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martedì 17 settembre 2013

Gli X-men sono per sempre, ma Claremont?

Salve gente e benritrovati, vi lascio in lettura un commento di Roberto, il nostro mutante, sulla serie X-Men Forever, iniziativa che a me è sempre puzzata tipo il ritorno sul palco dei Deep Purple, e che per questo motivo ho boicottato dal primo numero. Vi lascio in compagnia del buon Cesano, e della sua opinione in merito. Io torno a leggere Akira Toryama, m' ha preso la capata Dragonball, e torno sul divano a leggere il terzo volumetto, il piccolo, tenerissimo Son Goku, contro quei cattivoni della Banda del Coniglio. 
Mi scuso inoltre per questa semilatitanza, ma è anche un pò colpa vostra, mi avete massacrato per non aver mai letto nulla sul Sandman di Gaiman, ecco ora sono al terzo omnibus, e non c'è spazio per molto altro, quando leggi quelle robe lì, come recitava non mi ricordo quale casa produttrice di videogiochi:  (dopo il Sandman di Gaiman) tutto il resto è game over!
Buona Lettura

1975: La Marvel rilancia la testata X-men affidandola al venticinquenne Chris Claremont  che ne scriverà i testi per ben 17 anni con uno straordinario successo di critica e lettori. All'inizio degli anni '80 gli X-men erano già il gruppo di personaggi più noto e amato della Casa delle idee.

1991: Claremont dopo aver scritto con Jim Lee i primi 3 episodi della seconda testata dedicata ai mutanti-X , The X-men, abbandonò la Marvel a causa dei feroci dissapori con Bob Harras , l'allora potentissimo editor delle testate mutanti, reo d'aver bocciato le proposta dello scrittore come il ciclo dedicato alla morte di Wolverine e la relativa resurrezione operata dalla setta ninja  La Mano. La frattura è tale da condurre il padre dei mutanti lontano dalla Marvel per 10 anni circa.

2009:  Dopo il ritorno in Marvel e vari cicli sulle testate principali degli X-men e la gestione di  X-treme X-men, esperienze editoriali non hanno mai bissato il successo della prima parte della sua carriera , i vertici della casa editrice affidano a X-Chris la creazione dell'ennesima serie mutante, X-men Forever;  tale collana parte da un preciso presupposto ovvero far narrare allo sceneggiatore inglese le storie che avrebbe scritto se non avesse lasciato il timone delle serie X.

Lo scopo è ovvio: rilanciare la carriera dell'autore, sfruttando la fedeltà dello zoccolo duro dei suoi fans e la loro curiosità riguardo i suoi  infranti piani per i mutanti; una vera e propria operazione nostalgia slegata dalla continuità di Terra 616.

Ecco dunque, un manipolo di X-men all'inseguimento del vile Fabian Cortez, il mutante responsabile della morte di Magneto, dopo aver salutato alcuni membri del team e ritrovato Nightcrawler e Shadowcat , da anni militanti nella britannica Excalibur.
La trama ha una bruschissima accellerata: Claremont fa uccidere Logan da Ororo, che si rivela essere al soldo del Consorzio, un gruppo di umani votati alla distruzione dei mutanti, fa apparire poi una seconda versione  fanciullesca di Tempesta che pare essere quella salvata da Gambit prima degli eventi di X-tiction Agenda. Nel frattempo, Kitty Pride manifesta un artiglio dell'amico defunto mentre Jean Grey ha avuto una relazione col canadese all'insaputa di Ciclope. 
Per complicare una situazione incandescente, giunge la terribile rivelazione, da parte di Xavier ,che il gene mutante comporta un veloce deperimento organico e una prematura morte. Solo alcuni come Logan, Mistyca e il nuovo acquisto del team Sabretooh-accecato dalla malvagia  Tempesta- paiono immuni da tali effetti. Inoltre lo Shield di Nick Fury diviene parte integrante del cast della testata con il deciso colonnello al timone della scuola al posto del professor X.

La prima stagione di X-men forever  è composta da 24 episodi, come comanda il trendy del nuovo millennio che equipara sempre più serial TV e comics, ed è stata pubblicata della Panini Comics in 5 volumi, l'ultimo dei quali è uscito all'inizio del'agosto 2013. Negli States la corsa della testata è proseguita per una seconda stagione, interrotta col numero 16 per scarse vendite.

L'impressione che lascia la conclusione della prima stagione è alquanto deludente: Claremont è un autore stimato persino dai suoi detrattori, poichè il suo apporto alla Marvel e la traccia lasciata da personaggi e storie hanno influenzato fortemente la recente storia della casa editrice.
Tuttavia questa serie risente ,come tutta la sua produzione narrativa dal ritorno nel 2001 sui mutanti, degli stessi limiti tematico-stilistici : un'eccessiva verbosità  nei dialoghi e commenti fuori scena, nuovi personaggi e trame poco avvincenti e una ridondanza di alcune sotto-trame- l'artiglio di Wolverine ereditato da Kitty Pryde è un retaggio del poco riuscito ciclo dei Neo del 2001-.

