Si, questo è un altro blog sui fumetti. E come suggerisce il nome, indica una malattia: la dipendenza dai fumetti.

Benvenuti nell'ennesimo posto del web, saturo di dissertazioni e soliloqui, commenti e suggerimenti sulla nona arte.
Perchè fondamentalmente, chi ama i fumetti, non ne hai mai abbastanza, e non solo di leggerli, ma nemmeno di pontificarci sopra.

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Fumettopenìa è dedicato a Fumettidicarta ed al suo papà Orlando, che dal 2009, non ha mai smesso di farmi credere che scrivessi bene! Anzi scusate, che scriverebbi bene. E se adesso migliorato, lo devo sicuramente ai suoi incessanti consigli.

martedì 30 dicembre 2014

Il meglio del 2014 un anno di fumetti.





Ed eccoci in chiusura, un altro anno di letture ci ha dato le spalle e si allontana in dissolvenza.

Quanta roba ho letto quest’anno?
Sicuramente molta di più di quanta ve ne abbia parlato qui sul blog,e voi sicuramente molta più di me.
Per me il 2014 è stato fondamentalmente un anno di recuperi, privo delle spese di casa mi sono buttato alla ricerca di vecchi albi e volumi che per un motivo o per un altro, leggasi lire o euro, mi sono perso, ed ecco che con una calma ascetica nel 2014 ho finalmente recuperato tutti gli X-men di Chris Claremont e l’Uomo Ragno Classic almeno fino alla morte di Gwen Stacy, più una moltitudine di volumi, come il Deathlok di Buckler, o come From Hell di Moore, che posso dire senza moltissimi dubbi, è la cosa più bella che io abbia letto in questi 365 giorni.
Tenetela da conto quest’affermazione, perché se metto sul podio un’opera così complessa, con passaggi un tantino ostici, la mia lista di editori e testate meritevoli di una menzione avute tra le mani in questo disastroso anno, non può essere che diciamo un attimo, per così dire, di nicchia. E sti cazzi… se non siete d’accordo.
Cominciamo con l’editore, anzi gli editori dell’anno: l’Editoriale Cosmo e la Mondadori, i primi hanno continuato a pubblicare materiale di qualità ed interessante a costi contenuti, permettendo ai comuni mortali di poter leggere opere e storie che in altre edizioni sarebbero probabilmente finite per essere tagliate per motivi di budget.
Quindi grazie alla Cosmo per ottimi titoli, come il claustrofobico Snowpiercer, la continuazione del western più lisergico del mondo, Bouncer, giunto al 4 volumetto proprio questo mese, grazie per averci potuto far leggere piccoli gioielli, alla modica cifra di 5€ o giu di lì, come Winterworld, il fumetto storico de I 10, sulla serie Rossa, stessa serie che ha ospitato le gesta del bucaniere pellerossa noto come Black Crow. Senza considerare i loro sforzi di pubblicare materiale a colori, tra tutti è il caso di ricordare, il bellissimo Juan Solo e Fabian Gray Five Ghost, inedito della Image, pubblicato sulla collana Almanacco, del quale speriamo vivamente di vedere un seguito. L’altro protagonista sul palco delle pubblicazioni fumettistiche quest’anno è stata sicuramente la Mondadori Comics, per la collana Fantastica, sono state spese tantissime parole  lusinghiere, per la qualità dei volumi anche, Santuario di Dorison e Bec, resta a mio parere una delle letture più coinvolgenti dell’anno appena finito, e sento un gran parlare bene anche di Prometheo e la raccolta integrale dell’opera di Berardi & Milazzo Ken Parker. Ristampata quest’anno in degni volumi. I filocinesi col cane nel logo si assicurano la menzione per via del bellissimo secondo spin off di Nemo, di Moore e O’Neill, Le rose di Berlino è solo l’ennesimo capitolo della saga della Lega degli Straordinari Gentlemen che spero non vi siate persi, per il resto non seguendo la BAO, devo fidarmi dei commenti di amici e conoscenti che parlano ancora un gran bene ancora di Saga, nonostante la ridicola edizione.
Panini e Lion, colpevoli di avere un contratto di licenza di materiale decisamente scadente,si salvano in corner per due recuperi di altissimo livello. Gli emiliani sono gli editori della testata dell’anno, parlo ovviamente di Miracleman. La ristampa integrale dell’opera decostruttivista di Alan Moore che ha rivoluzionato il fumetto in calzamaglia negli anni ’80, tornata disponibile dopo una estenuante battaglia legale, di cui vi ho parlato almeno un paio di volte qui sul blog.
Il titolo di miglior iniziativa editoriale va a questa testata. Rimarcare che non è farina del sacco della Panini, ma è una fedele traduzione dell’edizione americana, storie in appendice comprese, è un inutile constatazione, ormai lo sanno anche i muri che i licenziatari di Marvel e DC, hanno una potere decisionale pari a zero. La caotica Lion, che non riesce a trovare una disciplina editoriale merita la menzione di tre recuperi/ristampe, Scalped di Jason Aaron, The Invisibles di Grant Morrison e, per chi è riuscito a metterci le mani sopra, il cofanetto di Blackest Night, annunciato a più riprese varie volte e rimasto un utopia di pochi fortunati. Che resta nonostante sia stato seguito da una moltitudine di maxieventi, la migliore saga corale degli ultimi anni.
Sul Now e sul New, è inutile che mi pronunci, dopo piccoli assaggi mi sono convinto a defenestrare il tutto, senza il minimo pentimento e credo si tornerà in quei lidi solo con l’arrivo del Multiversity di Grant Morrison. In casa Panini sarebbe il caso ricordare il primo Cartonato dedicato al Thor God of Thunder di Aaron e Ribic, una pubblicazione decisamente di classe, ad un costo dignitosamente contenuto, per una testata che forse era la più appetibile di tutta la decantata rivoluzione in casa Marvel.
Parlando di rivoluzioni, sul versante italiano, è stato che io lo voglia o meno, l’anno di Orfani, partita nella campagna promozionale iniziale come una serie avveniristica per il mercato italiano, si è rivelata un noioso flop, satura di deja-vu travestite da citazioni. Tanto che dopo i primi dati seri di vendita, dignitosi comunque, in un mercato così denso di pubblicazioni, lo stesso autore si è visto costretto a ridimensionare l’iniziativa da gettaponte, per un nuovo modo di fare fumetto in italia, a timida serie di sicuro e solo intrattenimento.
Ma  Recchioni è un fenomeno tutto italiano, iperattivo in rete, ormai coltiva con le stesse attenzioni goupies ed haters, tanto che acquistare un suo fumetto sembra sia il prezzo da pagare per rapportarcisi on line, E’ il papà credo di un modo di fare più unico che raro: in pratica chi lo apprezza, ama a prescindere i suoi lavori, nonostante venda tanto fumo e poco arrosto, chi lo odia invece, non riesce a smettere di leggerlo, solo  per compiacersi in improbabili e sterili critiche da postare qui e la in rete.
Personalmente Orfani mi ha fatto sbadigliare dal primo numero, numero oltre il quale non sono andato, come mi hanno fatto sbadigliare la miriade di annunci sulla presunta rivoluzione di Dylan Dog, ridotta per ora, ad uno smartphone, un sessuomane che ricorda troppo Costantine ed il pensionamento di un certo Sherlock Bloch. Una burla della quale l’autore romano, dopo le prime avvisaglie di critiche, ha provveduto in fretta a sbolognarne la paternità ad altri, dichiarando sui svariati social, Badoo e Meetic compresi, che non è stata un’ idea sua.
Ma alla fine confesso che mi sono più simpatiche le groupies che gli haters, mai capito chi compra roba che non apprezza.
Tornando seri, una menzione meritano anche quei furbacchioni della Zombie-press, scusate volevo dire della Salda Press, è che il loro catalogo è così decomposto che faccio fatica a trovare differenze tra le loro pubblicazioni, tra le nuove proposte, a me, è particolarmente piaciuto il primo tomo di Manifest Destiny di Dingess, Roberts e Gieni. Un delizioso Avventure-Horror che promette qualche appetibile sorpresina.
Ho dimenticato qualcosa? Beh in casa Rw-Lion dopo qualche anno si è finalmente giunti alla pubblicazione del materiale inedito della strepitosa Justice League di Giffen e De Matteis.
Per il resto direi di aver messo davvero tutto. Per il 2015 cosa ci aspetta?
Così ad orecchio,  - mentre vi scrivo tento di capire per quale arcano motivo Facebook mi abbia chiuso la pagina del profilo del blog, e me l’ha riconvertita in una pagina merdosissima -  direi che vale la pena ricordare: il nuovo capitolo di Nemo, stavolta alle prese con i misteri della impenetrabile giungla sud americana, gli annunci della RW di pubblicare in formato bonellide le avventure di  J. Costantine, la ristampa dello Swamp Thing di Alan Moore, il già citato Multiversity di Grant Morrison, c’è altro di valido? La ristampa di Asterix? Basta no voglio tediarvi oltre. Se ho dimenticato qualcosa sapete dove trovarmi!

