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mercoledì 11 novembre 2015

Crossed +100: l'apocalisse secondo Moore






Questo articolo è stato pubblicato su overnews magazine


 
Alan Moore ha sempre giocato con gli idiomi, questa attenzione (immancabilmente) critica  che il pubblico italiano ha rivolto alla miniserie Crossed +100, rispecchia tremendamente il grado di pigrizia a cui si sono arrivati i lettori della penisola.
Che io ricordi, Moore ha già giocato a fare Dio,  proponendo in passato storie con elaborate strutture di dialogo, in cui si divertiva a coniare nuovi termini e nuove lingue per la gioia dei traduttori.
Andando a memoria: Swamp Thing #32: Pog, (1985) -  in quell’episodio che di fatto è un toccante omaggio all’opera di Walt Kelly, Moore elaborò un nuovo linguaggio per gli alieni atterrati nella palude, ancor prima, su Warrior #9-10 (1983), nella storia che di fatto introduceva nell’universo di Miracleman i Warpsmith, Moore concepì di sana pianta un lessico per i giovani invasori del golfo, su 2000AD, nella bellissima Ballata di Halo Jones, seppur in forma minima c’è un’ intera griglia di nuovi termini. stessa storia per Skizz.
D’altrone il buon Moore ha sempre cercato di mettere i suoi fumetti  sotto una luce iper-realista, tanto a volte a riuscire ad infastidire i “lettori”.
Ricordiamo interi dialoghi lasciati non tradotti per espressa volontà dell’autore?
In Miracleman Libro Secondo, nella Lega degli straordinari Gentlemen Vol 1, i dialoghi in arabo e in mandarino, nel Vol  2 della stessa opera, addirittura a parlare senza che a noi lettori sia dato modo di capire nulla, sono dei marziani, Century, il dialogo tra Nemo e sua figlia, o ancora Nemo Le rose di Berlino, dove tutti  baloon in tedesco sono rimasti indecifrabili, per chi non mastica il crucco.
Anche nel suo romanzo La voce del fuoco, c’è una voluta sperimentazione sugli idiomi, ecco perché il vociare scettico intorno a Crossed +100 mi ha fatto sorridere.
O il lettore italiano ha poca memoria, o non conosce Moore, o come più probabile, è impigrito dalla dilagante mediocrità che affolla le edicole e gli scaffali delle fumetterie.
Parte della colpa la attribuisco comunque ai licenziatari di questo volume, in giro ne sento parlare pochissimo e male, una promozione del prodotto prossima allo zero, sembra che con alcuni titoli la Panini continui con gli errori già fatti con la Valiant, amesso e non concesso siano errori e non strategie, della serie “l’importante è che non le pubblichino gli altri”.
Fatto sta che è da qualche settimana è uscito il Crossed di Alan Moore, ed è proprio un piccolo gioiello.
Personalmente ho smesso di leggere Crossed dopo il secondo tomo, quello scritto in maniera orripilante da Lapham, annoiato a morte da queste letture tutte uguali.
Non che mi sia particolarmente dispiaciuto il primo, firmato da Ennis e Burrows, un fumetto apocalittico, dove il solito virus invece di renderti uno zombi cannibale, ti rende di fatto un insaziabile assassino seriale cannibale incline alle peggiori nefandezze, dal sodomizzare moncherini sangionolenti, al divorare i propri figli in culla.
Crossed lo avrei amato di più come volume unico, ma si sa la serializzazione è al contempo una necessità economica ed una pietra tombale sulla creatività, anche se ti chiami Alan Moore, che alla serialità delle cose non si è mai ne adeguato né piegato.
Il bardo con Crossed+100 ha fatto l’unica cosa che valeva la pena di fare per rivitalizzare il genere.
Non che poi, spostarsi 100 anni nel futuro sia questa grande genialata, sa di già visto, un romanzo di Justin Cronin, Il Passaggio, che ho letto qualche anno fa quando ero ancora capitolino, evolve proprio in questo senso, in seguito ad un incidente nella base del Progetto NOAH, un’istallazione dove venivano condotte ricerche su un virus trasmesso dai pipistrelli, e che rendeva gli essere umani degli insaziabili vampiri orribilmente mutati, l’umanità è vittima di un olocausto che trasforma la vita dei sopravvissuti in una continua lotta per vivere.

Quindi non è questo, né il coniare un nuovo linguaggio che dovrebbe fare urlare al capolavoro, al massimo quello che lascia entusiasti a fine lettura è la sensibilità unica dello scrittore inglese. Moore concepisce una sceneggiatura che non si sofferma sullo stereotipato orrore di un survival comics, al contrario gioca su una moltitudine di temi, senza trascurare la componente spaventevole che invoca chi compra questo genere di fumetti.


Crossed +100 come suggerisce il titolo, ma come anche vi hanno detto nei mille rumors che hanno preceduto questa miniserie, parla del futuro del mondo infettato ideato da Ennis, un secolo dopo l’esplosione del contagio, delle trasformazioni subite dalla società, e dei tentativi dell’uomo di recuperare il passato e ricostruire il viver civile.
Future la protagonista del fumetto è un’archivista., nel mondo utopico immaginato dal bardo, la funzione di recuperare informazioni storiche dal passato, è altrettanto importante come lo è recuperare viveri e materie prime. Un’ ipotesi affascinante e se non inedita, ancora non inflazionata.
Affascinante come le dichiarazioni di Moore in un' intervista in cui rivela cosa nasconde la scelta del nome Future.
Moore insomma continua imperterrito per la sua strada, dimostrando, semmai ce ne fosse bisogno, a tutti i simpatici troll da rete, di quelli che lo danno ormai per un autore in declino mentre leggono avidamente spazzatura seriale americana e non solo, che il suo metodo di lavoro è ancora certosino e francamente inimitabile, ed anche ad una cosa elementare come la scelta del nome di un character, è un passaggio studiato.
Future infatti è nata nel 2077, è solo un nome, ma getta basi solide sulla continuity di questa serie.
Il 2077 rappresenta il tempo in cui gli umani non infetti ricominceranno a ricostruire gli insediamenti, e far nascere nuovi esseri umani, “Future” ed “Hope”, futuro e speranza, saranno i nomi più usati, una sorta di buon auspicio per la razza umana.  


