha snobbata è di dargli una seconda opportunità e di farmi sapere. Per il resto direi di avervi detto tutto.
Baci ai pupi.
Altro mercato - Le storie immerse nel regno oscuro, quelle disegnate da Opena e Huat, sono reperibili anche sulla collana Supereroi le Leggende Marvel, come anche The List (osceno), il fatto che questa collana sia disponibile un pò dappertutto anche con forti sconti, mi spinge a suggerirvene l'acquisto per risparmiare qualche eurino, nel caso sceglieste di dar retta a questo mio consiglio per l'aquisto.
Chiedo scusa, mi stavo un attimo sposando.
Torno a voi con del materiale abbastanza datato, ma me lo potrete perdonare, d'altronde gli ultimi post sono stati all'insegna del futuro prossimo, e poi il Punitore di Rick Remender, è stata l'unica lettura che mi sono concesso questo mese, visto i mille impegni in cui eravamo immersi, io e la mia dolce metà, elettrica e nevrotica più del solito, tutte le volte mi avvicinavo ad un pc o ad un fumetto, sbraitava e minacciava di divorziare ancora prima di avermi sposato.
Ma cominciamo pure:
Remender ormai riesce a farmi innamorare delle sue storie anche quando le disegnano degli illustratori scappati al Corriere dei Piccoli, come Greg Tocchini, parlo de l' ultima miniserie su X-Force, dove i tagliagole mutanti se la devono vedere con il Captan Britanin Corps.
Ennesima saga che si dipana nel metafisico mondo del multiverso, che però non ho ancora capito perchè se lo fa la Marvel è figa, se lo fa la DC ha rotto i coglioni.
Mah, razzismo editoriale dal quale prendo le dovute distanze.
Con la scimmia dietro la schiena, in piena astinenza, spulciando gli scaffali della fumetteria qualche tempo fa, scopro che Remender ha scritto anche una run del Punitore, lo so che per voi smanettoni non è una novità, ma io che seguo pochissimo le serie regolari, quando ho letto su un vecchio Marvel Mega: la trinità Punisher - Remender - Opena, mi sono sentito più o meno come quando mi sono innamorato la prima volta: farfalle nello stomaco, secchezza delle fauci, imbarzottimento dei piani bassi.
Ovviamente l'ho preso, tra l'altro non capisco per quale motivo il formato Marvel Mega o comunque si chiami adesso, non sia il formato standard, come prezzo è vantaggiosissimo, cicli completi, una sola serie senza comprimari, un botto di pagine ed un elegante e resistente brossura.
Che bello sarebbe se la Panini desse un bel calcio in culo al famoso Ketchup e cominciasse a sfornare volumi del genere per i Fantrastici Quattro di Hickman, o per il Daredevil di Waid, solo per citare due serie che non sto leggendo perchè non me ne frega niente dei comprimari dei loro albi.
Ma torniamo al Punitore: Iphone a rate alla mano, in fumetteria vien fuori che Remender ha curato l'ultimo ciclo del Punitore a cavallo del Dark Reign, immediatamente precedente a quello che state leggendo su Daredevil, quello scritto da Rucka per capirci.
Particolare ancora più interessante, scopro che il ciclo Franken-Castle, parentesi editoriale in cui il vigilante è ridotto ad un emulo del non-morto creato da Shelley, parentesi che avevo tra l'altro etichettato come una cagata pazzesca, è firmata dallo stesso Remender e Tony - morti viventi -Moore.
Solo gli idioti non cambiano mai idea. Ed io non sono un idiota. O almeno credo.
Prendo quel che c'è in fumetteria, e tra volumi usati e nuovi torno a casa risparmiando almeno 10 euro.
Il mio addio al celibato con Remender.
C'è chi si chiude in un night, con i fidati amici e si strofina addosso ad avvenenti spogliarelliste, e tiene le foto su una pen-drive che la sua lei non troverà mai, io invece con due fidati amici sono scappato a Terni, per il Narnia-Fumetto e completare, tra le altre cose, suddetta run. E dopo averla letta e digerita tutta, posso dire, a quelli che se la sono persa che è una run decisamente frizzante.
Punisher 01 - Dark Reign - di Remender e Opena. (Marvel Mega 59 €5,30)
Norman Osborne, è arrivato alle leve del potere americano alla fine di Secret Invasion, se i supereroi fan finta di non vedere, non si può dire che faccia lo stesso Frank Castle, infatti il vigilante mette in cima alla sua lista l'ex nemesi di Spiderman ed i suoi loschi traffici.
Senza dar troppi input a chi non ha mai letto questi albi, limitiamoci a dire che con Vivere nelle tenebre, Remender prende le redini di Punisher, restando fedele allo stile del personaggio, narrazione vincente e collaudata con le didascalie che parlano in prima persona, che da quel che ne so risalgono fin dai tempi del Punitore Star Comics. Qui però la formula classica si arricchisce della prosa di Remender e della sua creatività, che portano Castle a scontrarsi nientemeno che con Sentry ed Hood.