A proposito del trovarmi,  per quelli tra voi che erano in contatto con me anche tramite facciadimerdabook, sappiate che adesso dovrei risultare nella lista di pagine a cui avete dato il like…evvabbè chiudiamo l’anno alla grande.
Cercherò di smanettare così da rendere la bacheca della pagina ancora un posto di piacevoli scambi di battute e proficue discussioni.
Baci ai pupi e buon anno.

lunedì 1 dicembre 2014

Annihilator: mai più senza.

"Ray quello che tu chiami un tumore al cervello è in realtà un pacchetto di informazioni concentrate. Immagina la mia biografia personale sparata nel tuo cervello"

A volte basta decisamente poco per infatuarsi di una nuova serie, a me è bastata questa frase, quest'unico periodo perfetto e chiaro, che ha fatto luce  sulla nuova opera di Grant Morrison, tradotta in Italia da ItalyComics.
Prima di lasciarci andare ad un commento caldo sui primi due numeri, due parole sull'edizione italiana. Perfetta, il signor Accolti Gil stavolta ha fatto le cose in grande, e questo spillato IC, si presenta di qualità superiore agli albi del passato, ottima carta, ottima grafica, ottima traduzione, ed io che sono uno stronzo, sono andato subito a vedere da dove proviene questo delizioso gioiellino, insomma se è cinese o meno: Pomezia, sulla via del mare della mia cara ed indimenticabile Mamma Roma.
Bravo Paolo, mi compiaccio.
Mentre aspetto che  i signori della RWLion, mi dicano che fine ha fatto il mio secondo volume di The Invisibles, resto sintonizzato sull'estro creativo dello scrittore scozzese, e mi leggo i primi due numeri di Annihilator, la nuova serie ongoing, per Legendary scritta da Grant Morrison ed illustrata da Frazer Irving.

A volte le coincidenze.

E' stato semplicemente stupendo leggere a pochi giorni di distanza due opere dello stesso autore separate da tanti anni, Annihilator è la prova del fatto che alcuni autori, stranamente quasi sempre inglesi, ad eccezione di quello scrittorucolo autoprestatosi ad hollywood, che ha avuto la fortuna ispiratrice di tirare giù dal mondo parallelo delle buone idee The Ultimates, Civil War ed il primo Kick Ass e poi basta, il vuoto assoluto, evolvono e maturano nel loro lavoro. Nello scrittore decadente noto come il Ray Spass, e nel criminale proveniente dal vuoto siderale noto come Max Nomax, finora i due carismatici personaggi principali di questo dramma fantascientifico c'è il risultato, la sintesi della scrittura di Morrison, c'è genio, irriverenza, padronanza del media, c'è logica evolutiva insomma.
Non fate quelle facce, è matematica: se io scrivo Doom Patrol, The Invisibles, All Star Superman, Flex Mentallo, We3 Il mistero di Dio e quant' altro, la produzione creativa futura non potrà mai essere inferiore, (il suo Superman New52, non consideratelo, per piacere in quel caso è stata colpa del logo New52 che come un agente virale ha putrefatto tutta l'appetibilità delle testate legate al rilancio DC.
E' matematica, ed e una cosa empirica, vale per Morrison e la sua produzione  in ascensine qualitativa, e vale al contrario, che ne so un esempio a caso, vale per Bendis, le cui fallimentari ultime produzioni, sono il logico traguardo di una carriera mediocre, basata sulla fama  regalatagli da bimbiminkia dal QI di un fungo non commestibile.
Come già detto nell'ultimo pezzo, la bravura di Grant Morrison risiede nel condire plot semplici con tante appetitose appendici, Ray e Max sono legati tra loro da un filo doppio, che per ora non è del tutto ben definito. Non ho voglia di svelarvi alcunchè della trama, ma posso assicurarvi che difficilmente riuscirete a trovare qualcos'altro di appetibile oggi in fumetteria, e potete fidarvi, ci sono stato oggi, in casa Panini è cominciato Original Sin, per dire la concorrenza, e potete prendere per buono il consiglio di chi lo ha già letto, non buttateci dietro i soldi.
Annihilator è mentale, claustrofobico, accattivante, i primi due numeri, pieni di trovate geniali, e cosa più importante, è bello vedere he a questo mondo c'è ancora qualcuno capace di chiudere un albo con un cliff-hanger. E Morrison questo sa farlo molto bene. ad accompagnarlo nel processo creativo stavolta c'è Frazer
Vi serve vedere altro per capire che anche sul lato visivo Annihilator è un gran fumetto?
Irving, un altro inglese, guarda te i casi della vita. Le tavole di Irving sono semplicemente grandiose. La cura delle illustrazioni, rende questi due albi assolutamente meritevoli della spesa fatta. Insomma la necessita di una esperienza di lettura  appetibile ancora una volta ci porta lontanissimo dalle canoniche Major, italo-americane, e la loro monotona serialità, l'Annihilator della ItalyComics, in libreria si affianca al Manifest Destiny della Salda, a mio modestissimo parere una on-going da tenere assolutamente in grande considerazione. Bel colpo davvero signor Italycomics.
Per il resto baci ai pupi.

domenica 30 novembre 2014

Comprate The Invisibles!

Salve e ben ritrovati. Habemus una connessione internet stabile finalmente, lì nella nuova casa tra le nebbie, e quindi posso di nuovo mettermi alla tastiera e ammorbarvi con le mie non richieste opinioni.









Giro per la rete e mi imbatto sempre nella solita immagine:

Questa, in cui un fumetto della Bonelli, cita, non so per quale motivo una famosissima copertina di Spiderman.









