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lunedì 10 settembre 2012

Il Batman di C. Nolan



(The Dark Knight rises, di Christopher Nolan, 2012)

Il terzo è ultimo capitolo dell'era Nolan dedicato al cavaliere oscuro è un film imperfetto per la perfetta chiusura del cerchio. Quasi un controsenso ma nelle mani di Nolan sembra riuscire qualsiasi gioco di prestigio. Chi ha già visto il film sa di cosa parlo, chi non l'ha fatto avrà quasi sicuramente letto commenti sparsi qua e là nella blogosfera riguardo le varie incongruenze presenti nel film.

Il compito è assolto, il ciclo è finito, il sipario è calato e io personalmente sono uscito dalla sala completamente appagato. Certo, come dicevamo prima, ci sono delle sbavature ma in fin dei conti a chi importa? Abbiamo assistito a quella che è la miglior interpretazione di Batman per il cinema (con buona pace anche del primo splendido Batman di Burton), un'emozione che ci consente di poter sorvolare su alcuni dettagli (insignificanti o meno che siano).

Uno spettacolo avvolgente per l'intera durata di una pellicola molto lunga, un film che cattura l'attenzione dello spettatore, un film dove Batman non è neanche protagonista assoluto, dove la scena gli viene rubata a turno dal suo alter ego Bruce Wayne (l'ormai inattaccabile Christian Bale) e dalla sua nemesi Bane (un grande Tom Hardy in grado di recitare in maniera convincente con a disposizione una percentuale minima di mimica facciale).  Un villain che scatena paure come pochi, il male e il caos incarnati, una presenza ingombrante e degna del suo avversario, almeno fin quasi alla fine del film dove  sarà protagonista di una di quelle piccole cadute di tono riscontrabili lungo le due ore e quarantacinque minuti del film. Fugati anche tutti i dubbi sulla scelta di Anne Hathaway nel ruolo di Selina Kyle, molti furono gli scettici riguardo questa scelta di casting eppure Nolan ha avuto ragione anche in questo caso (io non mi stancherei mai di guardarla questa Catwoman e anche qui con buona pace di Michelle Pfeiffer, ma questi son gusti personali). E poi cos'altro? Una Gotham City realistica e ferita come mai prima, lontana dalla sua controparte a fumetti ma dannatamente vicina alla No man's land batmaniana per solitudine e anarchia. A Gary Oldman non rimane che recarsi all'anagrafe e cambiare il suo nome in Jim Gordon. Sorpresa finale per l'ottimo Gordon Levitt nei panni dell'agente Blake, uno dei personaggi più interessanti introdotti in questo terzo capitolo, a completare il cast ancora gli ottimi Morgan Freeman e Michael Caine con l'ennesimo nuovo ingresso per Marion Cotillard (Miranda Tate).
 
E' in fondo la solita vecchia storia, la caduta, la sofferenza, la ricerca e il riscatto. La motivazione, il fine ultimo per cui affrontare le cose. Così, sbattuteci in faccia nella maniera più spettacolare e intelligente possibile. Siamo di fronte a un blockbuster, ma un blockbuster di Nolan non è un blockbuster qualsiasi e il regista l'aveva già dimostrato in passato (con Inception ad esempio). Non si poteva forse chiedere di più a questo capitolo finale (magari un po' di attenzione in più alla scelta delle voci italiane), monumentale e giustamente denso, una densità che non permette la perfezione ma consente riflessioni e divertimento allo stesso tempo e di questi tempi non è poco, per niente.

Non ho detto praticamente nulla della trama ma oramai ne hanno parlato tutti, è quasi superfluo. 

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