Un Opena più timido e sporco di quello visto su X-Force illustra il tutto con tavole dinamiche ed inquadrature incalzanti. Un piccolo applauso per la copertina di McKone, chiara citazione alla prima apparizione del Punitore sulle pagine di Spiderman.
Albo consigliato? Assolutamente si.
Punisher 02 - Dark Reign - di Remender Huat e Person. (Marvel Mega 60 € 5,50)
Seconda miniserie ambientata nel Dark Reign, Vicolo Cieco, vede alle matite l'orientale Tan Eng Huat.
Remender scalda l'atmosfera: dopo aver fornito una nuova spalla hacker al vigilante, Henry, lo immerge in una guerra senza quartiere con i supercriminali, Hood, sottoposto di Osborne e nuovo boss del crimine succeduto a Kingpin, decide di eliminare il problema Punitore, resuscitando una dozzina di vecchi Villain del Marvel Universe, con la promessa che li lascerà in vita solo se gli porteranno la testa di Castle.
Al di là dell' inevitabile ed appetibile scontro senza esclusione di colpi che si sviluppa nei cinque numeri della miniserie, Remender in questo volume sviluppa in un interessante trama, che mi asterrò dal dire per quelli che ai tempi, come me, snobbarono questo fumetto, vi basti sapere che lo scrittore prepara una situazione assolutamente inedita per il vigilante, e sceglie di concluderla con un finale decisamente inaspettato. Senza contare il fatto che fornisce interessanti dettagli sulle origini del suo nuovo compagno.
Ottimo Huat, come sempre, spigoloso al punto che in alcune tavole ricorda il buon vecchio Kevin O'Neill.
In appendice all'albo l'annual con le matite di un dotatissimo Pearson, un cui Frank nella sua caccia ai criminali resuscitati deve vedersela anche con Spiderman.
Albo consigliato? Diavolo, si.
Punisher 03 - FrankenCastle - di Remender e Moore. (Marvel Mega 65 €5,50)
FrankenCastle segue gli eventi del Dark Reign narrati nella scadentissima "The List" reperibile a basso costo sulla collana, Supereroi Leggende Marvel, Osborne dopo il fallimento di Hood decide di affidarsi agli artigli del suo Dark Wolverine (Daken il figlio di Logan) che darà un taglio alla carriera del Punitore, letteralmente.
Apriamo una parentesi: l'episodio inerente il duello Castle-Daken, con le matite di Romita Jr, è l'unica cosa meritevole di attenzione di "The List".
Insomma Castle muore, fatto a pezzi da Daken, ma i suoi resti sono sottratti dai dei mostriciattoli che li porteranno a Morbius il vampiro vivente, nei tunnel che un tempo ospitavano i Morlock oggi rifugio della legione dei mostri.
Morbius restituirà la vita a Castle sottoforma di una inaspettata ed irriverente versione del mostro di Frankenstein, per ingaggiarlo in una guerra contro Robert Hellsgaard e il suo esercito di acchiappamostri.
Per quanto la trama possa sembrare un enorme stronzata, la miniserie è probabilmente una delle cose più deliziose del 2010 fumettistico italiano, Tony Moore sforna delle tavole assolutamente fantastiche, una più bella dell'altra, il suo stile adeguato alla situazione atipica ed horror della storia, diverte e stimola la lettura.
FrankenCastle inoltre è fighissimo sia da vedere, che da leggere.
Remender si immerge nella cronologia dell'universo Marvel ed utilizza personaggi periferici e artefatti dimenticati, dando prova di saper inserire in continuity una parentesi assolutamente grottesca come può essere questa qui: La Legione dei Mostri, Morbius, Manphibian, Licantropus , la pietra di sangue ossia un pezzo di un meterorite che cadde sulla terra addirittura nell'epoca in cui viveva Conan il barbaro, sono il contorno di questa mini particolarmente splatter in cui vedrete un Punitore decisamente sui generis, buono per un universo alternativo.
Albo consigliato? Un peccato non averlo in libreria
Punisher 04 - FrankenCastle vs Dark Wolverine 1 - di Remender Way Moore Boschi Palo e Segovia
(Marvel Universe 05 €4,30)
Poteva Castle farla passare liscia al figlio di Logan per averlo ridotto a spezzatino?
No. Volume che raccoglie 2 miniserie sostanzialmente:
In Pezzi Mancanti e Vendetta a Tokio, FrankenCastle bracca Lady Gorgon, storiellina senza infamia e senza lode che si lascia comunque leggere per amor di continuità, nonostante le tavole scarsine di Boschi e Palo.
In La punizione, invece Frank é sulle tracce di Daken ed è più che deciso a vendicarsi del suo assassino. La miniserie vede il gradito ritorno alle matite di Moore, che impreziosiscono di sicuro il tutto. Remender butta giù un sanguinolento duello tra due characters in pratica immortali: un non-morto potenziato dalla pietra di sangue e un mutante con il fattore di guarigione. E condisce il tutto con dialoghi riusciti e situazioni incalzanti.