O questa che introduce un nuovo personaggio in Dylan Dog, una sorta di villain, del quale più sento parlare, e più mi sembra un non ben identificato ibrido, un amalgam, se mi consentite il termine, tra il Constantine ed una delle poche ciambelle recchioniane riuscite col buco: Elton Cop.
Si lo so che ho detto Elton Cop, sto scherzando, provocavo i fans, ma avrete capito di chi parlo, quello che a sua volta in alcune storie ricordava Neil Gaiman, massì dai quello che si chiama come quei pazienti privi di documenti d' identità negli ospedali americani. Quello lì dai: John Doe.
Giro in rete e si parla solo di quello: del rilancio di Dylan Dog, di Bloch che muore, oppure va in pensione, o entrambe le cose, o -pericolosamente più probabile- nessuna delle due. Oppure di questo Ghost, John Ghost, che ha fatto la sua entrata nel mondo del fumetto italiano, da Lucca con un albo speciale, venduto (o regalato?) all'ultima fiera del fumetto, conclusasi qualche settimana fa, di cui si dice tutto e nulla, ma da quel che ho capito io, sembra sia, o un bisessuale, o uno che gli piacciono le ammucchiate, insomma sinceramente proprio non saprei dirvi, so però che mi fa stranissimo sentire di termini come Variant cover, per un fumetto Bonelli. So che questa tanto annunciata rivoluzione in casa Bonelli, finora, non si è vista, più che altro si è visto un adeguamento della stessa, ad un marketing aggressivo, che basa le proiezioni di vendita, più sull' hype, che sulla qualità stessa delle storie. 

Confesso di avere ripreso questo pezzo solo oggi, ed ero quasi tentato di cancellare, l'introduzione ipercritica, ma vedo che l'andazzo italiano non è cambiato, i riflettori del mondo del fumetto nostrano, sembrano tutti convogliati, verso ogni singola iniziativa, bonellide-recchioniana - sembra che saremo destinati ad un inverno scandito mensilmente dal martellante commento delle copertine  e delle storie di Dylan Dog, o ancora dal ridondante eco dei roboanti annunci di Orfani che diventerà o una serie TV o un cartone animato, o se il rincoglionimento è trasversale nei media limitrofi, entrambe.
Ora io posso farmi venire l'hype per molte cose, Dylan Dog, non rientra tra queste. Perciò se siete finiti qui nella speranza di leggere l'ennesima recensione sull'ultimo Dylan Dog, in cui Bloch, (NON)muore, mi spiace ma resterete delusi. Mentre blogger e tuber spostano l'attenzione sulla gestione di Roberto Recchioni dell'indagatore dell'incubo, qui da me oggi si caldeggia - anche se in ritardo - la lettura di qualcosa di decisamente più appetibile et interessante.
The Invisibles di Grant Morrison.
Pubblicata per la prima volta sotto etichetta Vertigo nel 1994, torna in Italia grazie alla RW LION, che evidentemente avendo ritrovato in quei famosi depositi Planeta una quantità evidentemente  elevata di rese, ha deciso di riproporre la serie in versione integrale. I perchè ed i percome non ci interessano, quel che ci interessa è che The Invisibles, pubblicata in Italia, prima per mano della Magic Press e poi per mano della Planeta De Agostini, torna ad affacciarsi dagli scaffali delle fumetterie d'Italia, per deliziarci con le sue pagine, ora ermetiche, ora pop e lisergiche, ma mai noiose.

La realtà per come la intendiamo, sembra essere solo un' illusione, tenuta in piedi da una non bene identificata minaccia, che per ora resta a tramare nell'ombra, e sulla cui dentità della stessa si può per ora solo azzardare qualche ipotesi. Quello che conta, è che Morrison è tornato da noi, con i suoi esperimenti linguistici, le sue trovate semplici ma geniali. Qualcuno di voi lo ha già letto? Avete visto la macchina del tempo?
Il bello del lavoro di Morrison è che sezionato,nasconde sempre una trama semplicissima, quello che la rende orignale, ed in certi passaggi persino complicata è il lavoro decorativo che l'autore scozzese opera sulla sceneggiatura, The Invisibles è zeppo di rimandi a vecchie teorie del controllo, e sulla fragilità del libero arbitrio, ci sono alcuni momenti nella lettura di The Invisibles mi sono chiesto se per il loro Matrix, i fratelli Wachowsky, si siano ispirati alla serie di Morrison.
Poi documentandomi in rete ho scoperto che Morrison accusò di plagio i fratelli registri, evidentemente non sono il solo ad aver subito il deja-vu durante la prima lettura del primo tomo. Che ovviamente è promosso a pieni voti.
Chi sono questi Invisibili?
Gli invisibili è una organizzazione rivoluzionaria segreta di stampo anarchico, che esiste e lotta contro i
Tom il Pazzo
controllori del genere umano in pratica da sempre. E' divisa in molte cellule, così autonome tra loro, al punto che non si conoscono tra loro, una sublimazione del genere spionostico, condita da elementi surreali dai colori così accesi, che durante la lettura, per chi ci è stato, fa venir voglia di tornare a Camden, e di corsa.
La storia si concentra su una particolare cellula, quella di King Mob, della quale facciamo la conoscenza proprio nel momento in cui arricchisce le sue fila, con l'arruolamento coatto del giovane teppista Jack Frost.
Come in Doom Patrol, il punto forte dell'appetibilità della serie risiede nella cura della caratterizazzione dei personaggi, e nello studio della forma della sceneggiatura, ritroviamo qui alcuni concetti cari a Morrison, riconducibili a varie teorie del complotto letterario, già viste nell'indimenticabile Doom Patrol.
Qualcuno di voi ricorda i sotterranei della CIA, nel fortunato rilancio Vertigo della Pattuglia del Destino? 
Morrison ha sempre adorato questi plot narrativi, l'idea complottistica che governi e grosse organizzazioni militari custodissero segreti o ordissero piani di controllo delle masse, - avvisatemi se sto facendo imbarazzantissimi errori sull'uso dei maledetti verbi - ed in Invisibles, tutto questo vi investe fin dalle prime pagine. Come in Doom Patrol, anche in The Invisibles, i personaggi contribuiscono a rendere la storia una piccola perla: King Mob è un cinico paranoico con poteri psichici, la misteriosa Ragged Robin ed il travestito Lord Fanny, sembrano essere custodi di un tipo di potere di origine magico, poi ci sono Harlem Boy, una donna di colore ed il nuovo arrivo, il giovane Jack Frost, e ovviamente Tom il Pazzo, il mentore che nel primo volume svelerà al giovane Jack il vero volto della realtà, e la vera missione degli Invisibles, ovvero renderla visibile al resto del genere umano. Effettivamente Matrix, deve molto a questa lisergica serie.
E' stato un piacere ritrovare Steve Yeowell alle matite, è dai tempi di Sebastian-O, che non mi imbattevo nelle sue tavole, così anatomicamente fedeli al realismo, eppure così acide allo stesso tempo, come in Sebastian-O, la carrellata di cattivi, nei quali ci imbattiamo in questo primo tomo, è resa particolarmente inquietante dalla matita di questo disegnatore.
Insomma per chiudere mentre fan e groupies si affannano per rivestire d'oro il nulla riciclato bonelliano, qui a Fumettopenia, e mi spiace seriamente se la cosa vi urta o vi irrita, spero che la cosa non incrini il nostro rapporto, proponiamo il recupero di The Invisibles di Morrison, che aggiunto al Miracleman di Moore, al nuovo Sandman di Gaiman, ed alla ristampa dello Scalped di Aaron, sono a nostro discutibilissimo parere le uniche letture per le quali vale la pena spenderci dietro soldi ed attenzioni al momento.
Poi ovviamente voi con i vostri soldi ed il vostro tempo, ma sopratutto con il vostro prezioso, ed ancora in misura minima recuperabile, cervello, siete liberi di farci quel che volete, ma poi non venitemi a dire che non vi avevo avvisato.  Questo primo tomo di The Invisibles, si è lasciato piacevolmente leggere, l'alchimista scozzese, aiutato dal talentuoso Steve Yeowell, ha fatto la sua magia, ed il suo filtro d'amore per il surreale ha attecchito alla grande, gli invisibili, fanno riflettere, inquietano, ma sopratutto divertono, ed a 17€ a botta, in questi tempi tristi, specie per quel che concerne il fumetto non è affatto una cosa da sottovalutare. Ora confidiamo tutti in mamma Lion per una distribuzione regolare.                      
 Baci ai pupi.