Queste sono le piccole differenze tra il bardo ed il resto del mondo, la sua minuziosa dedizione al media.
Andrade e Moore confezionano un prodotto altamente appetibile: le ampie inquadrature che l’illustatore brasiliano dissemina nella storia, che mostrano un mondo dove la natura si sta riprendendo i suoi spazi fanno da contraltare ai testi di Moore, come il diario di Future, una sorta di quiete che precede la tempesta.
E’ come ascoltare la Primavera di Vivaldi su una stazione radio che gracchia e non si riesce di sintonizzare, e la melodia è costantemente interrotta dai gutturali suoni del finale di Blind dei Korn., che invece poi ti esplode nel cervello improvvisamente nel capitolo 5.
Non posso spoilerare nulla, posso dire che questo Crossed, non ha nulla a che vedere con i due precedenti capitoli che ho letto io, la trama è costruita in maniera strepitosa, Moore a modo suo ci rende spettatori di un incredibile centenario, una trama che si risolve lentamente, insidiandosi nella routine di Future e nelle sue incursioni in un mondo in cui la natura è in rinascita, e dove apparentemente la piaga dei crociati sta scemando.

Non continuo dopo.

Devo decidermi di mettere il punto e chiudere, come Future chiude il suo diario, perché altrimenti vi rivelo mio malgrado qualche particolare della trama che potrebbe rovinarvi la sorpresa.
E’tutta colpa del bardo, quando si parla di lui, spenderei quintali e quintali di parole.
Va da se che nel mio piccolo, consiglio questo volume, Crossed +100 vale ogni centesimo del suo prezzo, è la classica ventata di aria fresca, l’ho letto in parallelo alla sedicente guerra di Kirkman su TWD, quell’accozzaglia di finti colpi di scena, parolacce e morti di personaggi di rilievo,che si è combattuta in questi mesi  tra Rick e Negan.

Inutile dire che per quante allucinanti teorie partorisca la rete su Kirkman, che secondo alcuni siti è il nuovo Moore, è lampante invece, che siamo su mondi diversi, da un lato c’è il fumetto mainstream ripetitivo, e dall’altro la pubblicazione autoriale. Riguardo l’edizione italiana, a Panini si possono muovere le solite critiche, il costo del volume e, come detto più su, la promozione dell’opera pari a zero, Panini da editore, sembra non aver alcun interesse nell’ampliare il bacino di lettori di questa collana, evidentemente confida nei soliti acquirenti, e nel passaparola in rete. Sembra anzi che faccia incetta di queste licenze “minori” per evitare che vengano prese da altri editori italiani, e perdere l’apparente monopolio dato dalle pubblicazioni Marvel.
Questa teoria altamente cospirazionista l’ho partorita da un po’ di tempo dopo aver visto con i miei occhi l’affondamento della linea Valiant, ed una serie di collane assolutamente non promosse ed affidate al caso.
La speranza è che la linea Avatar, che per lo più però edita roba tra l’appena sufficiente ed il molto mediocre, resti a galla. Nonostante gli sforzi inesistenti di Lupoi e co. di farla conoscere al pubblico. Per il resto a parte tremende gaffe nella traduzione non c’è molto altro da dire sull’edizione, per esempio “To Casper” che nella versione originale sta per “spaventare”, in italiano diventa “Fantasmare”, che non significa nulla. Una scelta che denota che chi ha tradotto, non ha inteso molto bene la volontà dello scrittore (originale).
Moore fin dalle prime rivelazioni, ha dichiarato che il suo Crossed+100 parla di un gruppo di uomini e donne con la volontà di ricostruire la società, una società estintasi nel secolo passato, e con essa il modo di parlare e comunicare, un modo ricostruito grazie anche agli sforzi degli archivisti, un mondo dove alcuni termini si sono persi nel tempo, come quello per descrivere lo spavento, Casperize, viene da Casper the Friendly Ghost, serie di cartoni animati del 1939, in cui lo spettro di un bambino, nonostante volesse giocare con le persone che incontrava, finiva per farle scappare via terrorizzate, soluzione perfettamente coerente con il certosino lavoro di Moore, tradurlo in Fanstasmare, solo perché Casper è un fantasma, va da se che riduce e svilisce il lavoro dell’autore.
Ma a parte queste cadute di stile tipicamente italiote, Crossed +100 resta una lettura imperdibile.
Direi che anche questo mese vi abbia detto tutto quello che c’era da dire.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Non resta che congedarmi.
Baci ai pupi.

3 commenti:

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  2. Ormai nel mainstream ho notato sempre la stessa procedura quando si tratta di recensire Alan Moore: si dà valore alle sue opere principali (V per vendetta, Watchmen) stranamente trascurando i suoi fumetti che non hanno avuto trasposizioni cinematografiche (The Swamp Thing, Promethea) e si trattano indistintamente tutte le sue opere più recenti come questo Crossed alla pari di opere "senili" e inferiori. La cosa bizzarra è che oggettivamente Moore continua a spingere avanti il fumetto, basterebbe solo confrontare l'ultimo volumetto di Nemo con la primissima storia della Lega, che è incredibilmente più ingenua...

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