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giovedì 22 agosto 2013

Happy, quando Morrison si veste di Ennis


Non lo so perché Happy sia uscito adesso, con metà delle fumetterie chiuse e l'altra metà vuote perché sono quasi tutti in vacanza.  Sarebbe dovuto uscire a metà dicembre Happy, perché è una storia natalizia, questa miniserie di Morrison è il media alternativo alle solite rivisitazioni del canto di natale, tipo SOS Fantasmi, con Bill Murray. È un modo diverso per celebrare il santo natale, una maniera abbastanza pulp. Proprio non lo so cosa ci faccia in fumetteria ad agosto. Una volta durante uno spettacolo di Luttazzi, appresi che far uscire un libro in agosto è un po' come ammazzare il libro stesso, ora è ridicolo pensare che la bao abbia voluto penalizzare, una licenza che ha pagato sicuramente cara, però che abbia sfruttato male le potenzialità di marketing di questo fumetto è indubbio. Però parliamo di un editore capace di accaparrarsi golosissime licenze e poi trattarle così. Con edizioni nelle quali traspare veramente poco la passione per la nona arte. Nonostante  i Moore i Morrison, gli Ottaviani ed i McKean, ti figuri un gruppo editoriale fortunato, con l'uomo giusto al momento giusto, che una volta proprietario delle licenze più appetibili, fa valere il diritto di monopolista verso questa o quella lettura, proponendole in edizioni scarne, che, parole loro, se vuoi te le compri, se no lasci perdere. Anche questo è indicativo, non ti dicono "te le leggi", ma "te le compri". 
Volumi in formato ridotto, stampati in Cina, orfani di qualsivoglia editoriale, e distribuiti senza cognizione di causa. E' come se 
Zemeckis tanti anni fa, avesse fatto uscire Polar Express il 4 luglio. Una fredda catena di montaggio, ecco cosa ti figuri quando escono i volumi così. Una guerra fredda tra editori, che quest'anno non si sono permessi una tregua nemmeno ad agosto, per non perdere terreno.
Panini, Lion, Bao, quest'anno non hanno lasciato respiro nemmeno ad agosto. Ecco perché Happy, una storia di natale è finita in edicola ad agosto. Per mantenere le posizioni. Mi sono già permesso una volta il lusso di lasciare che la mia antipatia verso un editore che stampa in Cina e vende a prezzi italiani, influenzasse il mio giudizio, ed è venuta fuori una recensione su Saga di Vaughn, in cui mi sono adoperato per trovargli mille difetti.
quando invece l'unico difetto che ha, è il licenziatario italiano. Non voglio ripetere lo stesso errore con Happy. Saga è molto godibile come prodotto, è l'edizione italiana che lascia a desiderare. 
Happy è uguale: 
È un Morrison inusuale quello di Happy. È hard-boiled, pulp, tarantiniano, Ennisico.
E chi ha studiato la nomenclatura dei composti chimici, conosce la differenza tra -ico e -oso
Sangue, violenza, parolacce, perversioni e proiettili, che si accompagnano  con un unico elemento magico e fantastico, che da alla miniserie quel giusto colore, un azzurro, che dalla prima apparizione aumenta la curiosità nella lettura, a vantaggio dell'appetibilità. Happy può risultare strano ma non è brutto. È la prova che questi inglesi sanno destreggiarsi veramente con tutto. Happy non ha nulla in comune con All star Superman, o con la Doom Patrol, nulla se non il fatto che ha la capacità di rapire il lettore tenendolo incollato al volume fino all'ultima pagina, in un unica sessione. Perché Happy lo apri e lo finisci. Su questo non ci sono dubbi. Non confondete le mie parole, non è l'ennesima Bibbia del fumetto Happy, ma è una divertente lettura. Il cui unico limite è la Bao, con i suoi bonsai cinesi venduti a caro prezzo.  Non voglio dirvi nulla sulla trama, voglio immaginare che in tutti questi mesi di attesa non vi siate spoilerati da soli su google il pezzo forte di questa miniserie, l'inusuale team up tra un detective in decadenza e...un cavallino parlante azzurro alato. 
Quindi per quel che concerne la trama non vi dico nulla. È persino troppo breve e veloce perché io vi rovini il resto della sorpresa, anzi un consiglio: non andate a fine volume a cercare uno straccio di editoriale, non c'è, e non soffermatevi a guardare la gallery-cover, potreste rovinarvi la lettura. Il signor Robertson, già esperto di anatomie umane martoriate ed esposte, (vedi The Boys) si presta benissimo nell'illustrare questa sanguinolenta caccia. Belle le tavole, funzionale ed accattivante lo storytelling, ed ottimi dialoghi. Con una edizione normale, una maggiore attenzione alla traduzione (ma mi rendo conto che i dialoghi sono ricchi di uno slang atroce in alcuni passaggi), ed un prezzo più onesto per un volume stampato nella paraculissima Cina, avrebbe meritato un otto. Invece si becca un sette, ma la lettura resta consigliata.
È una storia natalizia ma è uscita ad agosto per tenere testa alle nemiche Lion e Panini, o magari perché il Natale cinese cade proprio in questi giorni. Fossi in voi lo metterei nella wishlist, comprarlo, leggerlo in prestito o taccheggiarlo, dipende dalla vostra indole. Ma non credo sia roba da lasciar ammuffire nel dimenticatoio. 
Baci ai pupi. 

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