venerdì 21 novembre 2014

Negan, effettivamente tu si che dai un tono alla serie

Torniamo a parlare di The Walking Dead,  ma stavolta con toni meno entusiastici delle scorse volte.
E' arrivata finalemente in edicola, la versione "low cost", del tanto discusso numero 100, il famoso numero che strilloni, fans e licenzatari, sopratutto questi ultimi, da mesi definiscono una evoluzione della serie di Kirkman.
Ed io, che sono strano, e  che ho appena finito di leggerlo mi chiedo dove sia  l'evoluzione.
The Walking Dead ha smesso da tempo di divertirmi, di stupirmi e coinvolgermi, non posso fare a meno di chiedermi quanto sia sincero e quanto sia propaganda, quando sento parlare di Kirkman come un grande autore, se poi il risultato finale delle sue fatiche, è questo: un fumetto che si trascina, da mesi, lasciandosi alle spalle un numero sempre più alto di morti eccellenti.
Ho smesso da tempo anche di leggere gli editoriali della persona che si firma con lo pseudonimo di Zed, ho smesso da tempo di dare attenzione, alle narcisistiche ed appassionate righe, che tentano di rivendere lo stesso schema narrativo, sempre con nuove parole, non riconosco nessun autore coraggioso in Robert Kirkman, specie dopo la fine della lettura di questo ennesimo albo, la cui prerogativa ormai è quella di disturbare il lettore.
Ora capisco, per amor di Dio, che quest'andazzo possa attirare un certo tipo di pubblico amante di questo genere di cose, capisco anche che si voglia far passare una paurosa carenza di idee, per coraggio, capisco che si debba, per vendere, infiocchettare l'ennesima nemesi di Rick ed i suoi (sempre meno) compagni d'avventura, come il villain definitivo, quel che non capisco è  come si possa abboccare, questo nuovo arc, è stato rampa di lancio per iniziative speculative, che personalmente ho trovato imbarazzanti, sia per l'editore che le ha proposte, sia per il lettore che le ha acquistate, parlo della vagonata di Variant cover, cofanetti e quant'altro che hanno accompagnato l'arrivo dell'ennesimo psicotico, nella distorta società del mondo di The Walking Dead.
Tanto rumore, per un altrocattivo, iperviolento, sboccato in giacca di pelle e mazza da baseball avvolta nel filo spinato? Con tanto di nome femminile? Lucille? Come facevano i Marines di Full Metal Jacket? Ma che imbarazzo, ci si stupisce ancora del fatto che l'etichetta di fumetto d'autore si sposti sempre più, nel seriale, e nel prodotto blockbuster concepito per prestarsi a più usi?
The Walking Dead, ha sacrificato l'unica componente Weird, nelle sue pagine, i morti viventi, a vantaggio di un'ormai ripetitiva esibizione delle atrocità, tanto per citare gli Joy Division, che si riduce ad una monotona escalation di "idee", e le virgolette sono una provocazione, che rispecchiano uno stallo creativo, ed una evidente volontà, di prolungarsi per foraggiare gli introiti della serie TV.
A volte mi chiedo a cosa servano più i morti viventi in questo fumetto, e se Kirkman abbia mai scritto da qualche parte, uno sviluppo per quel plot.  Per l'infezione, le sue origini, i suoi sviluppi.
Ormai non distinguo più The Walking Dead, dal Punitore di Ennis, una struttura narrativa ridondante, con un  unica periodica variazione, i nomi dei cattivi ed il loro grado di cattiveria.
Davvero c'era bisognodi questo Negan? Davvero lo si vede in maniera diversa dal Governatore?
Davvero c'è differenza tra i due? In Salda Press vogliono davvero convincermi che massacrare uno con una mazza da baseball sotto gli occhi dei suoi amici, sia così differente dal decapitarlo di fronte allo stesso tipo di pubblico?
Siamo seri,  è ancora così appetibile The Walking Dead?


Io non direi affatto, anzi, non voletemene, ma in questi ultimi tempi è diventato di gran lunga l'appuntamento mensile più monotono, al quale continuo cocciutamente a presentarmi.
Un esercito di uomini spietati in un mondo senza regole che vivono da predoni, alle spalle di comunità meno forti.
Spoglialo di tutto il resto, ed ecco cosa ti ritrovi a guardare Negan e la sua bandas eli osservi con il giusto tipo di occhi.
Avete mai visto i sette samurai di Akira Kurosawa? Stessa cosa.
Ed il resto? Vedere quelle due pagine di massacro gratuito, cosa dovrebbe fare? Farti innamorare della serie? La disumanizzazione degli individui di fronte ad un olocausto, non dovrebbe essere un concetto già più volte affrontato? Non sarebb eora di evolversi ma veramente?
No, perchè, per esempio trovo molto più disturbante (ma efficace coinvolgente e comunicativo, proprio per la loro funzionalità rispetto ad una storia o ad una ipotetica morale) gli estremismi di Bret Easton Ellis in American Psycho e Glamorama, che questa interminabile e sfiancante sfilata di massacri.
Palahniuk senza ricorrere a morti viventi, - ridotti poi ad ingombrante tappezzeria putrescente- , ha comunicato molto più egregiamente l'alienazione di certe sfortunati classi del genere umano, o della società, nei suoi romanzi.
Trovo il famoso Patrick Bateman o il Signor Whittier di Cavie, characters molto più complessi e definiti, dei quali innamorarsi, piuttosto che l'ennesimo coglione a caccia di carne in scatola, con il lessico e l'atteggiamento dei cattivi in Mad Max.
Al signor Zed mi permetto di consigliare alcune letture prima di lasciarsi andare a sviolinate senza troppa logica, che tentano invano di rivestire d'interesse una serie ormai morta come i suoi grigi personaggi ciondolanti sullo sfondo.
Comparse mute in un dramma orfano di trama.
S'è capito che taglio anche The Walking Dead?
Quando leggo robe del genere, capisco la necessità del Bardo di un ritorno alla Golden Age con piccoli gioielli come Tom Strong.
Aspetto le vostre opinioni, salutatemi Rick ed il suo figlio sciroccato, sopravvissuto tra l'altro ad un proiettile in testa.
Baci ai pupi.

venerdì 24 ottobre 2014

Miracleman ed i suoi contemporanei

Chi non sta prendendo Miracleman, in edicola da otto mesi, è bene che sappia che si sta privando della migliore pubblicazione attualmente in circolazione.
Vi parlai abbondantemente di Miracleman, un pò di tempo fa, tentando di fare luce sulla sua leggenda e sulle sue origini, e sul motivo per cui, una pietra miliare come questa serie, fosse stata assente sugli scaffali delle fumetterie per tanti anni: http://fumettopenia.blogspot.it/2014/01/il-ritorno-di-miracleman.html.
Oggi alla fine del secondo libro, dopo otto meravigliosi numeri di pubblicazione italiana, sono qui per ribadire l'ovvio, ovvero che la serie di Moore, pubblicata per la prima volta su Warrior #01 nel 1982, che è stata inedita per tanti anni a causa di una lunga serie di battaglie legali, quindi per circa 32 anni, è veramente la madre del fumetto supereroistico moderno, il punto d'origine, l'alpha del decostruzionismo delle calzamaglie.
 L'esercizio stilistico di un autore nato grande, che col tempo è diventato gigante, segnando inevitabilmente la storia evolutiva del fumetto, con le orme delle sue inimitabili creazioni, che con ogni serie ha scavalcato a grandi passi i limiti imposti al media fumetto dall' incapacità e dall'inettitudine di gran parte dei suoi sedicenti colleghi.
Oggi non sono qui per ripetervi quello che vi ho già detto alcuni mesi fa, nell'altro articolo, sono qui per condividere con voi, alcuni passaggi tratti dall'ultimo numero, che segnano i lettori e che annunciano la visione di Moore del metaumano  assolutamente avveniristica ed innovativa.
Facciamo una pausa. 
E saliamo sulla macchina del tempo per recarci in quegli anni, e vediamo cosa leggevano i nostri antenati,  provando ad immaginare l'impatto che ebbe questa serie sui lettori inglesi prima, e su quelli americani poi.

