Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

venerdì 15 marzo 2013

E oggi si parla di Zerocalcare

Prima o poi dovevamo parlarne, Zero è il fenomeno editoriale dell'anno, in cima alle classifiche di Amazon, presenza fissa di praticamente tutte le fiere del fumetto che contino, il ragazzo della periferia romana, ha fatto strada velocemente. Aò, daje.
E per i blogger poi è una manna dal cielo, per quelli del fumetto intendo, infila il suo nome come etichetta, come tag, ed il contatore delle presenze ti schizza in alto, più di quanto lo facesse se ci mettessi a tradimento, paroline come  M.I.L.F, Brazzers o Sexy Housewife.
Io, non l'ho ancora letto, per nessuna ragione in particolare, ho dato un occhiata al blog ogni tanto, su suggerimento di Micheal, e devo dire che mi ha divertito.
Meno male che ci ha pensato Dario, ed ecco cosa ne pensa della Profezia dell'Armadillo.

"Si chiama profezia dell'armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen".

-La Profezia dell'Armadillo - Zerocalcare (BAO ed. - Brossura 16€ 144 pagine)-

Tanto per mettere in chiaro, così non vi fate domande. Una specie di legge di Murphy a Rebibbia. Zerocalcare dunque. Per chi bazzica il mondo del fumetto, le mostre, il web il nome di Zerocalcare ormai gli esce dalle orecchie. Il ragazzo, il Michele Rech, ha fatto il botto come si dice in gergo, è diventato quasi un caso editoriale. O forse senza il quasi, chissà. Io di solito con i "casi" non ci vado d'accordo, non troppo. Ho sempre quel dubbio che il fenomeno del momento sia sopravvalutato, senza parlare poi dei mostri sacri riconosciuti da tutti che proprio no. Ma non è questo il caso in questione. Allora, tornando a noi, il botto il ragazzo se l'è meritato oppure no?

E chi lo sa? Chi sono io per dirlo? Però, da buon diffidente, devo dire che il volume in questione m'è piaciuto, parecchio. Partiamo dalla parte facile: le matite, i disegni. E' bravo. A sfogliare il volume così hai la sensazione di un tratto semplice e naturale ma davvero piacevole. Poi lo guardi con più attenzione e cogli il livello dei dettagli con cui realizza le vignette pur rimanendo su uno stile all'apparenza semplice, la capacità di caratterizzazione delle espressioni, la felicità nel creare creature grottesche e inserire citazioni. Il volume poi l'hanno pure colorato, bello, bella confezione. Pare che quelli della Bao non l'abbiano neanche fatto stampare in Cina. Un bel prodotto non c'è che dire, poi a me l'hanno regalato, quindi...

Parte difficile: la storia/le storie. Il volume procede per brevi episodi, composti da una o due tavole quelle brevi per arrivare a un massimo di cinque o sei quelle lunghe (ma sono rare e forse quelle da sei me le son sognate). Una dietro l'altra però compongono un mosaico unico. Non un fitta trama ma un'esperienza di vita, quella del protagonista, sicuramente autobiografica ma che racconta un po' di me, di te, di lui e di quell'altro. In qualcosa ci si ritrova un po' tutti. Chi è che non ha mai perso un'occasione, che è stato zitto quando doveva parlare? (o viceversa). Chi è che non ha maledetto almeno una volta il Guardiano del tempismo? Il protagonista, va da sè, è Zerocalcare, ragazzo di periferia romana.
Fa ride? A momenti parecchio ma è anche amarognolo, come dev'essere. Che anche noi ridiamo tutti i giorni, ma mica va sempre tutto bene, no? Il volume è stato incensato ovunque, forse a dismisura. Però ne vale la spesa, dentro c'è della bella roba, più coinvolgente di quella di nomi anche più blasonati. Poi se ve lo regalano, che ve lo dico a fare?

Nel caso mia moglie leggesse il post quello dopo si chiama Un polpo alla gola. Grazie.
Dario.

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