Lodevole e degno di d'essere ricordato il suo Daken, assolutamente carismatico.
Albo consigliato? Tony Moore e Remender insieme, si, consigliato.
Punisher 05 - FrankenCastle vs Dark Wolverine 2 - di Remender Way Segovia Moore ect. ect. (Marve Universe 08 €5,30)
Volumetto insulso per metà: alla conclusione de La Punizione, con un finale che pare un chiaro omaggio ad Akira di K. Otomo ed una guest star tutt'altro che inaspettata, Wolverine, segue un mediocre team up con Deadpool, e per finire La fine di FrankenCastle, è il giusto epilogo a questa parentesi surreale nella carriera del Punitore, Remender giustifica la rinascita di Castle utilizzando le proprietà rigeneranti della pietra di sangue, per rispedire il vigilante nelle strade di New York per la sua interminabile guerra contro il crimine.
Albo consigliato? Salvano la baracca quelle paginette disegnate da Moore, inutile come la forchetta in un piatto di brodino, il team up con Deadpool, ma che ha il suo senso per amor di completezza.
Punisher 06 - Punisher Nel sangue - di Remender e Boschi (Marvel Universe 10 €5,50)
Ormai tutti sanno( quelli che l'hanno letto almeno) del retaggio di Henry, la spalla si Castle, e tutti sanno che il Punitore non gradisce che la mala tenti di attirarlo usando e abusando della sua famiglia, Nel sangue, è il congedo di piombo di Remender.
Rinato grazie alla Pietra di Sangue, Castle torna a fare quel che sa far meglio, assassinare, mette da parte i super esseri e si occupa del ritorno di Mosaico, che gira con una donna che gli ricorda tantissimo una persona a lui cara.
Veloce e coinvolgente, "Nel sangue" vede alle matite un signor Boschi, particolarmente in vena per dettagli, espressioni ed inquadrature.
Albo consigliato? Si, Remender ha giocato e ci ha divertito con FrankenCastle, ma il gioco è bello quando dura poco, dopo il dark reign, parentesi in cui Remender, ha amplificato gli intrecci tra il mondo di Castle e quello delle calzamaglie, dopo la parentesi horror divertentissima, lo scrittore da prova di sapersi destreggiare anche con trame metropolitane, nel sangue, come tutto quello nato sotto il marchio "heroic age" è un ritorno alle origini, a quello che c'era prima di Osborne, il Punitore non fa eccezioni.
Considerazioni condita di Spolier.
Al di là di FrankenCastle, quello che verrà ricordato nel Punitore di Remender, quel che rende questa gestione così inedita rispetto alle altre, è l'intreccio tessuto dall'autore, che culmina con la resurrezione della famiglia di Frank.
Durante le pagine del Dark Reign, così come in Civil War, il vigilante è avvicinato al mondo supereroistico, con il quale condivide universo e continuity, ma qui Remender approfitando dei characters a disposizione, va oltre e confeziona una run che non può definirsi che inedita per un personaggio del genere.
Nonostante le solite soluzioni narrative vincenti, riproposte come l'ennesimo Robin (parlo ovviamente di Henry il figlio di Mosaico) che fa da spalla al killer durante le sue incursioni nel mondo della mala, Remender attraverso Hood e la sua magia, fa tornare in vita Microchip, non solo, dopo il fallimento dei suoi sicari decide di corrompere il povero Frank facendo risorgere l'intera famiglia Castle, questo espediente, la reazione del Punitore nel vedere risorgere i suoi cari dalle bare, la morte quasi arrendevole coerente con lo stress psicologico del personaggio per mano di Daken, rendono lineare la lettura di tutto quello che Remender vomita nelle pagine, persino qualcosa di così strano come FrankenCastle.
In sostanza il Punitore di Remender insieme all' Iron Man di Fraction, è la cosa migliore che possiate leggere in seno al Dark Reign, sottovalutata rispetto alle immeritevoli serie di Bendis dello stesso periodo, come quella dei Vendicatori Oscuri.
FrankenCastle, fece, ai suoi tempi, storcere il naso anche a me, assuefatto dal Punitore di Ennis, vedevo la cosa come un calo tremendo di creatività, ma il consiglio sincero, per chi l'ha snobbata è di dargli una seconda opportunità e di farmi sapere. Per il resto direi di avervi detto tutto.
Baci ai pupi.
Altro mercato - Le storie immerse nel regno oscuro, quelle disegnate da Opena e Huat, sono reperibili anche sulla collana Supereroi le Leggende Marvel, come anche The List (osceno), il fatto che questa collana sia disponibile un pò dappertutto anche con forti sconti, mi spinge a suggerirvene l'acquisto per risparmiare qualche eurino, nel caso sceglieste di dar retta a questo mio consiglio per l'aquisto.
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