Su Justice League of America #200, di Conway e Perez, i più rappresentativi eroi DC, si scatenavano in una lotta intestina pilotata dai malvagi Apellaxiani.
Sul #207 invece la Lega di Terra-1 e la Società della Giustizia di Terra-2, si scontrano per l'ennesima volta, con il temibile Sindacato del Crimine di Terra-3, nella periodica Crisis - stavolta On Earth Prime
Su New Teen Titans #21 di Wolfman e Perez, i titani dovevano tenere testa ai machiavellici piani di Fratello Sangue.
Su Spiderman #229, Roger Stern faceva scontrare l'arrampicamuri con il Fenomeno.
Marvel e DC concepivano un nuovo Team-up, facendo incontrare le galline dalle uova d'oro dei due colossi a  quel tempo, i New Teen Titans e gli X-Men, in una lunga storia scritta dal prolifico Claremont e disegnata dall'ottimo Walter Simonson, in cui Mutanti e giovani supereroi devono vedersela con le macchinazioni di Darkseid.
L'incredibile Hulk di Bill Mantlo e Sal Buscema, sul #271 di ritrovava al fianco di Rocket Racoon a vivere un avventura improbabile su Halfworld.
Gruenwald, Mantlo e Steven Grant, disegnati da un giovanissimo Romita Jr, trascinavano la Marvel, nella sacra rota del mega-evento con il primo numero di Contest of Champion.
Gli  Incredibili X-Men sul numero #153 (Claremont e Cockrum) vivevano l'incredibile avventura nel Califfato di Nhu Yorkh, sulla Terra-5311, uno spunto narrativo che lo stesso disegnatore riprenderà 4 anni dopo nella generosa miniserie Nightcrawler, scritta e disegnata appunto dal buon Dave.
Bob Layton, spediva Ercole nello spazio nella sua miniserie Hercules, che esiliato dal padre degli Dei, Zeus, vagava per gli immensi e i gelidi vuoti siderali accompagnato dal metodico Registratore (in originale Scansman), alla ricerca della latitante maturità che la sua condizione di Dio avrebbe dovuto comportare.
I Fantastici Quattro di J. Byrne, venivano arruolati in modo coatto dal Dottor Destino per la riconquista di Latveria, nella famosissima "This land is mine!" (Fantastic Four #247).
In casa DC, arrivava Firestorm l'uomo nucleare scritto da Conway e disegnato da un giovanissimo Pat Broderick.
Insomma escludendo l'innovativo Daredevil di Frank Miller, che con la sua arte stava rivoluzionando le geometrie delle tavole,  e che proprio in quell'anno nel numero #181, lasciava morire la Ninja Elektra accoltellata dallo spietato Bullseye, o l'innovativa miniserie di 12 numeri firmata da Mike W. Barr e Brian Bolland, Camelot 3000, uno dei primi fumetti ad esplorare il concetto di omosessualità, che sconcertò non pochi giovani lettori, come potete avere intuito, non c'era molto altro di rivoluzionario nel mondo del fumetto in mutandoni.
Il mondo dei comics di quell'anno pur vantando pubblicazioni destinate a diventare dei classici come gli X-Men di Claremont (in quei mesi di nuovo alle prese con una missione stellare stavolta contro la temibile Covata) o i Fantastici Quattro di Byrne, o ancora i freschissimi New Teen Titans di Wolfman e Perez era un mondo di avventure conformate, alcune belle, si ma nessuna in grado di scioccare veramente il lettore.
In questa potenza risiede il successo del Marvelman/Miracleman di Alan Moore. (Lo scrittore originale). La decostruzione del concetto di superessere che spadroneggiava nelle serie regolari, è assoluta ed indelebile, Moore riscrive le regole del fumetto supereroistico, introducendo gli elementi classici di questo genere in un contesto iperealista, regalando ai lettori di quegli anni una visione assolutamente originale del concetto di supereroe e superpotere. Inserito in un mondo realistico.
Nell'ultimo numero in uscita questo mese, questo processo  è assoluto, il divario dalla produzione di fumetti parallela è incolmabile, il modo in cui il superuomo è creato, è controllato, è temuto, è disarmante, e la ribellione di quest'ultimo, la lotta semplicemente impari tra Miracleman ed i servizi segreti britannici prima, e Gargunza ed i suoi lacchè dopo, è inconcepibile per il lettore di quell'epoca.
L'ultimo albo che chiude anche il secondo libro, è ancora più bello del primo, prendete la distruzione e la ricostruzione del concetto del superanimale, così in voga negli anni '50, in Miracleman è ridotto come il superuomo del resto ad arma, concepita e creata per scopi bellici,.
 L'albo ha una geometria paragonabile giusto a quella di un diamante, è diviso un due parti, con il centro della scena equamente distribuito tra l'uomo, Moran ed il Superuomo Miracleman.
Entrambi protagonisti di azioni inconcepibili per i vari Byrne, Shooter, Conway, Wolfman ecc. ecc.
Ma la rivoluzione non si ferma qui, la ricercata prosa delle sue sceneggiature, sono fuori scala anche nella produzione contemporanea di comics, le parole imprigionate nelle didascalie, sono potenti forti ed ipnotiche, Moore descrive magnificamente la fragilità di Micky Moran ed altrettanto magnificamente descrive l'aliena superiorità di Miracleman, l'epilogo della Sindrome del Re Rosso, con la risoluzione dello scontro tra Miracleman ed il suo creatore Gargunza, è l'ennesima grande prova di questo autore, che fa dei dettagli la sua arma di seduzione. Insomma per arginare questo fiume di parole che mi scorre in testa da quando ho chiuso l'albo, non posso fare altro che ribadire, semmai tra voi ci sia qualcuno ancora ignaro di questo immenso capolavoro, di recuperare tutti i numeri di Miracleman finora usciti, trovarsi un posto comodo e silenzioso e leggere un capitolo fondamentale dell' evoluzione del fumetto.
Baci ai pupi.