In sua difesa occorre ricordare che Claremont ha uno stile legato alle saghe a lunga gittata, nelle quali misteri e accenni si svilluppano in lunghi archi narrativi che permettono di apprezzare maggiormente le sue idee; invece lo stile imperante al suo ritorno in Marvel, fondato da mini-saghe a beneficio di neofiti e lettori occasionali incuriositi dai films sui personaggi di punta, e l'impossibilità di gestire con assolutà libertà carachter come Wolverine hanno molto penalizzato il talentuoso autore.

Claremont non è più al passo con i tempi e persino una serie, dove possiede totale carta bianca su eventi e personaggi, risente della sua stanchezza creativa.

La novità riguardo il deperimento organico dei mutanti sbuca dal nulla, lasciando perplessi,mentre trovate come lo scambio definitivo d'aspetto e poteri tra Rogue e Kurt sono alquanto improbabili. Chè i due fossero legati era evidente vista la parentela  comune con Mistyca-  nelle intenzioni originali doveva essere il padre dell'Elfo tedesco!- ; tuttavia in passato la bella sudista aveva assorbito i poteri di Nightcrawler senza tali conseguenze permanenti, quindi il lettore si chiede perchè tale scambio accada proprio ora...

Lo stesso ruolo di Tony Stark all'interno del Consorzio e la sua morte paiono più mere trovate ad effetto e non i riusciti colpi da maestro per cui Claremont è celebre. Per tutta la serie, si ha il sospetto che l'autore abbia voluto proporre colpi di scena a gogo per conquistare le nuove leve, abituate a ritmi più veloci.


Persino l'approfondimento psicologico che è uno dei punti di forza del suo stile, risulta alquanto blando: Jean Grey passa da Ciclope a Wolverine a Bestia con leggerezza, ritornando al ruolo di bambolina, votata alle sfumature rosa della testata , da cui proprio Claremont l'aveva emancipata; Rogue e Nightcrawler sono sbiaditi ricordi dei personaggi complessi e forti che erano, mentre Gambit ha completamente perso il suo appeal guascone divenendo il paggetto di una determinatissima Kitty . Per non parlare del Consorzio, una nemesi per nulla interessante nata dalla stessa mente che ha ideato villains quali Sinistro , i Reavers ed Emma Frost.

Il quinto volume pubblicato da Panini evidenzia l'ennesimo fallimento autoriale dello scrittore, ormai incapace di reggere il confronto con la sua produzione prolifica ed ispirata degli anni'80.
Claremont pare prigioniero del suo passato e solo X-treme X-men  risulta essere una prova dignitosa nella sua attuale esperienza in Marvel.

L'operazione nostalgia non ha sortito gli effetti sperati, deludendo i fans storici di Claremont anche a causa di un gruppo di illustratori sottotono: Tom Grummet ha uno stile  bamboleggiante e retrò che mal si accorda con le trame; invece Paul Smith ha perduto il suo talento che fu all'apice proprio durante il suo ciclo di  Uncanny X-men.
Claremont ha tradito le aspettative dei più, paradossalmente, poiché non ha proposto le storie pensate vent'anni fa e che sulla carta erano accattivanti come il Logan posseduto dalla Mano, rispetto a quelle poi pubblicate nella testata.

X-men Forever  rappresenta il punto di non ritorno per Claremont, la prova definitiva che egli dovrebbe abbandonare definitivamente i suoi mutanti con la consapevolezza che la sua eredità accompagnerà gli X-men molto a lungo, come dimostra l'operato di Bendis, Remender e di un maestro come Grant Morrison sulle testate X.

Ma per lui No more muties parafrasando Wanda Maximoff e lo afferma un lettore che ha conosciuto i fumetti grazie agli X-men di Claremont.
Roberto Cesano

1 commento:

  1. Presi il primo volume di questo X-Men Forever e poi basta. Mi innamorai veramente dei comics americani grazie agli X-Men di Claremont/Cockrum/Byrne e leggere Claremont a questi livelli ora fa male.

    I tempi sono cambiati ma non penso che il fatto che Claremont non si sia adattato ad essi sia un male, anzi. Quello che Claremont scrisse per gli X-Men all'epoca è superiore al 99% circa di quel che viene scritto oggi, semplicemente non è più possibile gestire personaggi così popolari in quella maniera (o almeno così pensa la Marvel) se no come si fa con le raccolte in volume?

    A Claremont (sempre che lui ne abbia ancora le forze e questo è tutto da dimostrare) dovrebbe essere data la possibilità di creare una serie nuova, a lunga gittata, senza pretendere che venda cifre astronomiche dopo tre numeri e lasciarla crescere. Con queste condizioni forse... altrimenti Claremont è finito.

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