martedì 21 ottobre 2014

Loki Agente di Asgard

Torna E. Ribic dopo la parentesi di Ron Garney e del talentuoso Das Pastoras, per gli amici Julio Martinez Perez, con un nuovo story-arc, in cui il Dio del tuono ritorna al suo ruolo di protettore della terra, per difendere Midgard dai suoi nemici più temibili, gli umani.
Per Gli ultimi giorni di Midgard, Jason Aaron sembra ispirarsi all' Ultimate Thor di Mark Millar, il Dio del Tuono ecologista, in prima linea contro le multinazionali con poco rispetto dell'ambiente e della terra.
In casa Marvel, il nemico più idoneo da mettere di fronte all'asgardiano, in un contesto del genere è ovviamente la neo-rinata Roxxon. Da sempre polo industriale dalle discutibili iniziative, con le mani in pasta in molti affari non proprio legali.
Per quanto epico sia il buon Ribic nell'illustrare il dio del tuono, l' arc NOW sul quale nutrivo enormi aspettative -tanto che ero quasi deciso a recuperarla con la serie di cartonati previsti da dicembre- non mi ha esaltato più di tanto.
Premetto che sono a digiuno di Marvel (Now) da ormai parecchio tempo, ed il numero 17 di Thor Dio del
Tuono,  ha suscitato la mia curiosità solo per via del disegnatore. Eppure l'impostazione della storia non mi ha colpito come speravo, nel chiudere l'albo, da buon complottista, mi sono reso conto di ricordare solo le cose sgradevoli, e di non avere per nulla assimilato niente della trama.
Nemmeno due pagine e mi imbatto nel character di Phil Coulson, personaggio nato in seno all'universo cinematografico  Marvel-Disney, e trascinato a forza nella continuity della Marvel a fumetti, senza dimenticare i ruoli nel piccolo schermo, come la miniserie dedicata allo Shield, o i cartoni di Spiderman.
E' decisamente presto per dare un voto a questo nuovo arc, che mi par di capire, come quello iniziale (abbandonato al numero due per via dei comprimari), si dipani su due diversi piani temporali, il presente, ed un futuro molto remoto in cui Thor è il Re di un mondo arido. Al di là delle tavole di Ribic, incantevoli come sempre, l'unica cosa stuzzicante dell'albo è la svolta ecologista delle gesta del tonante, una "novità" credo portata sul mercato, come detto, già da Mark Millar nei suoi indimenticabilti The Ultimates illustrati da B. Hitch. Se la disney si percepisce nella storia di Thor, in Loki Agent of Asgard, vi prende letteralmente a pizze in faccia.
Il giovane Loki apparentemente redento di questa miniserie è un chiaro omaggio al personaggio cinematografico, mentre corre lungo la parete del palazzo dei vendicatori, il dio dell'inganno scompare quasi per intero, con l'esclusione del suo sorriso, un chiaro rimando a Tom Hiddleston, l'attore che presta il suo appariscente sorriso al personaggio di Loki in Avengers e le pellicole di Thor. Fosse solo quello, anche l'unica battuta di Hulk è presa dalla pellicola di Whedon.
Insomma l'intero primo numero di questo audace nuova serie è decisamente deludente, salvando alcune didascalie, l'impostazione dei dialoghi di Al Ewing, ha un non so chè di estremamente irritante, che ti fa sentire semplicemente fuori luogo con un fumetto del genere in mano.
Il target di queste letture è palesemente spostato verso menti più giovani.
I disegni di Garbett non meritano ne infamie ma nemmeno lodi, le tavole sono quelle che ti aspetteresti per un blockbuster, qualcosa che ti occupa dieci minuti della tuo tempo e che dimentichi per il resto della giornata, e per amor di dio, non mi parlate di sperimentazioni, perchè qui non si sperimenta un bel niente.
Morale, l'entusiamo per questo albo, ed il relativo recupero delle vecchie storie in cartonati, si è sciolto come
neve al sole, esattamente dopo 15 minuti aver comprato lo spillato panini, il tempo ch eci ho messo a leggerlo al bar seduto al tavolino sorseggiando un the al limone.
Invidio davvero tanto chi ancora riesce a godersi queste letture.
Escludendo Ribic, ho detestato praticamente tutto di questo mio ultimo acquisto, dalle storie alle pubblicità, presenti nella testata panini....davvero tra voi c'è chi compra animal variant o pelouche variant?
Non ci siamo proprio gente.
Scusa per i refusi, scappo al lavoro.
Baci ai pupi.

sabato 27 settembre 2014

La serie autunnale da tenere d'occhio: Manifest Destiny

E così alla fine mi sono ritrovato con due simpaticissime guide, (a proposito grazie Nick ed Igor) nella mia prima incursione nel milanese alla ricerca di una fumetteria che competesse con quelle che ho abbandonato, in quel di Roma.
La Supergulp di Milano, si presta bene alla sostituzione, e se la visita è accompagnata da un sano e genuino chiacchiericcio puramente e squisitamente nerd, l'appetibilità della gita di piacere aumenta di svariate unità.
E proprio tra gli scaffali della fumetteria che Nick mi ha fatto notare qualcosa che aveva già attirato la mia attenzione nell'ultima quarta di copertina di The Walking Dead.
Manifest Destiny, della sempre più invadente Skybound, sembra almeno a fine lettura di questo albo promozionale, un degno candidato alla squadra speciale di fumetti che mi terrà compagnia in questo primo, freddo inverno nordico. visto che ci si sta vedendo pochissime volte qui sul blog a causa del cambio di residenza approfitto di questa momentanea possibilità di scrivervi per dirvi che secondo fumettopenia, la stagione Autunno- inverno per i lettori di fumetti subirà un brusco attacco, so che ormai ne siete già a conoscenza, ma è il caso ricordare a quelli più distratti di me, casomai ce ne fossero, ma ne dubito, che con Romics e Lucca, ormai alle porte, arriveranno ad alleggerici il portafogli parecchie nuove iniziative, la sempre accessibile Lion riporta in fumetteria titoli di un importanza straordinaria ed imperdibile: Sandman Overture di N. Gaiman, Invisibles di Grant Morrison, Scalped di J. Aaron,  ed anche in casa Mondadori, mi dicono le novità saranno degne di attenzioni, il fantasy Wika di Thomas Day e Olivier Ledroit, Spygames di Jean-David Morvan e Jung- Gi Kim. 
 Insomma se avete un salvadanaio da qualche parte, è l caso di tirarlo fuori e prendere il martello perche i tempi sono maturi.
Torniamo all'oggetto del desiderio di questo pezzo, è chiaro che 20 pagine sono decisamente poche per farsi prendere la scimmia, ma è pur vero ce di questi tempi, trovare un fumetto che per venti pagine non ti fa venire voglia di lanciarlo dalla finestra, è già un grosso passo avanti.
Manifest Destiny del fortunato connubio Skubound-Salda Press è uno di questi. Il promo omaggio che ho letto giust ieri in treno al ritorno da Milano, mi ha piacevolmente colpito.
Chris Dingess (Being Human), viene dala tv, e si vede, la sua sceneggiatura funziona bene e cattura l'attenzione del lettore, la costruzione della tavola è ben concepita e lo scrittore dimastra di sapere cosa è lo story tellinge di conoscere i tempi per interrompere la narrazione con grandi tavole ad effetto. Sul lato visivo, Matthew Roberts (Disegni) e Owen Gieni (Colori), svolgono bene il loro compito. Il fumetto in sostanza si presenta come una serie horror, ambientata da qualche parte in Sud America, ai tempi  del terzo Presidente d'America Thomas Jefferson, mandante di una spedizione di uomini incaricati apparentemente di esplorare il continente al fine di espandere il territorio degli Stati Uniti


In realtà fin dalle prime pagine, Dingess ci fa intendere che la loro missione, è ben più che esplorativa, Jefferson sembra convinto che le lande sud del continente nascondano segreti ben più inquietanti e pericolosi, e questa spedizione, composta prevalentemente da uomini snza passato, dovrebbe rivelarsi poi al momento opportuno, un squadra di avanscoperta, con il fine aprire la strada all'esercito degli Stati Uniti.
Una trama decisamente acattivante che fa il verso a vari plot che gli appassionati hanno già sicuramente incontrato, personalmente, a me ha ricordato per grandi linee il taglio della sfortunata miniserie televisiva The River, ma la scelta di un ambientazione della storia come i primi anni del 1800 nella strema fonrtiera americana, densa di misteri e leggende, non fa che accrescere a mio parere l'appetibilità della serie.
Insomma come detto, 20 pagine sono poche per decidere se imbarcarsi nella lettura di una nuova serie, e quando c'è Kirkman di mezzo, il rischio è che le serie si trascinino, specie se vendono bene, ma per ora, ripeto, le prime impressioni sono tutte positive.
Salda venderà il primo TP contenente i primi sei albi della serie, che in america è tutt'ora in corso ed è arrivata all'undicesimo numero, a 15€, un prezzo che resta neòòa media del panorama italiano, per quel che concerne i TP di materiale inedito, per quel che mi riguarda l' action-horror Manifest Destiny, ha ampiamente passato il test d'ingresso in casa, ed appena torno a tiro di una fumetteria prenderò il primo TP, per vedere come evolve la storia. Per ora, vi saluto, torno in casa a dare una seconda mano di bianco, quelli dei mobili dovrebbero arrivare tra non molto!
Baci ai pupi.



giovedì 28 agosto 2014

Elementi di Nerd-Arredo



Gli intimi che seguono la bacheca facebook del blog sanno i particolari, sto cambiando città, abitudini, lavoro, ma quello che fino adesso è stato più faticoso è stato traslocare 15 anni di vita da una regione all’altra. Ma non è certo di questo che voglio parlare oggi. Siccome negli ultimi giorni non faccio altro che controllare le scatole o andare in centri d’arredo alla ricerca di nuovi mobili per la nostra nuova casa, oggi mi è venuta un’idea incredibilmente nerd per la parte di casa dedicata alla mia passione. E mi è venuta voglia di condividerla con voi.
Tra le mille scatole che ho ritrovato in cantina c’era anche quella dedicata alla mia fortunatamente morta passione per le Action Figure, avevo infatti dimenticato di aver comprato in passato l’intera serie dei modellini dedicati alla Gundam della Gig-Bandai ed oggi girovagando per i negozi dedicati all’arredo ed ai completamenti d’arredo, ho avuto questa idea geniale degna del più nerd tra gli home-designer.
Ho comprato una serie di quelle campane di vetro che i naturisti in passato usavano per conservare campioni di piantine, i seguaci del blog campani, potranno avere un idea di cosa sto parlando se con la memoria tornano alla via dei presepi di Napoli. Non è inusuale infatti da quelle parti imbattersi in porzioni di presepi conservate sotto una campana di vetro.
Insomma l’idea geniale è quella di abbellire le mie librerie (rigorosamente ikea) con queste campane con dentroi vari modelli di robot della serie nipponica Gundam. Di seguito vi lascio una serie di foto che vi daranno l’idea di cosa ho combinato, poi mi direte se è stata una buona o una pessima idea. A me piace, e se conosco i miei polli ci morirete dietro anche voi.
Per ora baci ai pupi, vediamo se la connessione abusiva di cui sto approfitandi mi consentira di parlarvi della nuova serie a fumetti Cosmo-Image.Fabian Gray.
Per ora baci ai pupi.





lunedì 4 agosto 2014

Gli Archivi del Fumetto. L' intervista ai curatori.



E torniamo a parlare di Golden Age, in passato, chi segue il blog sa che abbiamo affrontato questo argomento, in toni un pò polemici però, lo ammetto, stavolta lo facciamo con termini più pacati, grazie anche al prezioso aiuto del buon Danilo Panicali che ha buttato giù alcune domande per i curatori, Daniele Tomasi e Cesare Giombetti, di quella che -a mio modestissimo parere- è la miglior antologica italiana, per quel che concerne  i fumetti della cosiddetta Golden Age Americana. Curata nei minimi dettagli e costruita con innegabile gusto per quel che riguarda la scelta del materiale proposto.
Prima di cominciare un paio di Link sullopera, che è  giunta proprio in questi giorni al secondo volume :
  
questo è lindirizzo del sito delleditore, dal quale è possibile ordinare i volumi.


Questo è il link alla pagina Issuu delleditore dove è consultabile unanteprima del secondo volume, e dove è visionabile integralmente il primo numero, in cui cè un ricco apparato redazionale che spiega anche i certosini passaggi dei restauro delle tavole, perché questa è una cosa da far notare ai lettori interessati, il restauro delle pagine dei vecchi fumetti che trovate ne Gli Archivi del Fumetto, in Italia non ha rivali.
Credo di avervi detto tutto vi lascio alle domande di Danilo ed alle risposte di Daniele e Cesare.
Baci ai pupi.

1) Dietro a un progetto del genere ci deve essere una grande passione per il fumetto, quando avete deciso di trasformare questo amore in un lavoro?

CG: Io non l'ho mai deciso. Ho sempre lavorato in altri settori. A un certo punto della mia carriera però, dopo una laurea presa per passione e senza idea di voler lavorare nel campo dei fumetti o delle traduzioni, ho scritto alla Planeta DeAgostini per ringraziarli del fatto di aver portato la DC in Italia (erano gli albori, prima di capire quale sarebbe stato l’andazzo…) e buttando lì (non proponendomi ufficialmente, ma proprio buttando lì) la possibilità di una collaborazione. E accettarono. Da lì tutto ebbe inizio.

DT: Durante le scuole medie, credo. Ho sempre amato disegnare e ho sempre amato i fumetti. Quando avevo 10 anni iniziai a collezionarli, e durante la terza media decisi di iscrivermi al Liceo Artistico per imparare a disegnare, in generale, e a fare fumetti. Ricordo che il primo giorno al Liceo ci fecero riunire in uno stanzone, a noi iscritti delle prime classi, chiesero a uno a uno quale motivazione ci avesse spinti a iscriverci a quella scuola, e io dissi la mia. Su un centinaio di ragazzini solo tre, tra cui io, avevano un motivo mirato a studiare e imparare per fare un lavoro.

2) La domanda è d'obbligo, quali sono i criteri di scelta dei diversi personaggi?

CG: Disponibilità opere e gusti. Ma prima gusti...

DT: Innanzitutto dev'essere un personaggio o un ciclo di storie che amiamo, vuoi per il personaggio, vuoi per gli autori. Poi ci deve essere la possibilità di poter pubblicare l'intera opera, anche se in un lungo lasso di tempo.

3) Rileggendo ora queste storie emerge quella semplicità e se vuoi, quella ingenuità propria di un'epoca ormai lontana...ritenete queste opere fruibili solo da un pubblico di appassionati o pensate che possano attrarre anche le nuove leve?

CG: Per me è assolutamente nicchia. Senza se e senza ma. I giovani considerano antiche anche le cose di 20 anni prima (e forse anche 10... o 5...). Adesso si vedono comparire varie ristampe d'antan (Prince Valiant, Flash Gordon ecc.) per un'ultranicchia, ma non ultra quanto la nostra. Si tratta di cult e di opere apprezzate tempo fa in Italia e ricercate e non di personaggi semisconosciuti e storie più piatte rispetto a quelle di Foster o degli altri grandi maestri. Queste, secondo me, si rivolgono alla nicchia dell'ultranicchia.... Con questo non dico di non comprare, ci mancherebbe. Anzi. Non mi aspetto folle oceaniche, ma invito tutti a provare questo magico Mondo Dorato. Stiamo facendo un lavoro di recupero storico mastodontico. Sostenete questa band, dunque!

DT: In realtà i personaggi dentro la rivista sono vari. Ci sono dei supereroi con storie piuttosto lineari e semplici senza grandi caratterizzazioni, brevi storie sul mistero e il soprannaturale che giocano con l'animo di personaggi piuttosto ben caratterizzati, brevi storie umoristiche senza sofisticazioni. Sono godibili sia da chi le guarda come realizzazioni abbastanza sconosciute - per il lettore italiano – di molti anni fa, sia da chi le legge semplicemente come fumetti nuovi – almeno per lui – e quindi interessanti in quanto differenti dal solito.

4) Quali sono i progetti in cantiere e le principali novità?

CG: Insieme c'è ancora in sospeso “Continua...” che, chissà, magari continuerà (appunto…), “Archivi” e i volumi correlati. Tutto sempre con ritmi lentissimi dati dal fatto che sia io che Dan abbiamo il 120% del tempo già impegnato...

DT: Il progetto “Archivi” prevede la pubblicazione dei volumi di ogni personaggio presentato nella rivista che abbia avuto una serie. Alcuni, vista la quantità di materiale, saranno pubblicati pian piano in tanti volumi cronologici. Per quelli con bibliografie ridotte saranno invece sufficienti uno o due volumi. Dentro la rivista compariranno anche storie singole, per le quali non sono previste ristampe in volume. Questo, dal punto di vista del collezionista e dell'appassionato, rende i numeri della rivista stessa molto interessanti.
Per quanto riguarda questi mesi finali del 2014, si lavorerà sulla realizzazione del terzo numero, che chiuderà il ciclo di presentazione di questo gruppo di sei personaggi.
Nel 2015 la rivista cesserà - tornerà più avanti con la presentazione di altri personaggi e altre storie non ristampabili in volume - e le energie saranno concentrate sulla realizzazione dei volumi dedicati a Dr.Drew, Little Angel e Woman in Red – e forse anche Scarab.
Per il 2016 è previsto un volume dedicato a... qualcosa di cui è ancora presto parlare.
P.s.: “Continua...”, pur se a intervalli irregolari, continuerà sinché io sarò vivo.

5) E tu quale personaggio preferisci?

CG: Fighting Yank, senza dubbio, fra quelli che abbiamo pubblicato. Kitsch come piace a me!

DT: Quelli che ho scelto e curo io – Dr.Drew, Man in Black e Little Angel – li amo tutti allo stesso modo, senza preferenze. Tra quelli scelti da Cesare, direi Black Terror perché ha il costume più affascinante.










6) Quali sono state le principali difficoltà del progetto? Oltre naturalmente alla rimessa a nuovo delle tavole? reperibilità dei materiali, traduzioni...

CG: Reperibilità materiali, anche traduzione per certi arcaismi, ma, soprattutto, e infatti il grosso del lavoro e del merito va a Dan, il restauro, che, per quanto ne so, Dan pratica ai più alti livelli al mondo.

DT: Grazie, Cesare.
Per me la difficoltà nel restauro è stata iniziale, c'è voluto tanto studio e tante sperimentazioni che mi hanno portato a trovare un procedimento digitale che consente di recuperare bene i disegni e i colori. Adesso è una questione di precisione e di tempo, ci vuole manualità e pazienza nell'aggiustare tutti gli errori tipografici e le distrazioni di colorazione, come spiegato nel lungo articolo del primo numero della rivista.
La traduzione non è difficile, io tendo a essere letterale, e talora si trovano dei giochi di parole o dei riferimenti che si risolvono comunque con un po' di ricerca, e quando serve vengono spiegati nelle note della rivista.
La vera difficoltà è trovare materiale di qualità da elaborare. In Internet ci sono scansioni delle pagine che a volte sono ottime, a volte sono scarse, e a volte non ci sono proprio. Si cerca di sopperire comprando albi originali da scansionare a 1200 dpi, però spesso è difficile trovarli, e talora sono molto costosi anche quando sono in cattive condizioni di conservazione. Quelli economici li compro, e ogni tanto faccio una pazzia e compro anche roba ad alto prezzo ma difficile da trovare. Per esempio ho pagato quasi 200 euro un albo che contiene la prima storia di Man in Black, ma era proprio necessario – era introvabile - e comunque lo considero un piccolo investimento economico. È per questo motivo, per la difficoltà di trovare tutto, che i personaggi con bibliografia lunga, come Black Terror e Fighting Yank, avranno bisogno di molto tempo per vedere completata la loro edizione integrale in volumi. A meno di non trovare la collaborazione di qualche collezionista ben fornito che ci possa aiutare.

7) Un'opera del genere ha bisogno anche di un apparato redazionale adeguato, come reperite le informazioni per scriverli?

CG: Passo la palla a Dan. Per ora se n'è occupato lui.

DT: Io sono un collezionista e anche un appassionato di storia del Fumetto, per cui ho una discreta biblioteca di saggistica, e poi c'è quella grande e meravigliosa fonte di informazioni che è Internet.

8) Perché consiglieresti la lettura dei tuoi volumi?

CG: Per "completismo", per passione (se ti appassiona quello stile o quel periodo) o per “documentarismo” se hai un approccio storiografico.

DT: Per i motivi di scelta delle serie e dei personaggi: storie e disegni interessanti, affascinanti, di qualità.
Per il metodo scelto nella cura editoriale: ristampa integrale della bibliografia.
Per il metodo scelto nella cura grafica: stampa in grande formato di tavole restaurate per godere a pieno delle capacità artistiche dei disegnatori.

9) Vi facciamo i conti in tasca: esperienza in attivo o lottate per rientrare dei costi?

CG: Ripasso la palla a Dan, visto che la casa editrice è sua e spiegherà meglio intenti ecc. Dico solo che chiaramente si tratta di lavoro volontario fatto SOLO per passione e per gli appassionati.

DT: Ci era chiaro sin dall'inizio che i lettori sarebbero stati pochissimi, ma noi realizziamo questo progetto innanzitutto perché vogliamo che queste edizioni esistano, quindi per noi stessi. Per evitare di fallire si è quindi scelto: di stampare in digitale su tirature limitate; di stampare solo in funzione di abbonamenti e di prenotazioni, quindi con quantità di poco superiori al richiesto; di tenere dei prezzi che consentissero di non andare in rosso, anche senza guadagnare nulla, e di reinvestire quel poco che fosse stato in attivo nell'acquisto di albi originali; di eliminare le spese e i rischi legati alla distribuzione libraria rinunciandoci e vendendo solo su internet con pagamento diretto. Riguardo a quest'ultimo punto, non significa che un libro non possa andare in libreria, significa solo che il libraio lo deve ordinare direttamente alla casa editrice, essendo cosciente che il margine di guadagno sarà comunque ridottissimo, sia per la libreria che per la casa editrice.

10) Trattandosi di serie senza diritti, non avete paura che qualche colosso subodorando l'affare ve le sottragga?

CG: E come no... dovrebbero trovare qualcuno disposto e capace a fare lo stesso lavoro di restauro. Quello fa la differenza e non rende conveniente l'“affare”.... Dunque non credo proprio... Nel caso, ne avrebbero diritto. Si sottrae qualcosa che appartiene a qualcuno. Questo è pubblico dominio, ergo...

DT: Non credo che ci sia un rientro economico per una casa editrice normale, è qualcosa che prende tempo e energie senza assicurare le vendite, quindi qualcosa che possono fare solo dei pazzi appassionati come noi. Ma se volessero, potrebbero contattarci e troveremmo un modo per collaborare. Tenendo conto, però, che ci sono delle cose imprescindibili, per esempio la stampa in grande formato, cosa che le attuali case editrici non fanno per risparmiare. È imprescindibile perché uno dei nostri obiettivi, come detto, è fornire agli occhi del lettore la gioia di vedere bene la maestria nei disegni e nelle inchiostrazioni di grandi artisti del Fumetto.